CAPITOLO 40 - ISAAC

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Prendo un profondo respiro una volta uscito di qui. L'aria profuma d'autunno e le foglie degli alberi variano da verdi a rosse, arancioni, gialle e poi marroni. Sono così leggere che basta un piccolo alone di vento per spezzarle dal loro ramo e farle cadere a mucchi per terra.
Matthew indossa gli occhiali da sole in una delle rare giornate in cui questo brilla nel cielo londinese. È appoggiato alla sua auto con le braccia incrociate al petto e sorride quando mi vede. Mi incammino verso di lui accennando un vago sorriso.

" Signorina... " mi deride.

Ho i capelli tremendamente lunghi, cresciuti troppo in questa cazzo di prigione dove sono stato recluso per ben undici mesi. Il marito di Molly è riuscito ad occuparsi del mio caso, ma al processo sono risultato comunque colpevole agli occhi della giuria, nonostante la testimonianza di alcune amiche di Molly che mi sono scopato. Il marito di lei mi ha fatto condannare a un anno, ma sono uscito quattro settimane prima per buona condotta. Dentro quel posto si sta di merda. Non lo auguro nemmeno al mio peggior nemico. Sono quasi tutti divisi in piccole gang, e a trenta o quarant'anni giocano a fare i bulletti. Non ho dato bado a nessuno di loro, e per tutta la mia permanenza là dentro non ho fiatato se non per lo stretto necessario, in modo da non cacciarmi nei guai.

" Sta zitto idiota! " mugolo accennando un sorriso e abbracciandolo. Non che sia la prima volta che ci vediamo, Matt è venuto circa una volta ogni due settimane a vedere come stavo, e il mio stato emotivo non è cambiato. Sto di merda senza di lei. Mi chiedo come farò ad andare avanti. Come tornerò a quella piccola normalità che avevo con lei. Forse non ci tornerò mai.

" Forza, ti porto a darti una cazzo di tagliata a quei capelli femminuccia. " ridacchia facendo il giro e salendo in auto. Alzo gli occhi al cielo e salgo anche io. Non ho molto da dirgli, a dire il vero non abbiamo parlato di molto nemmeno quando veniva a trovarmi.

" Lana dov'è? " chiedo. Non la vedo dalla sera che mi hanno arrestato. Matthew mi portava i suoi saluti quando veniva, ma è stato ben chiaro nel dirmi che non voleva che mettesse piede in un postaccio del genere, e lo capisco. Non avrei permesso nemmeno a Hope di venire.

" È a Manchester. " dice irrigidendosi.

" Avete litigato? " chiedo non capendo il motivo per il quale sia così rigido e quasi preoccupato.

" No, solo aiuta Alexa e Nathan col bambino. " spiega accennando un sorriso. Sta mentendo, lo capisco da come muove gli occhi nervosamente, ma lascio correre. Non voglio discutere con lui.

" È nato? " chiedo accennando un sorriso.

Finalmente qualcosa di bello in questa schifosa vita senza di lei. Odio i bambini, che sia chiaro, ma è ovvio che la loro nascita non faccia altro che portare uno spruzzo di gioia nelle persone, o almeno per qualcuno. Di certo non per me. Non sono il tipo di persona più adeguata per cambiare pannolini, preparare biberon e affrontare notti insonne, ma sono felice per Alex e Nate, perché so quanto ci tenessero ad avere una famiglia tutta loro, e perché così almeno qualcosa nelle loro vite andrà per il verso giusto.

" È un maschio, ha all'incirca tre mesi fatti da poco e gli hanno dato come primo nome il tuo. " ridacchia lui, rilassandosi visibilmente.

" Si chiama Isaac Benjamin. " aggiunge.

Sorrido passandomi una mano nei capelli. Allora Alex gli ha dato davvero il mio nome. Avrei voluto telefonarle in questi mesi, chiederle come stava e confortarla sul fatto che non debba sentirsi sola, che anche se sua sorella non c'è più avrebbe potuto contare su di me, ma poi ricordavo della bugia di quella stronza svitata di Becca. Chissà come deve essersi sentita.

" Ha gli occhi di entrambi e i lineamenti di Alex. " mi racconta mentre si concentra sulla strada.

Non dico nulla e mi perdo a guardare fuori dal finestrino la frenesia che sgorga nelle strade autunnali di Londra. Non ci mettiamo molto ad arrivare dal parrucchiere di Matt. Dice che è un ragazzo bravo e veloce e spero sia così. Il negozio è piccolo e vuoto. Un ragazzo che avrà all'incirca venticinque o trent'anni è seduto su una delle tante sedie nere in eco pelle a messaggiare col telefonino. Ecco cosa mi manca, un cellulare. Il mio è andato distrutto a casa di Lauren quando ho scoperto che Hope stava male.

Hope - Quando la speranza è tutto ciò che ci rimane. ( z.m. )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora