Eren (4)

6.5K 476 77
                                    

Passata un' oretta, in cui decise di stare completamente zitto e aspettare, tutto sembrava andare bene.
La madre però continuava ad essere preoccupata.
«Mamma spero non ti dispiaccia, Kai ha fatto un dolce» sorrise la figlia mettendo in imbarazzo il nominato.
Sicuramente lo aveva fatto sotto richiesta di Mikasa, figurarsi se gli fregava qualcosa di quella litigiosa famiglia.
Alla fine però era meglio in quel modo, l'idea di avere un cognato* che magari si trovasse con suo padre lo rabbrividiva.
Fortunatamente parlava poco, diceva poco più di un sì o no e Mikasa diceva che fosse normale essendo timido e distaccato di carattere. Lo aveva rassicurato che però con lei era molto diverso.
Meglio così, non aveva molto voglia di ritrovarsi qualcuno di nuovo in famiglia, finché rimaneva distaccato ma non creava problemi a Mikasa per lui andava più che bene.
Certo si aspettava qualcuno con più carattere però meglio che non sia invadente.
«Sono già passati tre anni eh? Come vola il tempo, mi sento vecchio e rimbambito» intervenne per l'ennesima volta il padre.
«Neanche io posso crederci che siamo sposati già da tre anni. Comunque papà non sei rimbambito ma solo più sommerso di lavoro» sorrise e prese un bicchiere di vino.
«Forse perché a lavoro sono solo da troppo tempo» alluse volontariamente ad Eren guardandolo.
"Mamma ti prego dammi la forza di stare zitto" pregò con lo sguardo rivolto verso la madre.
Come se poi a vent'anni avesse potuto lavorare, purtroppo esisteva l'università da dover frequentare e la laurea per poter lavorare e l'esame per diventare avvocato per poter professare! Oltretutto stava facendo tutto solo per lui, poteva anche pazientare un po'!
"Calmati Eren, respira, schiena dritta, testa alta, occhi nel piatto. Punto."
«Sono felice che tu abbia trovato l'amore così presto mia cara, mentre...»
«Caro, cosa ne dici se apriamo la bottiglia che ha portato tuo figlio per il dolce?» lo interruppe la moglie che era rimasta stranamente in silenzio fino ad allora.
Guardò la madre sorpreso tanto quanto gli altri e non riuscì a capire. Bottiglia?
Lui non aveva portato nessuna bottiglia.
«Bottiglia?» chiese anche Mikasa.
«Si tuo fratello ha portato un vino bianco dolce che produce il nonno di Marco»
«Allora è un regalo di Marco» rincarrò la dose il padre non contento dell'interruzione a favore del figlio.
«Per Eren non per noi» sottolineò la moglie.
Sinceramente nessuno sembrava seguirli, avevano capito tutti che qualcosa non andasse, ma nessuno dei tre presenti ci stava capendo molto.
Sicuramente la madre voleva interromperlo a tutti i costi.
Finito di mangiare si spostarono quindi in salotto dove fu esposta e tagliata la torta di Kai e servito il presunto vino di Eren, mentre la madre si occupava di finire di sistemare in cucina, loro cominciarono a cacciare le foto del matrimonio e ricordare i momenti più belli, Eren in disparte faceva finta di ascoltarli ma in verità stava abusando di quel vino decisamente buono.
Ad un tratto, come chiamata dalle disperate preghiere del figlio, la madre comparve in salotto pronta ad unirsi a loro.
«Tesoro sai che mi ero dimenticato tante cose del loro matrimonio?»
La moglie sorrise semplicemente assecondando la sua strana nuova gioia.
Stranamente rimase ancora in silenzio ed Eren non voleva guastare l'atmosfera chiedendole se qualcosa non andasse, da sola gli sembrava impossibile parlarle.
Un po' si stava preoccupando.
«E nonni? Avete intenzione di farci diventare nonni?» esordì ancora più felice ed emozionato.
Peccato che con lui non sembrasse mai felice ed emozionato. Per tutto il tempo lo aveva volutamente escluso evitando di citarlo nei momenti del matrimonio di sua sorella.
Forse il vino cominciava a fare effetto, non controllava più le emozioni, la rabbia stava montando velocemente dentro di sé.
«Papà!» esclamò Mikasa imbarazzata.
«P-probabile, anzi, sicuramente ma ogni cosa a suo tempo»
«Saremo veloci, promesso» intervenne a sorpresa Kai lasciando di stucco anche Mikasa
«Non mi guardare così. Non voglio che mio figlio abbia un padre vecchio che non abbia più la forza di prendersi cura di lui, se devo farlo voglio spenderci tutte le energie che ho e posso farlo solo adesso che sono giovane»
Wow, non lo aveva mai sentito formulare più di una frase in così poco tempo, forse nemmeno una frase.
Mikasa lo baciò presa dall'emozione, tanto che per poco non si mise a piangere.
Gli stava venendo un conato.
Persino a lui che era tanto melenso delle volte.
Oltretutto si sentiva decisamente fuori luogo.
«Tu Eren, quando hai intenzione di sistemarti?»
Recepì quelle parole un po'come ovattate, come nei film quando stanno per rinvenire e sentono le voci molto lontane.
Forse si stava sentendo veramente male.
Partendo dal fatto che lo stava rimproverando, non domandando in che condizione si trovasse.
Ma poi quel termine "sistemarsi", esattamente cosa credeva che fosse, un soprammobile?
È così che definiva la figlia, sistemata?
Non si sono mica sposati per sostentamento o perché erano gli unici sulla faccia della terra.
«Caro» provò a fermarlo la madre.
«Quando troverò quella giusta»
Un campanello di allarme lo avvisò della scorrettezza della frase appena usata.
«Lo dici come se ne avessi cambiate a bizzeffe, non sei nemmeno mai stato fidanzato» continuò convinto col piede di guerra.
«E allora?» cercava di non darlo a vedere, ma cominciava ad agitarsi.
«Sto cominciando ad avere dubbi»
Per poco non svenne.
Aveva capito bene? Aveva appena insinuato ciò che credeva?
Aveva bisogno d'aria.
Okay in effetti aveva ragione era lui che stava mentendo, ma addirittura dirlo in quel modo... non era pronto per affrontarlo su quell'argomento e soprattutto non davanti a tutti tutti!
Doveva essere lui a parlarne al momento giusto, psicologicamente pronto ad affrontare la sua ora, senza la presenza di Mikasa e Kai.
Sinceramente non sentiva neanche tanto l'urgenza di parlarne perché non doveva di certo dare conto a lui di chi decideva di frequentare.
Deglutì cercando di restare impassibile senza dare a vedere la scossa che sembrava avergli attraversato il corpo «In che senso?»
«Sei sicuro di essere interessato alle ragazze Eren?»
Cominciò a pregare per il suo cuore affinché non smettesse di pompare, decise di sporgersi in avanti, appoggiare le braccia sulle ginocchia e prendere dei respiri profondi.
«Perché, se fosse il contrario che problema ci sarebbe» cercò di indagare sul pensiero del genitore.
La madre sembrava guardarlo dispiaciuta senza sapere cosa fare per aiutarlo in quella situazione di tensione ormai venutasi a creare.
Ad un tratto si rese conto che la sua domanda sarebbe già potuta risultare come una chiara risposta, ma cercò di rimanere tranquillo, se dimostrava di esserne indifferente poteva mentire quanto voleva.
«Hai avuto esperienze con uomini e non lo so?» colse invece la palla al balzo lui.
Le immagini di un certo vicino di sua conoscenza fecero largo nella sua mente alleggerita dall'alcool ingerito e si maledì mille volte di essere così stupido. Lo aveva appena baciato.
O santi numi, sarebbe impazzito prima di subito, non avrebbe sicuramente retto quell'affronto, stanco, brillo e impaurito!
«No» rispose.
«Perfetto, allora per il momento posso stare tranquillo»
E anche quella era una risposta ben chiara.
«Potrei anche mentirti, come puoi saperlo? Oltretutto quale sarebbe il problema se mi presentassi con un uomo?» cercò di insistere.
Perché lo stava facendo? Doveva fuggire da quella sfida non alimentarla!
«Perché, ci hai fatto un pensiero figliolo?»
Figliolo, che parola terribile.
Lo aveva sul serio chiamato figliolo? Cattivo, cattivissimo segno.
«Per sapere, devo preoccuparmi in tal caso?»
«Dovrei rassicurarti su qualcosa che non provi? È inutile non credi?»
Ok, avrebbe dovuto davvero finirla, aveva vinto su tutti i fronti, non c'era nient altro da dire, se avesse continuato sarebbe caduto nella sua rete e lo avrebbe mangiato vivo!
Ma non sapeva se dare la colpa al vino o all'immensa stupidità che gli apparteneva, sentiva di non potersi arrendere in quel momento.
«E tu non dovresti sviare le domande, padre, non è maleducazione?»
«Eren se hai qualcosa da dirci fallo e basta»
«Cosa dovrei dirti!» alzò di scatto la voce.
«Cosa pensi di essere!» si infervorò anche lui.
«Sicuramente non sono una bestia! Piuttosto non posso dirti cosa vuoi sentirti dire perché come hai detto tu non ho mai avuto esperienze!»
Forse mentire non era la cosa giusta ma effettivamente aveva baciato il suo vicino, poteva ritenerla un esperienza? Sicuramente era gay, lo sentiva ormai, lo aveva capito, ma non voleva discuterne in quel momento!
«Come diavolo è possibile che a vent'anni un ragazzo non ha mai provato attrazione per niente, soprattutto nell'età adolescenziale che gli ormoni giocano brutti scherzi. Non provi niente guardando una donna? Nemmeno curiosità? Per gli uomini è lo stesso? Cos è, ho un figlio angelo e non lo sapevo?- sbraitò.
Mikasa lo stava guardando dispiaciuta per quelle parole, la madre non sapeva assolutamente cosa fare e Kai aveva avuto la decenza di prendere il telefono in mano ed estraniarsi da loro, sperando si fosse tappato anche le orecchie!
«E se fossi asessuale? È una cosa normale sai»
«Ma andiamo! Non ci posso credere»
«E perché mai, potrebbe essere, ma poi sinceramente se pure avessi avuto un' esperienza papà, al di la del sesso dell'altra persona, dovrei venirlo a raccontare a te che non mi reputi nemmeno tuo figlio? Scusa, non credevo ti interessasse la mia esistenza» sbottò sentendosi finalmente sciolto.
Si stava decisamente lasciando andare e sicuramente l'alcool stava facendo la sua grossa parte, non avrebbe mai parlato così al padre.
«Allora non sei uno strano caso»
«Dannazione, ma mi stai ascoltando? Sto parlando di supposizioni, cose che tu dovresti conoscere molto bene!» urlò «Non evitare tutto quello che ti chiedo o dico, altrimenti se devo prendere esempio da te da domani evito anche di laurearmi!»
Oh cazzo, l'aveva detto.
Merda merda merda.
Stava pensando?
No, decisamente no, la lingua aveva avuto la meglio.
«Cosa?»
«Mi hai sentito!»
Probabilmente era la prima volta in vita sua che mancava di rispetto al padre in quel modo.
Solitamente subiva in silenzio anche le ingiustizie
Ormai era chiaro avesse ammesso la sua omosessualità, certo in un linguaggio criptato tutto loro, ma si era capito benissimo.
Era calato un silenzio surreale nella stanza, nessuno sapeva cosa dire, il padre semplicemente sembrava solo molto adirato e combattuto, probabilmente non sapeva se continuare ad urlargli addosso per l'affronto appena ricevuto o lasciarlo totalmente perdere.
«Me ne vado a casa» ruppe il silenzio.
Stava cominciando tremare, poteva solo significare che presto si sarebbe pentito amaramente di quel dibattito e probabilmente avrebbe pianto lacrime amare tutto il giorno.
Non poteva rimanere in quella casa.
«Bravo, scappa, così si comporta un vero uomo»
«Caro adesso basta» lo rimproverò finalmente la moglie.
«Io non sto scappando, me ne sto andando da questa casa perché ci sei tu! Perché non sopporto il fatto che ti servo solo per la tua stupida dinastia di avvocati! Perché non sopporto di non poter essere me stesso senza essere giudicato ogni momento propizio! Perché io odio il tuo lavoro ma sto studiando per farti felice! Perché non ho il coraggio di mandarti a quel paese e seguire un mio personale sogno! Perché ogni cosa che faccio non riesco minimamente a renderti fiero di me! E quindi me ne vado perché tanto a te non te ne frega un cazzo di me!»
Ormai stava piangendo eccome, non riusciva proprio a trattenersi e stava maledicendo con tutto se stesso quella debolezza.
«Stai sicuro che non lascerò quel fottuto studio appeso, ma non ti aspettare più di vedermi per i prossimi tre anni. E si papà, sono gay, ma tanto lo sapevi già no? Adesso questo frocio di merda che hai cresciuto, se ne va a fanculo!»

Spazio autrice! v('~'v)
Il nostro Eren si è sfogato un po'.
Suo padre è uno stronzo all'antica ma vi posso assicurare che infondo (ma molto infondo) vuole bene ad Eren anche più di Mikasa.

Chu~💙

Il mio primo amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora