25. Fanculo

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Sbuffa e poi si siede sul muretto.
«Sei matto? Se cadi da lì t'ammazzi.»
«Almeno sarei certo di essere morto nel mio posto preferito.» ridacchia schiacciandomi un occhio.
«Dai vieni qua.»
Picchietta con una mano sul muretto a fianco a lui. Mi avvicino senza però sedermi.
«Ah è questo il gioco che fai? Bene allora userò le cattive maniere.» esclama mentre si alza e mi afferra di peso «Allora qual'è il tuo nome?»
Sono in piedi sul muro di fronte a lui. Mi tiene ancora tra le braccia, ma ho una fottuta paura di cadere. Mi perdo a fissare giù, l'altezza che non mi ha mai intimorito ora è più vicina che mai.
«Allora?» grida lui spingendomi leggermente verso il bordo.
«No.»
In questo momento la mia tenacia mi spaventa, agisce da sola completamente ignara della situazione in cui sono. Ma tutta me dice di non cedere, che posso resistere e che lui non mi farà del male. Quando però Lori mi porta sull'orlo e vedo il mio piede sfiorare il vuoto grido, grido con quanto fiato in gola: «Melissaaa!»
«Finalmente! Mai vista una più fuori di testa di te.» dice rimettendomi a terra e saltando giù.
«Da che pulpito!»
Ridiamo insieme, un po' per lo scambio di battute, un po' per l'adrenalina.
«Sai qual'è la cosa bella qua?» chiede per poi girarsi e spalancare le braccia: «Che puoi gridare tutto quello che vuoi e non essere sentito.»
«Lorenzoooo!» urla e ride, come fossero una cosa sola.
«Vascoooo!» grido rendendomi conto che non è più con noi.
Lori ride e fa un fischio fortissimo con entrambe le mani. Il cagnone sbuca dalle scale e mi salta addosso festoso.
«Credo dovresti portarlo qua più spesso, guarda quanto è contento.»
Lorenzo è seduto per terra ed inizia ad accarezzare Vas.
Alza un sopracciglio, probabilmente in cerca di una mia reazione e poi spara la battuta come un pescatore che getta l'amo. «Anche a te fa gran bene Melissa.»
Ha un modo adorabile di pronunciare la s, fresca e sibilante più del dovuto.
«Ma da dove sei sbucato fuori tu.» scherzo ridendo e prendendo posto al suo fianco.
Lui mi guarda con quei suoi occhi da bambino cresciuto e mi da un veloce, ma calcato bacio a stampo, talmente rapido che quasi non me ne rendo conto.
Rimaniamo fermi qualche secondo occhi negli occhi. Cerco di dare una spiegazione a questo gesto, a questo momento, a questa giornata, forse alla mia vita.
«Q...questo cos'era?» chiedo titubante.
Ma a Lori non piace dare risposte a quanto pare, proprio come a me. Si alza, o meglio scatta in piedi, e inizia a ballare e cantare.
«Ti chiamerò Mela.»
Questo ragazzo è incredibile: fa tutto da solo, crea paura ed interesse. Un po' come gli sport estremi in cui rischi, ma vivi. Ecco Lorenzo è questo per me: Bungee Jumping, paracadutismo, tuffarsi nell'acqua gelida di un torrente.

°°°

«Ma dove corri?»
«Viene a prendermi una persona.» spiego a Rik che mi guarda interessato.
«E sarebbe?»
«Mirko!»
Sgrana gli occhi e si apre subito in un sorriso.
«Appuntamento?»
«Non lo so sinceramente, per questo sono in ansia.» ammetto.
Usciamo nel cortile e raggiungo gli altri che stanno decidendo dove mangiare o cosa fare.
«Ragazzi io ho da fare, vi saluto.» cerco di farla breve e mi avvio all'uscita, senza che possano contestare.
Raggiungo il cancello e inizio a guardarmi intorno, ma non vedo nessuno che assomigli al fantastico ragazzo che aspetto. Ricordo della sua auto piccola e vecchia, più distrutta che altro, ma non ve n'è traccia. Inizio a credere che sia stato un bidone e mille paranoie affollano la mente.
«Chi aspetti?»
Quasi mi spavento quando sento la voce di Marc e le sue mani calde sulle spalle.
«Marc non so se dovrei dirtelo, ma ormai...»
«Lo stronzo?!» sbotta ritraendo le mani.
Annuisco lentamente mentre studio la sua reazione. Ha la mascella contratta e si infila in bocca una sigaretta.
«Da quando?»
«Da oggi. Mi ha richiamata ieri. Mi dai una sigaretta?»
«No ti fa male.»
«Marc che cazzo! Non te n'è mai fregato niente se fumo o bevo e ora scopri che esco con uno e fai così. Ma che ti prende?»
«Sono iperprotettivo Mel, va bene? Ma hai ragione, sei in gamba, sai badare a te stessa.» sbraita e se ne va lasciandomi sola e ferita. Non capisco cosa ha Marco, non può essere innamorato di me. Nulla avrebbe un senso logico: tutte le ragazze, Giorgia, Bea, il suo vantarsi delle molteplici relazioni. Devo parlarne con Tomma. Lui sa sempre cosa ci passa per la testa, è lo "psicologo" della gang.
Inizio a torturarmi i capelli, innervosita da questo ritardo/ bidone che non riesco a mandar giù. Che mi abbia presa in giro? Già alla fine sono solo una povera ragazzina del liceo illusa ed inutile per un dio greco ventiduenne con tanta voglia di tornare all'adolescenza. Chiedo una sigaretta al primo ragazzetto che passa e inspiro il fumo. Se quando la finisco Mirko non c'è me ne vado. Il mio subconscio mi spinge a fumarla più lentamente che posso, ma le mie preghiere non vengono mai ascoltate. Getto il mozzicone per terra e torno alla Mom. Fanculo, fanculo, fanculo. Fanculo a Mirko, a Marc. Non voglio tornare a casa. Ho due ore prima del turno in gelateria e non ho intenzione di passarle a casa a fingere di studiare. Mi ritrovo a comporre l'unico numero che mai avrei pensato di utilizzare davvero.
«Ciao Mela. Te l'avevo detto o no che mi avresti chiamato te?»
Sorrido, finalmente.

Tutti pazzi di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora