Hope - Quando la speranza è tutto ciò che ci rimane. ( z.m. )

CAPITOLO 41 - HOPE

" A cosa stai pensando? " domanda il dottor Harris. Nella stanza in cui per la seconda volta vuole parlare di me fa tremendamente caldo. Indosso dei jeans lunghi, neri e troppo attillati per il mio corpo ormai pelle e ossa, e una canotta che Matthew ha rubato qualche mese fa dall'armadio di Isaac per me. È nera, col marchio di Mtv colato in centro. Era tremendamente troppo lunga, mi sfiorava le ginocchia, è un po logora sul fondo, così l'ho tagliata. L'ho tagliata appena sotto il disegno stampato su essa e ora mi copre appena l'ombelico, però profuma di lui e non riesco a farne a meno. All'angolo del suo divanetto, dove questa vola sono seduta a gambe incrociate, con la schiena aderente al muro, c'è la famosa felpa grigia di Isaac, che però ormai ha svanito tutto il suo odore. Puzza solo di tabacco, e per merito mio.

" Penso che dovrei smetterla di pensare. " mormoro. Sono più di dieci minuti che ho gli occhi fissi sul suo pavimento e il vuoto in testa.

" Non è la soluzione giusta. " dice lui, mi innervosisce come continui a scrivere su quell'odioso bloc-notes. Scommetto che non fa altro che scrivere pazza su tutto il foglio. Sospiro rumorosamente. Sono più scontrosa del solito, ma sono in quei giorni quindi dovrei essere scusata per questo. Ho male alla schiena e spesso alcune fitte alla pancia. Che schifo.

" Si che lo è. Ho capito solo ora, dopo quasi un anno, che se mi fermo a pensare non andrò mai avanti. Dovrebbe saperlo meglio di me che la maggior parte delle persone trascorre il tempo pensando al passato o al futuro e si dimenticano di vivere il presente. Ed è quello che sta accadendo a me. " soffio e mi trattengo dal piangere. Questo per me è un enorme salto, perché vuol dire saltare uno scalino, e allontanarmi da Isaac definitivamente. Non sto dicendo che mi innamorerò di qualcun altro, perché proprio non lo farò. Ma non posso più soffrire così. Deve esserci un modo per accantonare lui momentaneamente, visto che non posso riaverlo fra le mie braccia.

" È un bel passo in avanti, ma non lo supererai, e lo sai. " mi smonta il dottore. Sento un cipiglio confuso nascere sul mio viso. Scherza? Non è pagato per incoraggiarmi che andrà tutto per il verso giusto?

" Sono più forte di quello che crede. " ribatto infastidita.

" Lo vedo dalle tue braccia. " dice serio, ma sembra quasi una sorta di squallida ironia.

" Hai pensato davvero di porre fine alla tua vita? " domanda e sposta il blocchetto sulla scrivania. Mi sta prendendo in giro? Annuisco convinta. Sapesse quante volte ciò pensato negli ultimi mesi.

" Anatomicamente parlando, avresti dovuto tagliare in verticale, se la tua idea era di andartene. Avresti lacerato un'arteria e nell'arco di pochi minuti saresti morta dissanguata. " dice avvicinandosi e segnando sul mio polso una linea col dito, o meglio, segnando il percorso che la lametta avrebbe dovuto tracciare davvero sulla mia pelle. Rabbrividisco mentre lui accenna un sorriso.

" Il fatto è che tu non vuoi morire. Vuoi attirare l'attenzione di qualcuno che possa capire che hai un problema. Stai cercando qualcuno che ti salvi, proprio come un anno fa stava facendo Isaac. " intuisce, e io comprendo che forse, nel suo malato modo di spiegarmi la cosa, ha ragione.

Da quando lui non c'è più mi sento sprofondare in un oceano di dolori e dispiaceri e nonostante ci siano mani pronte ad aiutarmi io cerco la sua, che non arriverà più, lasciandomi affogare. Il dottore scivola sulla sedia allontanandosi mentre si sistema i capelli. Una lacrima calda mi riga la guancia destra mentre ho gli occhi fissi sulle mie braccia. Fino al gomito sono solo un insieme di cicatrici bianche e tagli freschi che parlano da soli quando non riesco a parlare dei miei dolori io stessa.

" Vuoi smettere di soffrire? Devi dimenticare. È difficile, ma devi dimenticare Isaac e come ti ha fatto sentire. E puoi iniziare smettendola di indossare i suoi vestiti, conoscendo persone nuove... " continua pacato.