Levi (8)

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Anche quella mattina si era svegliato col piede sbagliato.
In meno di mezzo secondo aveva buttato all'aria mezzo bagno, cosa assolutamente assurda per un tipo ordinato come lui.
Forse quando si dice che il disordine esterno rispecchia un po' ciò che hai dentro è vero, lui era decisamente sconclusionato!
Si stava maledicendo da solo, aveva l'ansia, non riusciva a stare fermo e la doccia era durata un'eternità, consumando tanta di quell'acqua che si stava quasi mangiando le mani.
Alla faccia dello spreco!
Doveva pulire casa, si sentiva impazzire, tutto quel disordine lo snervava ancora di più.
Sembrava quasi si stesse auto flagellando, sporcava da solo e ripuliva.
Non aveva neppure voglia di andare in ufficio, doveva affrontare Erwin, litigare, chiarire, lavorare a contatto con lui...
Era stupido, ma probabilmente avrebbe evitato lo studio ancora per un po'.
«Meow»
La palla di pelo salì sul piano della cucina e salutò il padrone appena arrivato con l'intenzione di prepararsi un bel caffè.
Sarebbe andato sicuramente al bar, ma per com'era agitato poteva prendersi quanti più caffè possibili.
Si lo sapeva, si sarebbe ucciso il sistema nervoso, ma di certo in quello stato non poteva bersi un tea.
Snervante!
Era snervante anche se stesso in quel momento.
Sospirò.
Il micio continuava a lamentarsi cercando di richiamare la sua attenzione, dopotutto doveva mangiare anche lei povera bestia.
Automaticamente aprì un pensile e prese una scatoletta di carne prelibata e condita con un ottimo sugo da gourmet, andò a servirlo e gli fece una leggera carezza sul capo.
Trattava quel micio anche meglio di se stesso.
Ad un tratto entrambi girarono la testa verso la porta.
Un rumore alquanto familiare attirò la loro attenzione.
Il gatto guardò il padrone e lui guardò il gatto.
«Non guardarmi in quel modo!»
Il micio fece un'espressione quasi come a dire "ok, ma non dire che non te lo avevo detto" e tornò a mangiare beato.
Lui era pazzo a pensarlo, ma a volte pensava che i gatti fossero davvero inquietanti, leggenda narrava che dietro di loro si nascondessero veri e propri umani, forse era probabile.
Dopo quel lieve rumore si appoggiò con l'orecchio alla porta ma non sentì alcun suono provenire dall'altra parte, era però sicuro di aver sentito la porta di casa del vicino aprirsi, anche il gatto lo aveva sentito, era quindi tornato!
Quella settimana gli era sembrata davvero infinita ed Erwin era venuto a chiudere il quadro già perfetto, ora come ora la sola voglia che aveva era quella di sotterrarsi senza dover più sottostare a quel caos mentale e a quell'agitazione fisica.
Sospirò di nuovo avvilito e si sedette sul divano.
L'orologio sopra la TV ormai segnava le 11 quando finalmente sentì un segno di vita, un tonfo pesante, come qualcosa che cade e si infrange.
Decise di infilarsi subito una tuta e correre a vedere, senza neppure inventare una scusa, forse ci avrebbe pensato al momento, arruffò il pelo del gatto appallottolato sul divano e ormai infastidito e si chiuse la porta di casa dietro.
Suonò il campanello, poco dopo sentì un'altro rumore.
Stavolta era chiaramente un vetro rotto, cosa diavolo stava succedendo lì dentro?
Come al solito aspettò un po' prima di ritrovarsi il vicino di fronte ad aprirgli la porta, un po' sudato, affaticato e in mega soggezione, era arrossito leggermente prendendo l'orlo della maglia leggera e smanicata che portava per attorcigliarla e tirarla più giù possibile.
Solo allora si rese conto che in effetti era venuto ad aprirgli in mutande.
Fece finta di non farci caso per non innervosirlo ulteriormente e si avvicinò un po' cercando di non apparire minaccioso.
Se ci fosse riuscito voleva una medaglia.
«S-si?»
«Possiamo parlare moccioso?»
Spalancò gli occhi guardandolo spaventato e rimase incantato arrossendo all'inverosimile, quasi avrebbe voluto baciarlo ma si trattenne e decise di rimanere serio, non doveva fare stupidaggini, si doveva concentrare e risolvere quel tumulto e quell'imbarazzo che li stava distruggendo da giorni.
Scosse leggermente la testa «S-si certo!»
Si fece da parte per farlo passare e Levi corse contro la propria volontà verso il divano, si sedette e alla fine sparò la prima stronzata che gli passò per la testa «Sei arrivato da tanto?»
Ma che razza di domanda era? Sembrava uno stalker!
«No, da un paio d'ore più o meno» guardò altrove per non doverlo affrontare direttamente.
Il cervello gli suggerì il rumore di vetro che aveva sentito poco prima e allora approfittò per fare conversazione.
«Tutto bene? Ho sentito dei rumori strani» spiegò come se fosse stato il motivo della sua visita. Come se ci fosse stato bisogno di entrare e andarsi a sedere sul divano di casa sua e dirgli di parlare solo per dei rumori.
Tutto molto logico, certo.
Eren passò una mano sulla nuca grattandosi leggermente, quasi incerto, non sicuro di cosa rispondere.
«Io... ecco... ho rotto un po' di cose in cucina s-senza volere è che...»
Si alzò di scatto facendolo interrompere e si avvicinò di molto, tanto che vide il suo corpo inarcarsi un po' all'indietro, come a voler mettere un po' di distanza fra i loro corpi.
«Il solito imbranato... Dove sei stato moccioso» finì per sussurrargli quasi sulle labbra.
Se solo fosse stato qualche centimetro più alto non avrebbe dovuto faticare per raggiungerlo!
Perché poi lui era così alto!
Lo vide chiudere gli occhi e prendere un grosso respiro.
«Guardami!» disse convinto.
Non dovevano continuare in quel modo, dovevano sciogliersi, rompere il ghiaccio, conoscersi, altrimenti non sarebbero andati da nessuna parte.
I suoi occhi finalmente aperti andarono a completare la meraviglia che finalmente poteva ammirare di nuovo dopo tanto tempo, forse era esagerato persino per lui, ma quando vedeva quello sguardo dolce, gli occhi verdi brillanti e lucidi, le gote arrossate, le piccole lentiggini spruzzate qui e là, e la bocca ridotta ad una leggera linea rosa si sentiva quasi impazzire.
Avrebbe voluto guardarlo per ore ma il piccolo pensò bene di aprire bocca e rovinare l'atmosfera.
«Avevo bisogno di pensare» fu la sola cosa che disse prima di essere divorato dal bacio del suo vicino, sentiva la pelle bruciare e i polmoni chiedevano già ossigeno, la smania li prese alla sprovvista e finirono per lasciarsi coinvolgere in quella passione esplosa come una bomba ad orologeria.
Levi prese a succhiare e leccare quelle labbra carnose, calde e rosse come una mela, ma se possibile ancora più lucide e succose.
Si staccarono più volte solo per riprendere fiato, ma quasi non interessava a nessuno dei due, avevano solo urgenza di saggiarsi a vicenda, di scoprirsi e trovarsi.
Non erano bravi a parole e in quel momento non gli sarebbero neppure servite, niente meglio di quello che stavano facendo poteva spiegare ciò che entrambi sentivano uno per l'altro.
Eren stesso si sorprese di riuscire ad essere così disponibile, sentiva di poterlo fare, lo voleva fare e al diavolo l'imbarazzo che provava, il suo pessimo vicino lo stava baciando come se fosse stato da mangiare, sentiva chiaramente di essere desiderato come se fosse stato scritto da qualche parte e poteva quindi stare tranquillo, o forse stava dando una giustificazione a quello che lui in quel momento provava e sentiva ma non pensava di avere, non fino a quel punto almeno.
Sperava di non doversi staccare mai, non poteva pensare di dover interrompere una situazione così bella tanto quanto inverosimile, non voleva restare più col fantasma di due labbra ad alleggiargli sulle sue per intere settimane.
Sentì il suo busto circondato dal braccio forte di Levi e si rilassò ancora di più, o almeno ci riuscì solo fin quando non sentì la sua mano palpargli il sedere con forza, sembrava quasi volesse strapparglielo.
Levi si stava gustando quella palla come un glorioso trofeo, quasi non volesse più toccare altro nella vita, ma poteva fare di meglio, poteva goderselo tutto.
Si staccò dalle labbra dolcemente ed iniziò a coccolare con dolci baci prima il mento, poi la delicata pelle del collo fino ad arrivare alla spalla, mordendo e succhiando delicatamente.
Eren gemette silenziosamente e cominciò ad aggrapparsi con forza alla maglia che indossava Levi, aveva quasi il timore di non riuscire a reggersi, voleva abbandonarsi totalmente a quella dolce tortura ma era in piedi e doveva comandare alla gambe di tenerlo su.
«Non trattenerti, voglio sentire la tua voce»
Gli sussurrò all'orecchio prima di baciarglielo e percorrerlo lentamente con la lingua.

Levi (9)

Si staccarono senza fiato ma Levi ricominciò a baciare la sua pelle partendo dal mento e delineando il suo collo fino ad arrivare alla spalla, come se non lo avesse fatto poco prima, come se non ne avesse avuto a bastanza, mentre Eren geme quasi disperato nel suo orecchio ed aggrappandosi a lui gli stava facendo capire di star perdendo lentamente la testa.
Era assurdamente afrodisiaco ascoltare la voce di quel moccioso, un suono inebriante ed eccitante all'ennesima potenza, gli stavano partendo dei pensieri tutt altro che casti e difficilmente accantonabili. <<Moccioso, voglio sentire il mio nome>> disse guardandolo divertito, desideroso di sentire il suo nome sussurrato da quella voce alterata dal piacere.
Lo sentì invece tremare sotto le mani e ormai partito per la tangente inizio a scendere sul petto, a baciargli la pelle, stavolta puntando a qualcos'altro.
-L-levi!-
Sorrise contro i suoi capezzoli e continuò a succhiarglieli fino a quando non cominciò a lamentarsi -L-levi... non-non posso, più...-
Che guasta feste! In effetti stava tremando un po' troppo e in quello stato non sarebbe durato in piedi ancora per molto.
Lo lasciò controvoglia, ma con una mossa fulminea lo afferrò per i fianchi, lo caricò in spalla e fece per avviarsi nella zona notte.
<<Qual è la stanza?>>
<<U-ultima a sinistra>> balbettò Eren a testa in giù, stava cercando di riprendersi da quella situazione, si sentiva la testa leggera, i pensieri ovattati e la paura era un misto di euforia, gioia e preoccupazione.
Levi invece era diretto sicuro verso la stanza, non consapevole di ritrovarsi davanti ad una catastrofe universale!
-Tsk! Che macello questa stanza! L'ordine non è il tuo forte vedo>> primo punto a sfavore per il moccioso, si cominciava male. Lo mise giù delicatamente e inizio a mettere tutto a posto, come d'incanto momentaneamente sospeso da quello che stava accadendo. Era più forte di lui, non poteva sopportare una cosa simile, per non parlare del letto mezzo coperto da panni disordinati, ci doveva far cose in quello stato? No impossibile.
<<Levi io...>>
<<Sta zitto, ho fatto>> erano anche poche per sua fortuna e le avrebbe lasciate sulla poltrona nell'angolo, non era certo il momento di sistemarle nell'armadio.
Lo prese nuovamente per i fianchi e lo buttò sul letto con forza per poi stendersi su di lui con un movimento molto scorrevole.
Dal nuovo tumulto che sentiva aderire aveva sortito l'effetto sperato.
Peccato che lo vide in seria difficoltà, tanto da portarsi una mano sul volto, a coprire il nuovo calore che si era fatto largo in mezzo le guance, era assurdo come sembrasse un ragazzino alle prime armi!
-Oi moccioso, che hai?- sospira.
-Se è per quello, a me fa molto piacere- gli sussurrò all' orecchio.
Comprese che non sarebbe stato di molte parole, quindi riprese a stuzzicarlo sulla pelle, scendendo sempre più, passando per l'ombelico, fino ad arrivare alla zip.
Quando però mise la mano sulla protuberanza che spingeva i pantaloni, sentì chiaramente il suo corpo irrigidirsi e bloccarsi.
Sapeva di trovarsi in una situazione nuova, forse lui era anche abbastanza "piccolo" ed un'azione così veloce lo stava spaventando.
Un po' deluso tornò su a rassicurarlo <<Preferisci fermarci?>>
Eren arrossì per l'ennesima volta, girando la faccia incapace di guardarlo negli occhi -Non mi sento pronto, perdonami- uscì come un rantolo poco chiaro.
Sospirò calmandosi, lo lasciò steso lì e si posizionò accanto a lui abbracciandolo, aveva paura che se si fosse allontanato troppo avrebbe pensato male di lui, generando altre incomprensioni e dubbi fra di loro. Fece un respiro profondo e si meravigliò di percepire del... cioccolato?
Aveva notato di tanto in tanto che si "premiava" troppe volte con del cioccolato o delle caramelle, ma al punto di profumarne...
<<Levi>>
Interruppe i suoi pensieri al riguardo facendogli notare con un tremore nella voce che adesso era la sua di protuberanza a spingere un po' troppo contro il fianco del ragazzo.
<<Tch! Guarda che è colpa tua>> disse, mentre si scostava un po' per non metterlo a disagio.
<<S-scusa io...>>
<<Taci, ora dormi>>
Scusarsi di cosa? Dovevano parlare di parecchie cose, perché aveva il timore di non capire alcune cose di quel ragazzino, troppo impacciato, decisamente imbarazzato e impaurito.
Si strinse a lui, maledicendosi per l'altezza, sentendosi un bambino accoccolato fra le braccia di un gigante e con la testa poggiata sul petto presto si rese conto che proprio come un moccioso, Eren lo aveva già abbandonato, rifugiandosi nel mondo dei sogni, forse un po' provato da tutta quell'ansia degli ultimi giorni, perché respirava pesantemente e sembrava perso per sempre.
Sorrise.
Non respinse la tentazione di lasciargli piccoli e delicati baci su tutto il volto, pervaso da una strana gioia interiore che lo rendeva euforico ma altrettanto carico... di stanchezza.
Decise di lasciarsi andare al sonno anche lui, consapevole di dover riposare dopo quei giorni stressati ed inutilmente passati lontani.


Spazio bomboletta d'ossigeno!
Hhhhhhhhh! Aria!
*/////* mi sento Eren due.
Che kawaiiii ❤️ 😂
Al prossimo capitol.
Chu~💙!

Il mio primo amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora