Dopo un bel quarto d'ora di pugni alla porta a deciso di rincasare anche lui.
Ormai è pomeriggio inoltrato, ho finito di studiare e dovrei decidermi ad uscire visto che ho un incontro con Armin e altri amici. Il mio problema è proprio il vicino, non l'ho sentito uscire, dal suo appartamento non è sorto nemmeno un minimo rumore, neppure la televisione e ho paura che uscendo decida di fare proprio la stessa cosa.
Ho acceso da un po' il cellulare e sembra essersi disinteressato anche a quello, il display segna le 19:00 e lo sfondo mi fa quasi piangere.
Perché diavolo ho lui come sfondo? È bellissimo per carità, ma in questo momento mi sento solo male, non nego di aver di nuovo nutrito la mia paura ma dovrebbe mettersi nei miei panni, ha proprio reagito come non avrei voluto facesse dopo solo 12 ore passate dal nostro "momento".
Apro la porta di casa e lo vedo a terra che si stiracchia gli occhi e brontola qualche bestemmia. Faccio per richiudere la porta, ma la afferra poco prima che si richiuda e spinge con forza, si introduce velocemente e la chiude con uno schianto.
Mi guarda negli occhi e una scintilla li attraversa -Devo uscire- deglutisco.
-Non vai da nessuna parte- fa un passo in avanti.
-Ho da fare- ne fa un altro.
-Non credo proprio- avanza ancora.
Istintivamente ne faccio uno indietro -Ti prego Levi, per oggi lasciamo perdere- sbuffo più per disperazione che per noia.
-Almeno lasciami parlare-
Lo guardo meglio e noto un rossore forte alle guance, senza rifletterci mi ritrovo a toccargli la fronte -Levi, non ti è scesa la febbre- lo rimprovero.
-Dici? Allora prenditi cura di me-
-Si, stai ancora male- sorrido.
-Allora vieni da me e facciamo un bagno- mi bacia la gola.
-L'ultima volta nella vasca avevi un piranha- accenna un sorriso e mi guarda malizioso.
-Allora restiamo qui da te-
-Dovrei uscire- sospiro.
-E mi lasceresti qui solo con la febbre?-
È un secolo che non vedo i miei amici, tra lo studio e il lavoro ho sempre declinato le uscite di qualsiasi genere ed ora che ho la possibilità mi ritrovo con il ragazzo malato? Questa è sfiga!
-No-
-Ero arrabbiato Eren, ma volevo pranzare con te-
-È tutt'okay-
-Solo perché sto male-
-No, perché non mi importa se pranzi con me o no, mi irrita il fatto che scarichi la tua rabbia su di me, e io come uno stupido me la prendo come se fosse colpa mia-
Squilla il telefono e lo porto con me sul divano -Pronto?-
-EREN! Ma il telefono? Ti sto chiamando da oggi pomeriggio-
Sospiro per l'ennesima volta, ma oggi si sono messi tutti d'accordo? -Dimmi Mikasa-
-Non liquidarmi così, sembra che lo fai apposta, ogni volta che ti cerco non ci sei mai, se un giorno mi trovassi in difficoltà penso proprio di morire prima di avere aiuto da te-
-Scusa-
-Domenica vieni?-
Vedo Levi avvicinarsi e afferrarmi con i denti un lembo di pelle all'altezza della spalla -Dove?- sussulto a quel gesto.
-A casa, dopodomani è domenica ed è il pranzo di famiglia, te ne sei dimenticato vero?-
-S-si- mi mordo il labbro quando la sua bocca si posa sotto il mio orecchio sulla pelle delicata.
-Allora vieni?-
-Non cred- dannazione, se Levi non la smette potrei non riuscire più a parlare, la sua mano s'insinua sotto la mia camicia e accarezza il mio petto passando più volte su i due punti più sensibili.
-Eren?-
-Mikasa cosa vengo a fare?- fermo la mia voce, ma non riesco a fermare Levi.
-Potresti dirgli di Ackerman? Stavolta non porto con me Kei-
-Non sono pronto per affrontare papà- mi lamento, così riesco anche a mascherare un sospiro delle attenzioni del diretto interessato.
-Prima o poi dovrai dirglielo Eren, se lo scopre lui ti uccide direttamente-
-No ti sbagli, mi ucciderà in ogni c...aaso-
-Si può sapere che stai facendo?-
Cosa sta facendo LUI! Stringo le gambe intorno alla sua mano e lo fulmino con lo sguardo che è perso sulle mie labbra. Ci rinuncio, stasera sembra in vena di attenzioni -Non potrei richiamarti?-
-Vieni e basta-
-Non lo so, Ackerman ha la febbre-
Il nominato si alza a guardarmi interrogativo -E allora? È grande e vaccinato-
-Sei davvero carina sai? Grande o no, la febbre a 39 è forte per chiunque- gli stampo un veloce bacio.
-Cerca di venire allora, almeno la mamma la dovresti informare e poi papà... ha chiesto di te-
-Ci credo- rispondo sarcastico.
-Eren...-
-Lo so Mikasa ma a me interessano i fatti, non quello che dice, può dirti che mi vuole bene, che è fiero di me, ma se non me lo dimostra non me ne faccio nulla delle sue parole- detto questo stacco il telefono e faccio un sospiro liberatorio alle attenzioni di Levi -Non lo fare mai più- lo prego.
-Chi era?-
-Mia sorella-
-Che voleva- mi bacia il collo.
-Domenica devo andare dai miei-
-A fare?-
-Una volta al mese andiamo entrambi a trovarli, solo che l'ultimo mese io e mio padre abbiamo litigato più del solito e non voglio andarci-
-E io che centro?- scende sbottonandomi man mano la camicia.
Lo guardo interrogativo -Ho sentito il mio nome più volte detto da lei-
-Potremmo parlare senza che tu... Ahhhmi faccia...-
-Eccitare?- mi morde un fianco.
-Devo dire a mio padre di noi-
-Apri le gambe- ordina.
-Devi sapere che lui è uno molto all'antica, probabilmente mi farà fuori quando gli dirò che sto con un uomo!- accellero il discorso quando lui muove la mano nonostante la mia stretta.
-E se venissi con te?-
Le mie gambe si sciolgono come per magia e il mio stupore e terrore è massimo -Ohh, no, no, no, no! Sarebbe una, cata...stro-fe- la sua mano si muove su e giu provocandomi un piacere potente e pulsante.
-Levi, basta-
-Perché? Sei eccitato, permettimi di soddisfarti-
-No!-
-Su, lo so che mi vuoi Eren, e io voglio te, voglio sentire le tue pareti che si stringono contro la mia erezione, voglio sentirti gemere il mio nome, voglio vedere come ti si blocca il respiro ad ogni mia spinta, fammi vedere quanto ti piace essere preso da me!-
Ma che cazzo... -È la... Febbre a parlare?- deglutisco.
-Diciamo che mi aiuta ad esternare quello che di solito non direi nemmeno sotto tortura-
-Buono a sapersi, mi potresti dire perché eri incazzato stamattina?- gli blocco il polso e sospiro, finalmente libero da quella tortura. Il problema ora è che ho bisogno di soddisfarla quella tortura!
-Lavoro- mi guarda negli occhi e vedo un cambio repentino, dal ghiaccio alla tempesta -Nulla di importante- scherzo e gli stampo un altro bacio.
-Moccioso?-
-Mh?-
-Se facciamo in fretta ti lascio uscire-
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Il mio primo amore
Romance!!!In revisione!!! Attenzione, questa è una storia d'amore fra due uomini, quindi a chi da fastidio per favore cambi libro. Eren è un ragazzo di vent'anni che da un anno è andato via di casa. È al secondo anno della facoltà di legge e lavora nel bar...