Mi rigirai nel letto una ventina di volte per cercare di trovare la posizione più comoda ma ogni volta che chiudevo gli occhi le immagini dei miei genitori nella bara mi affioravana la mente e cominciavo a piangere.
Molto spesso capitava che piangessi durante la notte, ormai avevo imparato a farlo silenziosamente. Nessuno si era mai accorto delle mie lacrime, nessuno si era mai accorto di quanto stessi soffrendo con la loro perdita. Avevo sempre pianto in silenzio, ma non so per quanto ancora riuscirò a farlo.

Mi rigirai per l'ennesima volta nel letto aggrovigliando le lenzuola.
Sprofondai la testa sul cuscino e mi lasciai sfuggire uno sbuffo. Sono stufa di questa vita. Perché non ho avuto una vita normale come tutti gli altri? Perché ho perso le persone più importati della mia vita? Perchè quelli che chiamavo parenti non mi hanno voluta con loro e mi hanno abbandonata?
Ho sempre ubbidito ai miei genitori, non sono mai stata una bambina ribelle e trasgressiva, ero l'orgoglio della mia famiglia.
Mia zia una volta mi disse che mi voleva un gran bene, che ero come una seconda figlia per lei, e che ci sarebbe stata sempre per me. Allora perché non ci è più stata da quando i miei genitori sono morti.
Mi dissero che non poteva adottarmi perché ero una cattiva bambina, che ero stata sempre irrispettosa nei suoi confronti e che non mi voleva perché io e suo figlio non andavamo d'accordo.
Cazzate. Ho sempre voluto bene a mia zia, come una seconda mamma, l'ho sempre rispettata e non mi sono mai azzardata a dire qualche cattiveria su di lei, inoltre, con suo figlio Riccardo eravamo in ottimi rapporti, era come un fratello che non ho mai avuto. Ma ora è cambiato tutto.
Non ho più nessuno, i miei zii hanno cambiato numero di telefono per non farsi contattare da me, cosa che ha fatto il resto della mia cosiddetta famiglia.
Come contatto sul cellulare ho solo il numero della casa famiglia e di qualche compagno conosciuto li, nessun'altro.

Tolsi il lenzuolo e silenziosamente uscì dalla camera facendo cigolare la porta.

Il lungo corridoio era deserto, solo il rumore delle onde che si ritiravano sulla sabbia era udibile dalle finestre aperte.

Ultima porta a sinistra alla fine del corridoio mi pare avesse detto Chiara riguardo a dove fosse il bagno.

Rabbrividì al contatto con le fredde piastrelle del pavimento ma continuai a camminare senza fermarmi.
Avevo perso la cognizione del tempo, non sapevo che ore fossero.
Sapevo solo che la festa doveva essere finita circa un ora e mezza fa.

Bottiglie di birra erano sparse sul pavimento ma non mi preoccupai di raccoglierle e mi limitai a schivarle.

Tutte le porte erano chiuse, tranne una.
Era quella in fondo al corridoio, veniva illuminata dal bagliore della luna che rifletteva sul legno della porta.
Era socchiusa e si poteva vedere lo spigolo del mobile vicino ad essa.

Entrai in bagno cercando di fare il meno rumore possibile e evitando di svegliare qualcuno.

Dopo essere uscita, quella porta continuava ad essere aperta, eppure da quello che riuscivo a vedere di soppiatto la camera era deserta.
Il letto sembrava perfetto, come se nessuno ci avesse mai messo piede.

Mi guardai intorno per vedere se c'era qualcuno e quando mi assicurai che il territorio era deserto entrai nella camera chiudendo la porta dietro di me.

Era sicuramente la camera di un ragazzo. Sulla mensola vicino alla scrivania erano riposti alcune coppe di calcio, mentre sulla scrivania c'erano alcuni libri, in ordine decrescente.
Mi avvicinai e presi il primo libro sulla sinistra: Harry Potter e i doni della morte.

Non era il mio genere di libro, preferivo i polpettoni rosa per ragazze.

Sulla parete c'erano attaccate delle fotografie di un signore e una signora con un bambino in braccio, che assomigliava tantissimo a Bryan. Cazzo. È la sua stanza.

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