La stanza è accogliente, il materasso non è ne troppo duro, ne troppo morbido. I colori delle pareti sono di un giallo opaco. La bajour illumina la stanza dove dovrò abitare per il resto della mia adolescenza, a meno che qualcuno non decida di prendermi in adozione. Ma ne dubito.
《Che gesto meraviglioso darle una casa》dice una donna con i capelli rosso fuoco alla tutrice della casa famiglia.
《Questi poveri ragazzi hanno tanto bisogno di un tetto》la tutrice lancia un'occhiata verso di me, che sono seduta al tavolo, dove mi è stato detto di rimanere per tutta la durata dell'ispezione.
《Si, ma sai, è molto dura》la donna sistema qualche stuzzichino sul tavolo, poi si dirige verso il frigorifero e afferra una caraffa di acqua minerale e la appoggia sul tavolo.
《È una bambina problematica》mi lancia di nuovo un'occhiata e si siede all'altezza dell'ispettice abbassando la voce.
《È sempre arrabbiata e l'altro giorno ha spaccato in mille pezzi un vaso perché non riusciva a trovare le sue scarpe. Comunque stiamo facendo del nostro meglio per raddrizzarla.》
Sempre arrabbiata. La gente non fa altro che ripetermelo. Mi dicono che sono sempre arrabbiata con il mondo intero e che è comprensibile considerando quello che ho passato, ma nessuno vuole avere niente a che fare con i miei problemi. Che probabilmente ho troppa rabbia dentro. Che sono rovinata. Instabile. Forse perfino pericolosa. Tutte cose che gli adulti non vorrebbero mai vedere in un ragazzino. Loro vorrebbero avere solo risate e spensieratezza, figli che li facciano sorridere e che li rendano felici. Io rappresento il lato oscuro dell'infanzia.
Non sarei così se i miei genitori fossero ancora con me. In fondo se sono morti è anche colpa mia. Dei miei fottuti capricci. Se non li avessi tormentati sul gioco che volevo che mi comprassero,ora forse, anzi sicuramente, sarebbero ancora vivi. Non dovevo permettergli di uscire alle undici di sera per comprarmi un gioco, solo per un mio sfizio. Non dovevo permettergli di accontentarmi. Dovevano lasciarmi piangere e non soddisfare la mia richiesta infantile. Non sarebbero morti. Era tutta colpa mia.
《E poi ha degli incubi terribili》continua. 《Si sveglia urlando tutte le notti e, qualche giorno fa ha pure bangnato il letto!》I suoi occhi si spostano sul mio orsacchiotto viola che stringo tra le braccia. 《È molto immatura e si porta in giro quell'orsacchiotto ovunque vada...davvero strana》
Questo orsacchiotto è tutto ciò che mi rimane del tempo in cui l'orrore non consumava la mia esistenza. Me lo regalarono i miei genitori al mio quinto compleanno. Esattamente una settimana prima dell'incidente. Ed è l'unico ricordo che mi rimane di loro prima che la casa venisse demolita con tutte le mie cose dentro. Solo una foto tutti e tre insieme insieme mi rimane. Quella e il mio orsacchiotto viola.
《Cara, potresti gentilmente andare a prendere altri snack al piano di sotto?》mi chiede la tutrice.
Annuisco e mi alzo, portando con me l'orsacchiotto. Sono contenta di potermi allontanare da quella stanza opprimente.
Le luci della cantina sono accese e scendo velocemente aprendo il mobile degli snack.
《Bene, bene, guarda chi si vede》dice una voce alle mie spalle. Melinda. La mia succube, maligna, antipatica e logorroica compagna di stanza. Accanto a lei sosta la sua bicicletta rosa, proprio come il suo vestito perfettamente stirato.
《È la piccola Ally con il suo stupido orsacchiotto》Fa lei ridendo maligna insieme alle sue amiche. 《Lo porta con se come se fosse un bambino》
Stringo l'orsacchiotto al petto cercando di ignorarla, perché è l'unica cosa che posso fare. Questa non è casa mia, loro non sono la mia famiglia e nessuno prenderá mai le mie difese. Melinda in questo edificio è considerata la "lider", quella che non si fa mai contraddire da nessuno, mentre io sono solo la piccola e indifesa orfanella, la sfigata. Sono completamente sola al mondo. È una cosa che ho capito molto presto negli ultimi mesi in cui sono qui, da quando mi sono rassegnata all'idea che sarò sempre sola, la mia vita è diventata leggermente più sopportabile.
Nel frattempo passo accanto a quei ragazzini ma Melinda si piazza di fronte a me.
《Potresti spostarti, per favore?》le chiedo gentilmente. Mi sposto da una parte per passarle accanto ma lei si sposta insieme a me allargando le braccia per bloccarmi.
《Fregata》sghignazza la ragazza e il suo comportamento è seguito da una risata generale del gruppo che nel frattempo aveva formato un cerchio attorno a me.
《Levati di mezzo》 dico a denti stretti.
《Se no cosa mi fai? Non mi faccio comandare da una sfigata come te》
Gli altri scoppiano a ridere e io devo ricorrere a tutta la mia buona forza di volontà per non schiaffeggiarla.
Mi sposto dall'altra parte ma lei mi blocca di nuovo e mi da un calcio sugli stinchi. Una fitta di dolore pulsante si diffonde in tutta la gamba, ma non voglio reagire per non darle soddisfazione, così resto calma.
《Non mi meraviglia che tu non abbia i genitori. Di sicuro non ti hanno voluta》 ridacchia Melinda. 《Ah no, aspetta, sono morti.... Anzi, probabilmente li hai uccisi tu con le tue stesse mani》
《Sta zitta》la avverto, sul punto di esplodere.
《Non dirmi di stare zitta, brutta racchia!》
Mi tira un calcio nello stomaco e cado a terra lanciando un urlo. Mi strappa l'orsacchiotto dalle mani e ridacchia divertita.
《Ma quanto è bello questo orsacchiotto! Magari è ancora più bello senza testa》detto questo, strappa la stoffa della testa e un mucchio di cotone cade a terra. Aveva staccato la sua testa di peluche che si era rotta. Proprio come una parte del mio cuore che mi teneva legata alle uniche persone a cui volevo bene.
Melinda continua a ridere mentre si allontana con tutti gli altri del suo gruppo, mentre io resto inerme seduta per terra con gli occhi spalancati cercando di non procurarmi un attacco di panico, che nessuno potrebbe fermare.
Mi avvicino lentamente al peluche che ormai non assomiglia nemmeno più più a quello, e con mani tremanti lo sollevo stringendolo al petto.
Piango. Perché in quel momento non ho la forza di reagire. Mi aveva portato via l'unico oggetto che mi legava ai miei genitori.

Mi alzai di scatto respirando a fatica dal mio....letto? Come ci ero finita li se non ricordavo neanche di essere entrata in casa? E soprattutto, chi è stato a portarmi in camera?

Sentii delle voci fuori dal corridoio e mi affacciai origliando.
C'era una signora che stava parlando con un sognore.

《Dai non è poi così male, almeno proviamo a tenerla per qualche settimana...poi se non saprà fare bene il suo lavoro la manderemo via. Sai benissimo che i soldi non sono un problema per noi amore》

《Okaaay, ma solo due settimane, domani la metteremo alla prova, poi vediamo come fare》Sapevo che io centravo qualcosa in questo discorso.

《Perfetto, ora Bryan l'ha portata nella camera della domestica, domani andrà nella camera degli ospiti》

《Ok, ora vado a mettere a letto le quattro pesti e poi vado a dormire, notte tesoro》

Si baciarono.

《Buonanotte cara》

Chiusi la porta e mi misi sotto le coperte addormentandomi, e mettendo per un istante da parte tutti i miei problemi. Ci avrei pensato domani.

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