Because I’m happy
Clap along if you feel like a room without a roof
Because I’m happy
Clap along if you feel like happiness is the truth…
Nella stanza echeggiava a gran volume “happy” di Pharrell Williams e io cantavo e ballavo per tutta la stanza con una spazzola in mano come un’idiota; di certo a guardarmi così nessuno avrebbe detto che avessi 22 anni ma ammettiamolo: ero più che giustificata! Dovevo pensare a tutto, nei minimi particolari! Trucco, abito, capelli, accessori, intimo (non si sa mai) e mi sembrava di avere pochissimo tempo e come unica consolazione l’imminente arrivo di Jenny che sapendone MOLTO più di me avrebbe curato anche l’aspetto morale e sentimentale della serata con consigli su sguardo, atteggiamento, risata e confidenze concessibili al primo appuntamento anche se, personalmente, me lo sarei voluto mangiare dalla prima volta che l’ho visto. Il campanello suonò e mi precipitai ad aprire per poi abbracciare Jenny e trascinarla dentro casa (forse non ero mai stata così felice di vederla) <<ok, grazie a Dio sei arrivata. Abbiamo esattamente 4 ore per trasformare questo>> mi indicai da cima a piedi <<in qualcosa di più simile possibile a una gran gnoccona>> Jenny mi scrutò <<mmmh… si, è fattibile ma devi solo promettermi una cosa: devi fidarti di me>> oddio, che voleva dire? Che mi avrebbe rasato i capelli a 0? Che mi avrebbe fatto qualche esperimento improponibile? Che mi avrebbe fatta uscire mezza nuda? (conoscendola era la paura più grande) <<si. Va bene, mi fiderò però July mi raccomando, ti prego solo di…>> mi mise un dito sulla bocca <<partiamo male, sai? Su, fila a farti la doccia>> mi ordinò indicando il bagno. Dopo essermi lavata jenny mi asciugò i capelli e mi chiese cosa pensavo di mettere; le mostrai un abito color corallo a fantasia floreale, un mini abito monospalla con strass e il lungo vestito nero con lo spacco che prendemmo da coin durante la nostra ultima serata di shopping. Jenny prese la mia ultima proposta e lo osservò in silenzio; l’abito aveva lo scollo all’americana e sotto il seno aveva delle pietre color argento. Sul lato sinistro lo spacco. <<ago e filo>> mi disse Jenny tendendo la mano <<no Jenny, non fare cavolate>> cercai di replicare ma Jenny mi guardò in cagnesco e capii obbedendo. Dieci minuti dopo il mio abito aveva uno scollo dietro la schiena che finiva giusto prima del sedere, era senza dubbio bellissimo ma non mi ci vedevo con quello addosso. Lo provai e Jenny fece sparire ogni dubbio <<sei… sei meravigliosa!>> mi disse guardandomi a bocca aperta <<non lo so Jen, non sono convinta…>> risposi guardando il mio abito titubante <<adesso non ti farò guardare allo specchio, ad opera finita mi dirai>> disse raggiante Jenny come se stesse lavorando ad un vero e proprio capolavoro.
Erano le 20:45 quando Jenny mi lasciò guardare allo specchio e cavolo ero BELLISSIMA! I lunghi capelli neri scendevano lisci sulla schiena scoperta e il vestito cadeva morbido facendo trasparire le mie curve; lo spacco mostrava una parte della coscia e il sandalo gioiello era perfettamente abbinato alle pietre del vestito. I miei occhi sembravano profondi e sensuali con il gioco di ombre chiaro-scure e le lunghissime ciglia completavano il tutto; per le guance un’ombra di terra e sulle labbra rossetto rosso. Sembravo una diva del cinema! (modestie a parte) <<Jen, tu sei un genio!!>> abbracciai la mia amica sorridendo <<si, lo so, lo so! Adesso mi raccomando solo non essere sguaiata o imbarazzata; ridi alle sue battute ma non scompisciarti, sii sensuale e fai la signora! Il bacio ci sta tutto, decidi tu se andarci a letto, dipende anche dall’esito della serata, e se non paga lui per amor di Dio fallo sparire!>> si raccomandò Jenny <<ridi, sensuale, signora, sparire. Ok, ho assimilato… almeno spero… oddio Jen sono così emozionata! Saremo tipo Brad Pitt e Angelina Jolie! Me lo sento sarà tutto fantastico!>> sentivo la testa leggerissima e una morsa allo stomaco <<ne sono sicura, mi raccomando solo non farlo spaventare!>> spaventare? Che intendeva?? Suonò il campanello. <<no Jen, io non scendo! No, farei la figura dell’idiota, non sono pronta, lui è troppo bello e… no, rimaniamo qui. Ho deciso, basta.>> ecco cosa intendeva. <<smetti di fare la demente! Adesso sai cosa fai? Niente. Lo fai aspettare giù 10 minuti e poi scendi>> mi disse Jenny tenendomi per le spalle <<ok, si . dai July, ce la puoi fare! Basta stare tranquilla… ok. Io scendo, sono calma>> respirai profondamente. <<no Giuly, fallo aspettare!>> mi ripeté Jenny <<no. Il coraggio ce l’ho adesso e approfitto prima che mi passi! Ciao barbie e grazie, ti adoro>> le diedi un bacio e scesi. Avanti al portone c’era lui, camicia bianca con dettagli beige nell’interno del colletto e delle maniche, pantaloni e scarpe beige, di una bellezza disarmante! Mi aspettava fuori dalla sua Audi con lo sportello aperto <<consentimi di dire che sei bellissima>> mi baciò la mano e mi fece entrare in macchina chiudendomi lo sportello. <<dove andiamo?>> chiesi guardandolo mentre guidava <<non te lo dico, è una sorpresa>> mi sorrise. Dopo circa un quarto d’ora ci fermammo davanti a un ristorante con l’entrata in vetro e un gioco di luci rosse soffuse che incorniciava la scritta “Cipriani” posta al di sopra del locale. Entrammo nel ristorante che era pieno di gente, signore con grandi cappelli, settantenni accompagnati da prosperose ragazze bionde, uomini d’affari con le rispettive mogli; tutta gente di un certo calibro insomma… mi sentivo un pesce fuor d’acqua! <<spencer>> disse Jeff e ci fecero accomodare ad un tavolo con la tovaglia di velo rosso, al centro un vaso con fiori freschi e delle candele tutt’intorno. <<che mi dici, ti piace?>> mi chiese Jeff sorridendomi <<si, è bellissimo>> risposi toccandomi i capelli <<bè, dovevo pur trovare qualche locale alla tua altezza, che non sminuisse il tuo fascino>> mi sentivo le guance bollenti quindi mi limitai a guardare il menù, ma cazzo non andava bene così! Che razza di “preda” sarei se facessi la gatta morta tutta la sera e mi limitassi ad arrossire come una cretina per ogni suo sguardo?! No Jenny tu sei una donna e devi comportarti come tale, seducilo cazzo! <<i signori hanno scelto?>> ci chiese un cameriere che in mano al posto del solito blocchetto aveva un aggeggio elettronico <<per me un filetto in crosta di limone con salsa gourmet e riso venere. Tu cosa prendi?>> un che?? Oddio, la maggior parte del menù era arabo per me, e poi perché sul mio menù non c’erano i prezzi?? <<per me un entrecôte alla Robespierre>> ordinai scegliendo dal menù un nome che mi ispirasse <<i signori desiderano del vino?>> ci chiese il cameriere <<si, grazie vorrei provare la proposta della casa>> rispose Jeff, il cameriere versò un po’ di vino nel bicchiere di Jeff che lo ossigenò e lo assaggiò <<ottimo, prendiamo questo>> il cameriere fece un inchino e se ne andò <<allora, Giulieta, raccontami un po’ di te>> mi disse Jeff sporgendosi verso di me <<cosa c’è da dire? Sono una ventiduenne sud-americana, che dopo aver ottenuto il suo diploma in lingue ha deciso di lavorare come cameriera per racimolare i soldi e partire in quattr’e quattr’otto per l’Inghilterra, trovare un lavoro e una sistemazione e poi chissà forse anche l’amore. La vita è sempre piena di sorprese>> gli feci l’occhiolino. Lo vidi serrare gli occhi e mordersi il labbro inferiore. Arrivarono le nostre ordinazioni e iniziammo a mangiare <<e tu? Signor Spancer, se ti chiedessi di raccontarmi della tua vita cosa mi diresti?>> gli chiesi guardandolo negli occhi << ti direi che sono un ex surfista del New Jersey venuto a Londra in cerca di fortuna, ti direi di aver trovato molta fortuna qui, un lavoro più che redditizio, un grande appartamento e una splendida ragazza argentina incredibilmente affascinante che ha accettato di uscire a cena con me… ma questa è solo un’ipotesi, giusto?>> allungò la mano e la posò sulla mia accarezzandola; sentii un brivido percorrermi la schiena e un formicolio allo stomaco << giusto>> risposi con voce sensuale, lui si avvicinò verso le mie labbra ma io mi feci indietro. 100 punti! Dopo essermi scansata lo guardai negli occhi, che erano diventati più scuri, quasi grigi, carichi di desiderio e lo sentii deglutire <<i signori desiderano altro?>> ci chiese il cameriere, Jeff si schiarì la voce e mi chiese se volessi un amaro <<rum, grazie>> ordinò infine Jeff e poco dopo il cameriere ci portò due calici con l’alcolico e una specie di tagliere in legno a ghigliottina, con un blocco di cioccolato fondente. Che diavolo era? Vidi Jeff tagliare un pezzo di cioccolato e allungarlo verso di me che lo mangiai dalle sue dita <<chiedo il conto>> mi disse Jeff alzando la mano per chiamare il cameriere <<aspettami qui>> mi disse e si allontanò. Approfittai per darmi una controllata veloce allo specchietto da borsa e mettermi nuovamente il rossetto. Uscimmo dal ristorante e andammo alla macchina <<dove mi porti?>> gli chiesi guardandolo <<non te lo dico, stasera è una serata piena di sorprese>> accese la macchina e partimmo. Ci fermammo di fronte ad un enorme palazzo, cazzo sicuramente era casa sua <<seguimi>> mi disse aiutandomi a scendere dalla macchina, era davvero casa sua! Salimmo all’ottavo piano, lui mise una tessera in un dispositivo affianco alla porta ed entrammo; nell’appartamento dopo l’ingresso c’era subito il salone, un enorme salone con pavimento in marmo lucidissimo e le pareti tappezzate con carta da parati beige sporco, un divano a 4 piazze color crema e un enorme televisore a schermo piatto attaccato alla parete <<vieni con me>> mi prese la mano e mi portò sulla terrazza che era in legno, piena di piante rampicanti, con dei divani bianchi e due amache <<siediti qui>> mi fece sedere su un’amaca che dava sul panorama. Mi mancava il fiato, l’ illuminatissima London Eye spiccava maestosa e si riusciva anche a vedere il Big Ben, incorniciato dai numerosi palazzi; uno scenario da cartolina! Sentii Jeff dietro di me cingermi la vita con le braccia e il suo viso avvicinarsi a me, che profumo meraviglioso aveva. Girai il viso e lo trovai a due centimetri di distanza, troppo vicino per scansarmi, troppo vicino per scappare; lo guardai nei suoi lucenti occhi azzurri riuscendo a sentire il suo fiato, sempre più vicino, fino a toccare le mie labbra. Sentivo il suo sapore e le sue labbra morbide che si univano alle mie in un bacio dolce, delicato ma deciso. Lo volevo, lo desideravo con tutta me stessa, volevo che le sue mani mi accarezzassero ancora, volevo sentire il calore del suo corpo, volevo essere sua <<no.>> quella maledetta parola uscì dalla mia bocca senza che potessi controllarmi, la ragione vinse il sentimento <<come?>> sentivo il suo respiro affannato, mi guardava con le sopracciglia aggrottate <<Jeff, è solo la prima sera. Credimi, ti voglio ma non mi sembra il momento>> mi guardava in silenzio, di sicuro non era abituato ad un rifiuto e non sapeva come reagire <<bastava dirlo prima che eri una santarellina del cavolo!>> adesso non mi guardava più, stava in piedi affacciato alla veranda <<no! Bastava che TU dicessi prima che volevi solo una troietta con la quale divertirti per una sera, me ne sarei stata a casa!>> sentivo le lacrime salirmi <<no, non è questo! Non puoi spingerti fin qui e poi mollare tutto! Te ne rendi conto?>> vedevo rabbia e delusione nei suoi occhi. <<mi dispiace, devo andare>> gli dissi prendendo le mie cose per dirigermi verso la porta che idiota, volevo sparire, dimenticare tutto, fermare le lacrime e convincermi che fosse tutto un incubo!
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E fu amore.
RomanceJulieta Alamirez è un'intraprendente ventiduenne sud-americana che vive a Londra come receptionist in un lussuoso hotel. In una normale giornata di lavoro Julieta incontra Jeff, il tipico ragazzo bello, affascinante, talentuoso e facoltoso. con l'ai...