Eren (34)

4.4K 360 29
                                    

-Levi?-
Mi guardo intorno cercandolo nella penombra... Ma scorgo solo Noir -Ei piccolina- l'accarezzo velocemente.
Mi rendo conto della luce piccola in cucina accesa e sorrido alla gattina allontanandomi velocemente.
Mi affaccio facendo il minimo rumore possibile, lo vedo concentrato su dei fogli con i suoi occhialetti da vista e la penna fra le labbra...
Ultimamente lo trovo sempre molto sexy.
Mi schiarisco la voce attirando la sua attenzione, appena si volta gli sorrido reprimendo una risata per il suo scatto, devo averlo spaventato -Lavori troppo-
-È così tardi?- si guarda intorno.
Ridacchio -Non dirmi che non ti eri accorto che fosse sera!- scherzo.
-No-
Mi avvicino poggiandogli un bacio fra i capelli e mi siedo di fianco a lui.
-Vedo che ti è andata bene-
Mi si apre un sorriso in volto che va da un orecchio ad un altro, mi alzo come una molla e inizio a frugare nella dispensa...
-Non ho nulla in casa... No! Eren li non...-
-E questo cos è?- alzo fra le dita una strana scatoletta.
Non era molto in vista ma è curiosa una scatolina così elegante nascosta fra dei pacchi di pasta.
Me la strappa via dalle mani e mi guarda truce -Evita di frugare nelle case altrui-
-Scusa, non l'ho mica aperta, puoi anche non rispondermi come fai sempre-
Sospira e sparisce in corridoio, sento una porta sbattere e vedo Noir salire sul piano della cucina per avvicinarsi alla mia mano rimasta sospesa.
-Meow!-
-Hai il padrone più strano che possa esistere, mi domando come tu non abbia ancora tentato la fuga-
In tutta risposta sembra sorridermi, passa vicino al mio petto più e più volte facendo le fusa.
La coccolo per qualche minuto, poi le lascio un bacio sul pelo e con un "scusa" la deposito nella sua cuccia in salotto.
Entro nella stanza da letto come un ladro, svestendomi velocemente mi infilo sotto le coperte per poi abbracciarlo subito dopo pregando che non mi uccida per le...
-Hai le mani fredde moccioso... e anche i piedi-
Sussurro un scusa allontanandomi di poco... ma poi si gira, prende le mie parti fredde con mani e piedi e mi guarda -Tutto bene?-
-Tu sarai anche caldo, ma dentro sei più freddo del polo sud!-
-Vuoi litigare?-
-No- stropiccio il naso -Intendo dire che da oggi ti voglio più sciolto-
Si acciglia e avvicina di più.
-E non in quel senso- specifico.
-Ho capito, ma adesso cosa centra? Io volevo sapere com è andata con tuo padre-
-Bene, penso che col tempo andrà sempre meglio, anche se non vorrei essere troppo ottimista-
-Mi fa piacere. Quindi io sono accettato?- scherza.
-Si, probabile che un giorno di questi ci ritroviamo invitati a pranzo per conoscerti-
Fa una smorfia di disappunto poi si sdraia sulla schiena e prende a fissare il soffitto. Lo sento sospirare più volte, fin quando...
-Mio padre è morto quando avevo cinque anni, mia madre quando ne avevo sette-
Penso di aver perso di colpo un anno di vita dopo questa confessione. Mi porto una mano al cuore e prendo un gran respiro, che però non mi giova, anzi mi fa sentire più pesante -Cosa...?-
-Quando anche mamma se ne andata sono finito in casa famiglia... in varie in realtà, ne ho passate di svariate. Ho studiato e continuato la mia vita da solo, niente amici dopo aver capito che dopo ogni tot di mesi dovevo abbandonarli, niente pretese visto che ero l'ultimo dei tanti, niente lacrime tanto nessuno le avrebbe asciugate, nessuna speranza poiché un bambino di otto anni è difficile che venga adottato, niente di niente. Ho solo studiato, mi sono diplomato e poi laureato in legge perché da bambino lo avevo promesso a mia madre. Prima che si ammalasse era un giudice e mi piaceva vederla con quella strana tunica nera, la rendeva ai miei occhi la creatura più potente e magica del mondo. Probabilmente fu per questo che finimmo col parlare del suo mondo. A sette anni cosa potevo comprendere? Mi disse solo che sarebbe stato bello se avesse potuto avermi accanto nel suo lavoro. Era una giovane madre, mi ha avuto a diciannove anni quando papà invece ne aveva ventuno. Prima che se ne andasse mi chiese di conservare il mio sorriso, la mia felicità, il mio essere per una persona futura speciale, mi avvisò che il mondo poteva essere crudele e mi chiese anche di scusarla per non poter vivere al mio fianco. Piansi per dieci giorni dalla sua morte, dopo di che chiusi tutto e rigai dritto come mi aveva chiesto ed ora sono l'uomo che conosci-
Si gira a guardarmi ma io ho fissi gli occhi al soffitto che non vedo più per colpa delle lacrime, il labbro non lo sento più tra i denti e la mia mano stringe convulsamente il lenzuolo dove Levi non può vederlo.
-Moccioso?-
Mi scappa un singhiozzo che copro prontamente con una mano ma a lui non scappa...
-Non devi piangere, è successo-
-Mi dispiace- singhiozzo.
-Non devi, è andata così e va bene-
-No, perché...- mi muoiono le parole in gola per il maledetto nodo che mi si forma, le lacrime ormai scendono senza controllo e il respiro non lo sento più nei polmoni.
-Ei moccioso- mi passa una mano nei capelli -Ora capisci perché al fiume ho cercato di intromettermi? Le discussioni sono stupide, goditi i tuoi genitori finché li avrai al tuo fianco- posa le labbra sulle mie delicatamente.
-Oh...- mi aggrappo forte al suo collo con entrambe le braccia sfogandomi del tutto.
La sua mano passa ritmicamente su e giu per tutta la schiena mentre l'altra mi massaggia i capelli lentamente e dolcemente...
Chi l'avrebbe mai detto che l' Ackerman di ghiaccio avesse avuto dei genitori un tempo? Che avesse avuto un infanzia felice stroncata così male?
Perché Eren solo adesso ci pensava veramente, aveva sempre parlato di Mikasa, la sua famiglia era comunque uscita fuori... e invece di Levi non ci aveva mai pensato, forse perché di un tipo così non andresti mai a pensare alla famiglia che trovi alle spalle, forse perché la sua freddezza ti impedisce di farti le famose domande che tutti si pongono quando conosci una persona.
Eppure possibile che fosse stato così egoista da non vedere altro che la sua famiglia?
-Io... non potevo... immaginare...-
-No, infatti...-
-Perdonami...-
-Per cosa?-
-Io... devo esserti sembrato uno stupido insensibile... non...-
Mi scosta quel tanto per fissare i suoi occhi in tempesta nei miei, assume un espressione dura e mi guarda fin quando anche io non porto la mia attenzione su di lui... con un po' di difficoltà.
-Non lo dire, probabilmente avrei odiato delle domande da parte tua, sono più contento ad avertene parlato io adesso-
Lo bacio, senza una ragione o motivo apparente, un bacio che non sa di niente in questo momento ma che ho tanto bisogno per sentirmi meglio.
Ha detto che ha chiuso tutto e seguito il consiglio della madre...
Mi chiedo se quella persona speciale possa tanto essere io... magari non ora, ma un giorno, col tempo.

Il mio primo amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora