Levi (21)

4.9K 328 23
                                        

Levi sgranò gli occhi, fissando incredulo il ragazzo davanti a sé.
Gli aveva appena stampato un bacio sul naso? Sul serio?
Strinse lo sguardo. «Moccioso, ti senti bene?» domandò diffidente.
Aveva la vista sfocata, tutto intorno sembrava avvolto da una nebbia opprimente.
Eren, dal canto suo, sembrava impacciato. Si grattò il naso, cercando di nascondere il volto arrossato. «Benissimo, perché?»
Levi lo studiò per un attimo. «Sembri troppo sicuro di te,» osservò con un velo di sospetto.
Eren evitò il suo sguardo, visibilmente a disagio. «N-no, se va bene, resto qui con te,» mormorò.
Levi sbuffò, cercando di mettersi in una posizione più comoda. Si sentiva pesante, come uno scoglio in balia della tempesta, un masso vuoto e immobile. La febbre gli stava giocando brutti scherzi, persino la vista gli faceva le bizze. Sentì le mani di Eren posarsi sulle sue spalle, il tocco gentile e attento, quasi temesse di romperlo.
Era caldo, lui invece... freddo. Quella differenza di temperatura gli fece venire voglia di stringersi ancora di più a lui. Per un attimo pensò che non sarebbe poi stato così male essere malato, se significava poterlo avere vicino.
No, questa è la febbre che parla, non io, si disse, scacciando via il pensiero.
«Non hai da studiare?» domandò con una punta di sarcasmo.
«Per oggi va bene così» rispose Eren con un sorriso.
Levi alzò un sopracciglio. «Sì, e domani sparisci di nuovo» mormorò quasi senza rendersene conto.
Eren lo fissò sorpreso. «Te la sei presa?»
Levi si morse l'interno della guancia. Dannazione, che stava dicendo?
«Ovvio che no!» rispose in fretta, cercando di apparire indifferente. Ma sapeva che non stava riuscendo nel suo intento. Cinque giorni senza vedersi e gli dispiaceva? Era patetico. E se fosse dovuto stare lontano per un mese? Cosa avrebbe fatto allora?
Eren abbassò lo sguardo, poi, con voce incerta, mormorò: «Beh, in ogni caso perdonami, non volevo trascurarti. Oltre allo studio... è successo un casino con la famiglia di Armin, aveva bisogno di me.»
Levi si passò una mano sulla fronte madida di sudore. «Moccioso, sei libero di fare quello che vuoi» rispose in tono sprezzante.
«Quindi se decidessi di lasciarti, potrei farlo liberamente?»
Levi si irrigidì. In un attimo si voltò verso di lui, il cuore che gli martellava nel petto. Doveva avere un'espressione tremenda, perché Eren scoppiò a ridere.
«Che cazzo ridi?! Eri serio?»
No, no, no. Perché si stava mostrando così debole? Maledetta febbre, lo faceva parlare troppo.
Eren smise di ridere e lo osservò con un'intensità nuova. «Dovresti ammalarti più spesso,» commentò.
Levi lo guardò in cagnesco. «Tch.»
«Almeno saresti sempre così sincero,» aggiunse con un sorriso caldo, affettuoso. Un sorriso che lo fece sentire stranamente a suo agio.
Levi distolse lo sguardo, imbarazzato. Da quando mi sento a mio agio con queste stronzate?
Poi andò dritto al punto. «Senti, moccioso, sei sicuro di non ricordare più cosa volevi chiedermi?»
Eren si rabbuiò all'istante. Levi percepì il cambiamento nel suo sguardo e la preoccupazione lo assalì. «Preferirei tu fossi sincero» disse con voce più cupa.
«Non è importante» rispose Eren a bassa voce, fissandosi le mani.
Levi strinse i denti. «Quale parte di "Preferirei tu fossi sincero" non ti è chiara?»
Con un grande sforzo, si sollevò dal letto e si sedette davanti a lui. «Pensi che sia stupido?» iniziò, osservandolo attentamente. «Credi che non mi sia accorto che c'è qualcosa che non va? Che sei strano? Ho il presentimento che quella domanda abbia a che fare con ciò che ti ronza in testa. Voglio sapere cos'è.»
Eren rimase immobile, le spalle rigide, le mani intrecciate. Non disse nulla.
Levi si stava spazientendo. «Hai intenzione di tacere ancora per molto?»
Alla fine, Eren deglutì e mormorò: «Ho paura.»
Levi aggrottò la fronte. «Paura di cosa?»
«Paura che... da me ti interessi solo... quello.»
All'inizio le parole di Eren gli sembrarono solo un confuso borbottio. Ma poi la frase prese forma nella sua mente, ripetendosi in un'eco assordante.
Levi sentì il sangue ribollire. Cosa?!
La sua mandibola si contrasse e, senza preavviso, un conato di vomito lo travolse. Si coprì la bocca con una mano e corse in bagno.
Lo sentì arrivare poco dopo. «Ti aiuto» disse Eren, avvicinandosi.
Levi lo fermò con un gesto della mano.
Stava cercando di riprendere fiato, sentiva una sofferenza incredibile, sembrava che le sue interiora stessero collaborando per un collasso di massa e tutto quel rimettere lo stava uccidendo.
«È meglio che tu ora vada» mormorò con voce rauca. Era davvero arrabbiato e tutto ciò che sentiva in quello stato sembrava amplificarsi.
Eren esitò. «S-sei sicuro?»
Non rispose. Non ne aveva la forza e dal suo sguardo già molto risentito si capiva che non aveva voglia di parlarne.
Eren sospirò e decise di assecondarlo senza pretendere nulla.
Lo sentì allontanarsi e poco dopo la porta chiudersi. Il silenzio lo avvolse.
Si lasciò scivolare contro la parete, il respiro pesante. Gli dava davvero quell'impressione?
Si ricordò di quando Eren, ridendo, gli aveva detto: "Ma tu sei sempre così gentile, o lo fai per qualche preciso scopo?"
Gli occhi di Levi si socchiusero.
Si sentiva umiliato.
Strinse il cellulare tra le mani e compose il numero di Erwin.
«È successo qualcosa?» chiese l'altro, preoccupato.
Levi strinse i denti. «Portami qualcosa per smettere di rigurgitare l'anima. Ti prego!»
Dall'altro lato della linea ci fu un attimo di silenzio, poi Erwin scoppiò a ridere. «Ti prego? Hai appena detto ti prego? Cazzo, stai proprio male.»
«Smettila di prendermi per il culo.» ringhiò.
«Dai, dammi cinque minuti. Sono appena uscito dal tribunale... A proposito, non potevi mandare il ragazzino? »
«Muovi il culo, Erwin » tagliò corto Levi, chiudendo la chiamata.
Posò il telefono e si lasciò cadere contro il gabinetto, esausto. Più ci pensava, più gli saliva il nervoso. Più gli saliva il nervoso, più vomitava
All'improvviso, sentì il rumore della porta che si apriva.

Boooooooooom!
Questa è la mia testa.
E signori, QUESTO CAPITOLO 21 ALLA FINE HA CEDUTO ED È USCITOOO! Ahahahahahaha devo essere sincera l'idea della febbre quando mi era venuta io ancora non l'avevo avuta, poi questo capitolo mi è uscito proprio perché mi trovavo nella stessa situazione di Levi.
Allora, lo so che sto ritardando spesso in questi giorni ma dovete perdonarmi, il mio cervello a cominciato ad andare a rallenti, ammassi di argomento da imparare per la scuola, l'altro libro da scrivere, STO LEGGENDO LIBRI TROPPO WOW PER NON POTERCI DEDICARE POMERIGGI INTERI SOPRA, e mi sto portando dietro un virus micidiale allo stomaco (accompagnato dalla settimana fatidica del mese) che mi toglie energie e concentrazione. In pratica mi dimentico anche di esistere in certi momento della giornata 😂
Detto questo ci vediamo mercoledì con "E se ti dicessi di no?".
Al prossimo capitol ❤️

Il mio primo amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora