1. I miei mostri

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Mi sollevo dal letto con tutta la buona forza di volontà che mia madre mi ha gentilmente ceduto.
Non ho una sveglia, ho una sorella che corre scalmanata per la casa come in preda ad attacchi di panico.
Dopo la terza volta che passa davanti al mio letto gridando che è Natale, quando tutti i normali bambini di sette anni sanno che Natale non è a settembre, tanto meno il primo giorno di scuola, mi alzo.
«AN GE LI CA!» la riprendo mentre mi avvio al bagno in fondo al corridoio.
«È Nataleee, dai Meli dobbiamo aprire i regali!»
Ma che problemi ha mia sorella?
Faccio per aprire la porta, ma è chiusa a chiave.
«Giorgia dimmi che stai scherzando.» sbotto continuando a muovere la maniglia della porta.
La risposta arriva criptata in una sotto specie di grugnito.
«Da quanto sei in bagno?»
«Sono appena arrivata, non rompere!» risponde accendendo il phon, un po' per coprire la mia voce, un po' sistemarsi i lunghi capelli biondi.
Giorgia ha 15 anni ed è ossessionata dalla sua immagine, cosa che io considero piuttosto narcisistica.
Scendo le scale e mi avvio in cucina, sperando di trovare pace almeno lì.
«Ciao raggio di sole!» mi saluta l'uomo della mia vita, mio padre, seduto a fare colazione.
«Papà sei a casa?» chiedo dandogli un bacio sulla guancia.
«Parto tra mezz'oretta e torno tra una settimana, penso.»
Papà lavora per un' importante ditta tecnologica e perciò è impegnato in lunghi congressi, a volte anche all'estero. È un uomo sempre allegro ed ottimista, rispetto alla mamma, perciò è sempre una festa quando torna a casa.
Prendo la scatola di cereali dalla dispensa, ma una manina me la strappa e corre al tavolo.
«Elisa! Dammi i miei cereali.»
Si ho tre sorelle. Una più insopportabile dell'altra.
Elisa scuote la testa mentre li versa nella tazza con stampata la faccia di Justin Bieber, idolo di ogni ragazzina di 12 anni che si rispetti.
«Tesoro, fai come ti dice Melissa.» mi viene in soccorso papà.
«Melissa ha già la moto!» esclama lei scuotendo la frangetta.
«Cosa vuol dire?» papà da voce ai miei pensieri.
«I cereali sono miei.»
Impazzirò un giorno o l'altro qua dentro.
Sbuffo e mentre papà cerca di capire il senso logico di quell'affermazione da bimba in fase preadolescenziale, sgranocchio due biscotti al cioccolato.
Giorgia giunge in cucina, muovendo i capelli sempre più lunghi e sempre più gonfi.
«Finalmente Gio, ci hai messo solo quaranta minuti in bagno!» la schernisco tirandole un colpetto in testa.
Mentre lei mi ringhia qualcosa, riesco finalmente ad andare in bagno.
Mi lavo la faccia, poi torno in camera per scegliere cosa mettere.
Opto per i pantaloni neri di pelle e un maglioncino rosso che risalta i capelli biondi e l'incarnato chiaro della pelle. Aggiungo anche alcune delle mie infinite collane.
Mi guardo allo specchio e sistemo i pantaloni che aderiscono perfettamente sottolineando il mio corpo asciutto e muscoloso.
Quel corpo che molte mi invidiano e che svalutano dicendo che sono solo fortunata, se sono nata così.
Ma non sanno di tutti gli allenamenti e sedute di palestra per scolpire le mie forme.
Tutto quello che ho me lo sono guadagnata con duro lavoro e tenacia.
Torno in bagno e applico una bella quantità di Rimmel per incorniciare gli occhi verdeacqua.
Ravvivo rapidamente i capelli che mi arrivano appena sotto le spalle e sono pronta.
Arraffo zaino, il casco, chiavi e scendo.
«Ciao papà, ci sentiamo.» lo saluto lasciandogli un breve abbraccio.
«Ciao campionessa, fai la brava.» mi risponde come sempre.
«Ciao mostri.» saluto le mie sorelle «Noi ci vediamo dopo.» dico a Giorgia, che in risposta annuisce annoiata.
Giorgia ed io andiamo allo stesso liceo, di cui frequento la quarta scientifico, mentre lei la seconda linguistico.
Esco di casa e monto sulla mia cucciola, una moto di cilindrata 125, verniciata blu opaco e foderata in pelle. La mia Mom, come la chiamava Angelica quand'era ancora piccolina e per grazia mia, non sapeva pronunciare tutte le parole.
Più volte io e mamma abbiamo provato a convincere Gio a venire a scuola con me, ma lei sentenzia di odiare le moto e non ha mai ceduto, preferendo prendere pullman sudici e strabordanti.
Scelta sua, sinceramente.
Io e la mia Mom in quattro e quattr'otto siamo all'istituto, con l'usuale entrata in scena che solo una Ravasi può fare.
Ebbene sì, nella mia scuola io e mia sorella siamo molto molto molto, se non le più, popolari.
Conosciute, amate e temute per la nostra ineguagliabile arte nel frantumare cuori.

Tutti pazzi di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora