Capita... anzi, capitano quei giorni in cui tutto sembra troppo pesante da affrontare. Quei giorni in cui la tua testa è un manicomio di pensieri che come lame vanno a trafiggere lentamente il tuo cuore. Giorni in cui piove e tu cerchi di metterti al riparo ma non ce la fai, e allora resti immobile, sperando che passi. Ma non passa, anzi, sembra che man mano che aspetti, la pioggia si faccia sempre più forte. Giorni in cui vorresti spegnerti per un po e invidi i robot perché loro hanno il tasto "off " mentre tu no. Giorni in cui ti rinchiudi nella musica e la alzi a tutto volume per non sentire il ticchettio fastidioso delle tue domande, ma alla fine, quando la spegni, a farti male è il silenzio assordante delle risposte. E intanto il tempo passa, ma non cambia mai niente.

Ed è proprio così che mi sentivo quella mattina di quel giorno. Non era un giorno qualunque. No, affatto. Era il giorno in cui la mia vita cambiò radicalmente. Il giorno in cui avrei voluto sparire dalla faccia della terra solo per evitare di versare delle lacrime amare. Perché si, piangere era una delle cose che odiavo fare, ti fa sembrare debole, però alla fine nessuno sa che quelle lacrime erano state accumulate nel corso del tempo. Nessuno sa che quando sorridevo, in realtà avrei voluto piangere. Ma non l'ho fatto. Solo per non dare la soddisfazione agli altri di vedermi crollare. E allora le tenevo per me, ma c'erano giorni in cui piangere era inevitabile. Come oggi.


Il suono fastidioso della sveglia mi fece aprire gli occhi ancora semichiusi. E subito il pensiero che quel giorno non sarei riuscita a mettere neanche un piede fuori dalla camera mi balenò nella mente.
Oggi era l'anniversario di morte dei miei genitori. Quel maledetto 23 agosto di quel maledettissimo anno 2009.

Decisi di rimettere la testa sotto il cuscino e dormire, ma il suono della porta che veniva sbattuta violentemente mi fece riaprire gli occhi. Non avevo idea di che ora fosse. Sapevo soltanto che era tardi. Ma non importava, chiunque esso fosse non mi avrebbe allontanata da questo letto.

《Allyson, che fai ancora a letto?》chiese quello che sembrava Bryan, con la voce rauca di prima mattina.

《Che c'è di male se voglio stare a letto? Tanto, come hai detto tu, i bambini stanno dalla nonna per questa settimana. Quindi oggi non lavoro. E ora vattene》dissi con gli occhi chiusi e la testa schiacciata sul cuscino. Non sentendo nessun rumore mi rilassai e tornai a concentrarmi, nel tentativo di riuscire a riaddormentarmi.

《Allyson! Puoi scendere un attimo?!》urlò Bryan dal piano inferiore. Sbuffai.

《Che vuoi Bryan, ti ho detto che voglio dormire!! Non rompere!》dissi e non sentendo nessun rumore ritornai a dormire.

Il prato sembra deserto, quindi decido di andarmene. Quando mi giro non posso credere ai miei occhi. Zac Efron è davanti a me, inginocchiato, con un mazzo di rose rosse in mano e uno smoking nero. Il suo sorriso va da un orecchio all'altro mentre la mia bocca continua ad essere spalancata. Poi lui tira fuori dalla tasca una scatoletta blu di velluto e la apre facendo comparire un bellissimo anello di diamanti incastonati. È bellissimo.

《Allyson miller, ti ho amata, ti amo e ti amerò per sempre. Questi ultimi mesi sono stati bellissimi insieme a te e ora non posso essere più felice di così, perché sono davanti alla donna che mi ha reso felice. Quindi ora qui, davanti a te, con il cuore in mano, un anello e un mazzo di rose rosse ti chiedo: ALLYSON!》

《Si, Zac?》

《ALLYSON!》

《Zac, vai avanti, cosa vuoi chiedermi?》dissi vedendo la sua sagoma dissolversi nell'aria.

《ZAC, DILLO! DI QELLO CHE VUOI DIRE》Urlai prima di vederlo sempre più lontano.

Aprì di colpo gli occhi ritrovadomi davanti la faccia divertita di Bryan.

《BRUTTO BABBANO, RAZZA DI IDIOTA, COME TI SEI PERMESSO DI SVEGLIARMI PROPRIO QUANDO ZAC MI STAVA CHIEDENDO DI SPOSARLO?!》Lui in risposta rise e io gli tirai un cuscino in faccia. E per un attimo dimenticai tutto, i miei genitori, il sangue, il cimitero, la morte. In quel momento c'eravamo solo io e lui. Anche se aveva interrotto un bel sogno mi aveva fatto spuntare un sorriso. Un sorriso vero, uno di quelli rari.

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