È assurdo

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Non posso credere a ciò che vedo. Mi sto confondendo per forza, tipo un'allucinazione. È tutto così maledettamente contorto.

C: James, ciao.

Esco da quella stanza prima di rompere tutto e cerco Sonia nella sala. Per fortuna la trovo seduta sul divano con la testa fra le mani. Starà male? O forse sta solo pensando...
Mi avvicino a lei e mi siedo al suo fianco, appoggiando la schiena al tessuto dietro di me e stendendo il braccio sullo schienale. Guardo il tavolino per qualche secondo, non sapendo cosa dire e dopo un po' la voce di Sonia spezza il silenzio della stanza.

S: E così hai-

J: Ti prego non parlare.

La mia voce interrompe la sua, essendo incapace di elaborare una sua qualsiasi informazione. Si appoggia allo schienale e lascia un sospiro.
Vorrei chiederle così tante cose, ma mi sembrano tutte inutili. Per quale motivo non mi hai mai detto di avere una sorella gemella; sai perché mi è salata addosso senza preavviso; eccetera eccetera. Forse una basterà, se detta con calma e senza urlare.

J: Come...diavolo...è possibile. No dico, non ti è mai venuto in mente di dirmi che hai una sorella? Gemella?

Faccio un respiro profondo per cercare di calmarmi, ma sento le mani iniziare a formicolare e il mio cervella riesce solo a pensare a un sacco da box da torturare. Sento i suoi occhi castani puntati su di me, ma non posso guardarla. Se fisso i suoi occhi tutta la mia rabbia, la mia voglia di sapere andrà in frantumi. E io voglio sapere.

S: So che avrei dovuto dirtelo e mi dispiace per questo.

J: Oh ti dispiace. Adesso ti dispiace. Fantastico...mi sento meglio.

So che forse sto esagerando e molto probabilmente la sto facendo arrabbiare, ma non ce la faccio più. Voglio solo la verità e magari comportandomi da coglione riuscirò ad averla.
Sposto gli occhi su di lei e posso notare confusione nei suoi occhi.

S: Te lo avrei detto, davvero, solo non ora. Il punto è che lei ha come un ossessione.

J: Ossessione? Per cosa?

S: Io direi "per chi".

Si volta a guardare il corridoio, come per controllare che non stia spiando la nostra conversazione. Quando i suoi occhi tornano su di me, più che paura o tristezza per sua sorella, c'è noia nella sua voce. Sembra quasi che abbia dovuto dire la stessa cosa centinaia e centinaia di volte.

S: Mh, per i ragazzi.

I suoi occhi non lasciano mai i miei, come per scrutare una mia reazione. Sinceramente non ci vedo niente di strano nella sua notizia. Cecilia è una ragazza, anche molto carina e ha 19 anni compiuti, credo che abbia tutto il diritto alla sua età di avere una mania per il sesso...mi ricorda qualcuno. Ah già, Alberico.

S: Niente commenti? Strano, di solito gli altri ragazzi sorridevano come dei coglioni e iniziavano a pensare a chissà cosa.

J: "Gli altri ragazzi"?

S: Sì, tutti quelli con cui è stata e non sapeva come toglierseli di torno.

Fatemi capire, Cecilia mandava sua sorella gemella a toglierle dai piedi dei ragazzi con gli ormoni alle stelle? Che sorellanza.

J: Non avevi paura che quei ragazzi ti facessero qualcosa?

Domanda stupida.

S: Forse all'inizio, ma mi pare di averti già dimostrato il mio lato difensivo.

Fa un mezzo sorriso e si alza dal divano. La seguo con gli occhi per poi alzarmi anch'io e dirigersi alla porta.

J: Certo, fin troppo bene. Ehm, torno al mio appartamento.

Stupida notte||Logan HendersonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora