Troppa confidenza

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Non saprei dire se questa ragazza è davvero diversa, ma sarebbe interessante scoprire che cosa facevano lei e Logan quando, ehm, stavano insieme. Giusto per farsi un'idea della differenza tra me e Jessica.
Il centro commerciale sta diventando oramai fin troppo noioso ed è stato abbastanza difficile camminare con due persone che si sono appena conosciute e già vanno d'amore e d'accordo. Sembrano più unite Jessica e Simona, di me e Simona. Non mi emoziona molto la cosa, ma almeno non si sono odiate, no?

S: Jess, ti va di venire a cena da noi? Possiamo guardarci in film o cose così.

Stai scherzando, vero? Lei a casa nostra con...me? No va beh, okay che è cambiata, ma non esageriamo dai.
I miei occhi si spostano veloci dalla mia amica a Jessica e senza rendermene conto, le parole escono da sole dalla mia bocca.

V: No! C...cavolo. Io non posso esserci stasera.

Mi giro verso la mia amica e cerco di risponderle con calma.

V: Devo andare da Logan, avevamo programmato già da un po' questa serata. Mi spiace...ragazze, ma fate pure voi, eh!

Loro due si guardano e sorridono leggermente. Suppongo che vada bene così. Deve andare bene così.
Per il resto del pomeriggio non fanno altro che mettersi d'accordo su che cosa fare questa sera.
Che cosa ho fatto io? Ho vissuto.

Un messaggio dal telefono di Jessica cattura l'attenzione di tutte e tre. Legge solo il mandante e questo mi incuriosisce.

V: Che fai? Non lo leggi?

Mi guarda per qualche secondo e poi risponde con un leggero sorriso.

J: No, non è importante.

Le sorrido, e che sorriso, per poi tornare a pensare al niente più assoluto.
Sarei potuta tornare a casa con la scusa del dovermi preparare per dopo, ma Simona si sarebbe offerta di "aiutarmi" e sarebbe dovuta venire anche l'altra. Oh, che vita.
Guardo l'ora sul telefono e noto che sono già le cinque di sera. Devo andare, subito, o non arriverò mai in tempo da Logan.

V: Fanciulle! Mi duole dirvi che dobbiamo tornare a casa.

S: Devi prepararti?

V: Esatto. Andiamo?

Era più un ordine che una domanda, ma rispondono comunque.

J: Hey, se volete posso portare io Simona a casa. Così tu hai tutto il tempo di prepararti con calma e Simo mi tiene compagnia.

Il suo braccio si incrocia a quello della mia amica e una sensazione di disgusto si forma nel vedere tutto questo.
Simona guarda lei e poi me, come per chiedermi senza parole di poter fermarsi. Mh, non sono tua madre...fai quello che vuoi.

V: Certo, non c'è problema. Allora a domani Simona e, ehm, ciao Jessica.

Mi salutano a loro volta e appena mi giro, un sospiro lascia la mia bocca. Questo è un colpo basso, ma nessuno potrà portarmi via la mia amica. Di sicuro Jessica è la prima di tutti i "nessuno" che esistono a questo mondo.
Salgo in macchina e le mie mani si ritrovano a stringere forte il volante, tanto che le nocche sono completamente bianche. Lascio la presa solo dopo aver respirato profondamente.

Okay. Adesso arrivo a casa, mi preparo e penso solo più al mio Logan.
Fantastico, mi ritrovo pure a pensare da sola per colpa di quella ragazza "diversa". Mannaggia.

Esco dal parcheggio e mi avvio sulla strada di casa. Il suono di un messaggio mi fa girare verso il telefono e lo prendo senza pensarci troppo. È Simona.

*Tutto okay? Jessica alla fine non è poi così male. Si vede che sta provando a cambiare.*

Potrà anche essere vero, ma non riesco ancora a fidarmi di lei.
Cerco di scrivere qualcosa, ma il clacson di una macchina mi fa alzare di scatto il volto e il mio telefono parte sui sedili posteriori. Giro il volante appena mi accorgo che stavo per finire nell'altra corsia. Il mio cuore batte a mille e la paura torna piano piano nel suo nascondiglio.
Me la sono vista brutta.
Niente telefono mentre guido.

Arrivo a casa tenendo gli occhi fissi sulla strada e appena scendo dalla macchina, una strana sensazione riempie il mio stomaco. Com'è possibile che abbia la nausea? Ho mangiato uno yogurt gelato e non stavo affatto male prima.

Aspetta, aspetta. È stata Jessica a portarmi la coppetta. Lo avrà avvelenato? Oh Dio.
Una fitta più forte mi porta a stringere lo stomaco con un braccio e tenermi alla macchina con l'altro.
Non va niente bene. Tutto questo non va affatto bene.
Cerco il telefono nelle tasche dei jeans, ma mi ricordo di averlo lasciato sui sedili posteriori dopo quel quasi incidente. Arrivo alla portiera con qualche piccola difficoltà, ma riesco ad aprirla a afferrare il cellulare. Compongo il numero di Simona, sperando risponda.

S: Vale?

V: Simo, io non mi sento tanto bene.

La testa inizia a girare e la vista si fa sempe più opaca.

S: Sei a casa?

V: S-sì...io.

S: Non lasciarti andare Vale. Sto arrivando. Capito?

La confusione assoluta circonda il mio cervello e i miei muscoli tanto dal non riuscire a parlare. Le palpebre si fanno pesanti proprio come la gravità in questo momento.

S: Vale, mi hai sentita?

Buio più totale.

S: Cazzo.

Mi abbandono ai sedili della macchina e il telefono cade di nuovo dalle mie mani. Respiro dopo respiro, mi sento sempre più debole.
Devo resistere, Simona sta arrivando, lo so. Ancora pochi...pochi minuti e...scusa Simo, non ce la faccio.

Spazio autrice
Ciao belle persone! Quanti di voi sono felici perché ho aggiornato?
Dai dai che vi voglio bene. Votate eh (se vi è piaciuto).
Me li lasciate 10 commenti su cosa ne pensate del capitolo? Si? Grazie, che cari.
Okay basta. Al prossimo capitolo...

Stupida notte||Logan HendersonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora