"Come mai sei così agitato?"
Non era agitato. O meglio, non solo. Probabilmente stava per avere un infarto, e forse sarebbe stato anche peggio.
Le due settimane precedenti avrebbero dovuto essere interamente dedicate al suo esame, ma non era andata così. Da Armin aveva studiato, sì, ma con scarsi risultati: il suo cervello era un campo di battaglia dove l'unico pensiero dominante era Levi. E quella settimana... non era stato diverso. Lo aveva visto poco e niente, e quel poco era bastato a distrarlo completamente.
Ora, seduto su quella panca fredda, il suo stomaco sembrava sul punto di ribaltarsi. Lo sapeva: quell'esame non lo avrebbe mai passato. E non era solo questione di frustrazione. Se avesse fallito, avrebbe scatenato l'ennesima discussione con suo padre.
<<Eren?>>
Si girò verso Mikasa, con un misto di insofferenza e malessere dipinto in volto. <<Che c'è, Mikasa?>>
<<Ti ho chiesto perché sei così nervoso>>
<<Non ho studiato come dovevo.">>
Mikasa lo guardò per un attimo e poi scoppiò a ridere. <<Ah! Questa è bella. Il mio Eren pallido e sudato perché 'non ha studiato come doveva'!>>
Lui non rispose. Le parole gli rimbalzavano addosso senza penetrare davvero. Sentiva solo il battito accelerato nel petto e un senso di nausea che non accennava a passare.
<<Ehi, su! Sei bravissimo, finora sei sempre andato bene. Devi solo calmarti. Se entri lì agitato, sarà ancora peggio per te.>>
Lo sapeva. Lo sapeva benissimo. Ma la sua mente era un foglio bianco e non riusciva a ripassare mentalmente nulla.
Mikasa sembrò esitare. Poi si fece più seria. <<Eren, lo so che non è il momento, ma... A casa mi hai detto di aver provato qualcosa per un uomo...>>
Non finì la frase, lasciando che il silenzio colmasse il vuoto. L'aria si fece più pesante, quasi opprimente.
Eren si passò una mano tra i capelli e sospirò. <<No, in effetti, come hai detto, non è il momento.>>
Di solito non vedeva sua sorella se non a casa dei genitori, ma quella mattina si era presentato da lei senza preavviso, pregandola di accompagnarlo. Aveva bisogno di qualcuno accanto, qualcuno che lo aiutasse a non impazzire. Eppure, l'idea di chiedere a Levi lo metteva in imbarazzo in un modo che non riusciva nemmeno a spiegare.
<<Scusa.>>
<<No, poi te lo spiego.>> Le mise una mano sulla gamba e la guardò con la sua solita espressione da cucciolo bastonato. Mikasa sospirò, scuotendo la testa.
<<Okay, devo entrare.>>
Ma restò fermo.
<<Io ti aspetto qui. Poi ti porto a mangiare un gelato dopo, okay?>>
Di solito quella promessa bastava per tranquillizzarlo, ma stavolta nemmeno il gelato riusciva a rilassarlo.
<<Ohi, moccioso!>>
Eren si voltò di scatto, trattenendo il respiro. Davanti a lui c'era tutto l'oro del mondo. <<L-Levi?>>
La sua gola si seccò all'istante.
<<Che ci fai qui?>> si alzò di scatto.
<<Mi avevi detto che avevi l'esame oggi.>> Levi si infilò le mani in tasca con aria casuale. <<Dato che mi trovavo da queste parti per lavoro, sono venuto a vedere come te la cavavi.>>
Il cuore di Eren accelerò. Non sapeva se fosse per l'ansia dell'esame o per la presenza improvvisa di Levi, ma si sentì mancare l'aria. Si coprì il viso con le mani fredde, sperando di contenere l'arrossamento.Mikasa.
Dannazione, Mikasa.
<<Ehm... lui, cioè... Mikasa, lui è un mio amico...>> balbettò, rendendosi conto troppo tardi che non sapeva nemmeno come giustificare la presenza di Levi.
La frase rimase sospesa.
<<Oh! Ma lei non è Ackerman, il mio vecchio vicino?>> disse lei, tendendole la mano.
Lui la fissò, impassibile. Non ricambiò la stretta.
Eren si frappose subito tra loro. <<Mikasa, io entro. Prega per me.>>
<<In bocca al lupo!>>
"Crepi!" Mimò con la bocca e fece per avviarsi, ma Levi gli afferrò il polso e lo trascinò indietro.<<Sei molto d'aiuto in questo momento.>> gli bisbigliò contro.
<<Allora me ne vado.>> Levi fece per andarsene davvero.
Eren lo afferrò per il giubbotto di pelle. <<E allora che sei venuto a fare?>> continuò a bisbigliare senza motivo.
Levi non rispose subito. Lo guardò con la sua solita espressione indecifrabile, poi si avvicinò di colpo e gli stampò un bacio veloce sulle labbra. Il suo respiro sfiorò la pelle di Eren mentre gli sussurrava all'orecchio: "Sta' tranquillo."
Eren sentì ogni singolo muscolo del suo corpo rilassarsi in un secondo. Ma la sua testa? La sua testa era ormai un disastro.
<<Devo lavorare. Quando torni a casa, chiamami, moccioso.>>
E, come se niente fosse, Levi gli diede una pacca sul sedere e se ne andò, silenzioso come un'ombra.*************
Negli ultimi giorni aveva imparato molte cose su di lui.
Che Levi fosse ossessionato dall'ordine, per esempio. Lo aveva capito subito, appena aveva rivoluzionato la sua stanza al punto che ora non la riconosceva più.
Che era un uomo di poche parole, tanto da sembrare quasi muto, e che, quando parlava, lo faceva solo per dispensare commenti acidi.
Che amava leggere e passava più tempo con i suoi libri che con lui.
Che detestava il rumore, ma ascoltava musica... e non qualunque musica. La sua collezione spaziava da Mozart al metal più estremo.Sorrisi? Zero.
Gesti dolci? Zero.
Baci? Uno al giorno, solo a stampo.Se volevi un abbraccio o un po' di attenzioni, ti trattava come un appestato.
Eppure, Eren lo trovava affascinante.
Gli piaceva il fatto che fosse riservato, che quando lo baciava lo faceva con un'intensità travolgente, che sembrava leggergli nel pensiero senza bisogno di chiedere nulla. Gli piaceva il modo in cui lo osservava di nascosto, specialmente quando si voltava di spalle.
Gli piaceva tutto di lui.
Nonostante avesse più difetti che pregi.
Gli piaceva.
...L'aveva già detto, vero?
Tutto questo lo stava pensando mentre cercava di rispondere alla commissione che aveva davanti, come al solito si era preoccupato tanto, ma per fare prima avevano radunato tre di loro e stavano facendo domande casuali su leggi che Eren conosceva forse meglio di se stesso, cresciuto dalle moltitudini di situazioni catastrofiche gestite dal padre.
Non riusciva affatto a concentrarsi in quel modo, ma almeno non avrebbe preso un voto da dover rifiutare...
Certo però stava facendo la figura della bella addormentata perché i professori dovevano riprenderlo più volte in attenzione per ottenere una sua risposta.
Per fortuna lo conoscevano e più che guardarlo straniti non si stavano facendo domande, tanto meno alterando.
Per fortuna.************
<<Ci hai messo solo venti minuti! È un bene o un male?>>
La voce di Mikasa lo riportò alla realtà. Eren la guardò, sorridendo.
Lei c'era sempre stata. Lo aveva protetto, lo aveva cresciuto, lo aveva amato più di chiunque altro.
Era ora di dimostrarle che anche lui sapeva farlo.
<<Chi lo sa. Andiamo a prenderci un gelato.>>"Sento il vento che mi chiama, splende il sole su di me, odo un canto che mi attira, sempre più verso di see"
Va beh! (La canzone di Noemi in "Ribelle the brave" mai sentita? 😱❤️)
Ci si risente people!
Chu~💙

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Il mio primo amore
Storie d'amore!!!In revisione!!! Attenzione, questa è una storia d'amore fra due uomini, quindi a chi da fastidio per favore cambi libro. Eren ha vent'anni, è ormai lontano da casa da un anno. Studia legge, lavora in un bar, e si è costruito una nuova vita a picc...