Resto davanti la porta di casa per dei minuti che mi sembrano infiniti, tiro più e più volte l'aria nei polmoni per poi ricacciarla e mi passo le mani nei capelli in una totale paura e frustrazione.
Dio! Quanto odiava quel senso di impotenza, di... non sapeva spiegarselo nemmeno lui, a volte aveva voglia di prendere a schiaffi il padre pur di fargli capire determinate cose, ma sopratutto il fatto che avesse un figlio che desiderava da lui baci e carezze non litigi e mazzate!
Incamerò per l'ennesima volta l'aria e infilò la vecchia chiave nella porta di casa, l'aprì e un forte odore della cucina della madre gli trafisse il naso fino a confondergli i pensieri.
Poteva lottare con tutte le sue forze ma amava quella famiglia, amava il calore che gli emanava quella casa e voleva un bene infinito alle persone con cui era cresciuto.
L'unica cosa che ancora rimpiangeva era appunto non aver avuto il coraggio di essere più espansivo col padre, di non averlo abbracciato o baciato quando voleva per semplice paura.
Poteva ancora rimediare?
"Non lo so" sospiro frustrato.
-Piccolo mio rilassati- arriva mia madre in soccorso.
Sento il familiare pizzicare ai lati degli occhi e mi mordo convulsamente il labbro inferiore per non scoppiare a piangere.
-Oh piccolo mio, vedrai che andrà bene- mi prende il viso fra le mani e mi poggia un delicato bacio sulla punta del naso sorridendo poi a trentadue denti.
Faccio un respiro profondo... se non avessi i nervi a fior di pelle probabilmente riderei di tutta questa situazione.
Sono un "uomo" di vent'anni succube di suo padre...
-Cucciolino miooo- trilla quella che era mia sorella.
Mi scosto in malo modo dal suo obbiettivo deludendola -Perché?-
-Come mi hai chiamato scusa?-
Sorride raggiante e si fionda al mio collo come un polpo -Eren Jaeger! Ciaooo-
-Stupida- gli solletico la pancia scoperta.
La ringrazio mentalmente per avermi alleviato un po' i nervi ma il sorriso mi sparisce dal volto non appena entra mio padre nel salone.
-Ciao figliolo-
Strano, sembra rilassato... almeno lui.
Faccio solo un cenno della testa in ricambio e cerco di ritrovare l'uso delle mie articolazioni, invano, resto al centro del salotto come un ebete.
Sospiro e mi passo una mano nei capelli, bacio Mikasa sulla guancia e faccio per raggiungere mia madre in cucina.
-Quanti anni sono che non ci scambiamo più un bacio io e te?- sussurra.
"Dio papà!" prima si lamenta che piango e poi mi istiga al pianto... è uno stronzo!
Decido di ignorarlo ed andare in cucina, anche se avessi provato a rispondere in questo momento non riesco ad emettere sillaba.
-Tuo padre oggi ha deciso di fare un grande sforzo, mi raccomando amore-
-Non si sforza di più ad essere lo stronzo della situazione?- ironizzo.
La voce mi esce strozzata infatti mia madre mi guarda con cipiglio.
Mi schiarisco la gola -Potresti darmi un bicchiere d'acqua?-
-Certo, Levi?-
-Sta bene- sorrido -Ti saluta-
-Bene, è un brav'uomo...-
-Ha detto la stessa cosa lui di te-
-Somiglia molto a tuo padre-
-Ma dai? Me lo sono andato a scegliere-
Ridacchia e chiude il forno con una botta d'anca, si toglie i guantoni e mi circonda il viso con le mani -Bisogna solo saperli prendere piccolo mio, con Levi ci riesci?-
-Più o meno- stropiccio il naso in imbarazzo.
-Allora prova a forzare la mano anche con tuo padre-
-È div...-
-Provaci! Non fare il permaloso e prendi tutto con filosofia-
-Se lo dici tu-
Mi sorride incoraggiante e mi stampa l'ennesimo bacio in viso... credo proprio che finché campa sarà sempre così.
Non che mi dispiaccia.
-Che ne dite di parlare con papà?- irruppe Mikasa.
-Vorrei mettere qualcosa nello stomaco prima di poter rinunciarci-
-Negativo! Comunque secondo me è meglio ora, non voglio che a tavola comincino frecciatine inadeguate e imbarazzanti!-
-Non c'è Kei-
-E va bene- sbuffa.
Una volta a tavola nell'aria regna un aria di tensione, un silenzio assordante, ma d'altronde di cosa parlare? Ho paura di intavolare qualsiasi discorso...
-Ci stiamo pensando papà-
Il suo volto s'illumina quasi per magia, alzando il viso dal proprio piatto sfodera un sorriso a trentadue denti bianco e stranamente dolce -Oh piccola mia, sarei molto felice di diventare nonno-
Cristo! Mi schiarisco la voce e sussurrando un "scusate" veloce corro a chiudermi in bagno, dove mi poggio alla porta di schiena, sospiro e chiudo gli occhi scivolando lentamente a terra.
Io non gli ho mai visto un espressione così felice e dolce allo stesso tempo nei miei confronti, non ho mai detto qualcosa che lo inducesse a piacevoli sentimenti e sopratutto non sarò mai l'uomo di casa che gli darà altri eredi!
Ma perché continuo a venire in questa maledetta casa? Non risolverò mai nulla, starò solo male e continuerò ad illudermi di avere un padre.
-Eren? Tutto a posto?-
-Certo, che vuoi?-
-Mamma mi ha chiesto se finisci di mangiare-
-No, anzi penso di tornare subito a casa-
-Eren!-
Apro la porta e la faccio entrare mentre sospiro... e tre, due, uno...
-Non puoi scappare!-
alzo gli occhi al cielo e le do le spalle
-Tu lo sai che sbagli, alimenti il suo "Non sai affrontare i problemi a testa alta come un uomo"- lo scimmiotta poco elegantemente.
Ridacchio guardandola di sottecchi, sorrido amaro e scuoto la testa -Non sto scappando, ho solo capito che non cambierà mai nulla fra noi-
-Balle! Hai paura-
-Ovvio, io voglio un padre che sorride e mi dice "sarei molto felice se..." come ha sempre fatto con te, ma io avrò solo un calcio al culo e un cuore frantumato, cosa credi che io non ci speri? Che io voglio litigarci? Ma è sempre quello, ogni volta che faccio qualcosa per me stesso lui la schiaccia!- finisco per urlare e le fottute lacrime scendono senza controllo.
-Oh Eren, vieni qui!- tende le braccia verso di me e io come solito idiota finisco per accoccolarmici dentro, cullato da qualcuno che amo.
-Parliamo e basta- irruppe una figura grossa e intimidatrice.
Sussulto fra le braccia di Mikasa che mi posa un bacio tra i capelli e mi abbandona.
-Tu e la mamma uscite- ordina.
-Okay nonnino- gli fa una linguaccia che mio padre fa segno di tagliare con una forbice... ha mai giocato così con me? No! Bastardo!
-Di cosa dobbiamo parlare?-
Mi guarda accigliato, poi si dirige in salotto.
Prendo il mio giubino improvvisamente incazzato a morte per dirigermi a casa ma non appena metto la mano sulla maniglia di casa mi sento afferrare per il polso.
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Il mio primo amore
Romance!!!In revisione!!! Attenzione, questa è una storia d'amore fra due uomini, quindi a chi da fastidio per favore cambi libro. Eren è un ragazzo di vent'anni che da un anno è andato via di casa. È al secondo anno della facoltà di legge e lavora nel bar...