13. Yummy

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«Un cono medio, cioccolato e limone.»
Il ragazzone davanti a me emana un'odore disgustoso di antibiotico e panino al prosciutto. Mi guarda di sottecchi mentre mischio il gelato all'interno della vasca metallica, come se non crede che voglia davvero dargli il suo cono, dopo aver pagato. Mamma e papà ieri sera hanno urlato, ho creduto che si potessero svegliare tutti i vicini. Giorgia, Angelica ed Elisa di certo erano sveglie e si godevano la scena. Io, la più grande e matura, quella sempre presa come esempio, ha passato la notte fuori con uno sconosciuto, senza avvertire. Dopo aver sentito ogni possibile disgrazia, dallo stupro al rapimento fine al ricatto della famiglia, hanno sentenziato una punizione. Mia zia Linda ha una gelateria a venti minuti da casa "Yummy", in cui già l'estate passata avevo lavorato per un periodo, giusto per avere qualche soldo in più. Due settimane intensive di due ore di lavoro, dopo scuola. Mi va bene, che appena è riiniziata la scuola, non ho ancora molto da studiare. Ma la palestra? Le uscite? Stimati saluti.
Consegno il cono al ragazzo, dai gusti pessimi (cioccolato e limone, ma seriamente?), che se ne va con gli occhi che brillano. Sono le tre e vedo mia zia parcheggiare l'auto davanti alla gelateria. Con lei c'è una ragazza dai capelli rossi fuoco, che indossa una gonnellina coloratissima. Dev'essere colei che sostituisco in queste due ore. Saluto rapidamente Carlone, altro impiegato della gelateria e, sfilandomi il grembiulino fucsia, vado nel retro del locale.
«Meli!» mi saluta mia zia, abbracciandomi, manco volesse stritolarmi.
«Ciao zia.» sorriso gentilmente.
«Meli, questa è Viola, Viola Melissa. Lavorerete insieme queste due settimane, perché Carlone va in ferie.»
Stringo la mano alla ragazza e noto due occhi scurissimi, tanto da non distinguere le pupille dalle iridi. Sorride rigidamente ed io ricambio.
«Quindi è lei la scapestrata!» dice poi con una risatina.
Guardo la zia che annuisce energicamente, senza smettere di sorridere.
«Va bene, puoi andare. Vai a casa a studiare!» mi urla, mentre raggiungo la Mom. Gli rispondo con un «Mh mh.» ed infilo il casco.
Come se non bastassero punizione e prediche, ho dovuto sorbirmi anche quelle dei miei amici. Tomma mi ha guardato severo e mi ha detto chiaramente che mi sono comportata da ragazzina in preda agli ormoni. Rik e Luk hanno aggiunto una serie di insulti, che non sto qua ad elencare. Giorgia sembra aver fatto finta di nulla ed è l'atteggiamento peggiore, non so cosa le passa per la testa. Marc non mi ha rivolto la parola. Dan e Sam l'hanno presa sul ridere (almeno loro!), mentre Gaia mi ha chiesto informazioni sul ragazzo misterioso, che ho accuratamente evitato di divulgare. Quasi dimenticavo Claudia, che nel cuore della notte ha pensato bene di postare sul blog: Attimi di terrore, la Barbie innamorata del rapitore?
Un giorno la uccideró, ne sono certa. Ora l'intera scuola conosce la mia folle avventura, più connotati che non esistono nemmeno nelle fiabe, ma che Clá ha aggiunto per rendere la storia più intrigante. Mi ha anche detto di non conoscere il "misterioso Mirko", ma che farà le sue indagini.
Parcheggio di fronte a casa e attraverso il giardino per entrare in casa.
«Meliii!» grida Angelica, con la sua solita, intoccabile allegria.
«Ciao bimba.» la saluto con una bacione sulla fronte.
«La mamma è arrabbiata.» mi ricorda, come se non lo sapessi.
Annuisco e mi dirigo in cucina. Papà è seduto, che scrive tutto concentrato, probabilmente roba di lavoro.
«Ciao peste.» mi saluta simpaticamente, per poi rimettersi a scrivere.
Vado in camera mia, che è comunque meglio che starmene qua. Passando per il corridoio, sento la voce di Giorgia provenire dalla sua camera, dove la porta è socchiusa.
«Lo so che dovrei dirglielo, ma lo conosci Gaia. Finirei per stare male il doppio.»
A chi si sta riferendo? Sta male?
Decido di non interrompere la telefonata con la sua migliore amica e nemmeno di continuare ad ascoltare. In camera mi infilo la mia amata tuta grigia e mi stendo sul letto, con il telefono alla mano. Salto i messaggi del gruppo della gang e pure quelli di Vittorio, un ragazzo mai visto, che mi tartassa di messaggi, ormai da mesi. Non so per quale motivo, ma inconsciamente finisco sulla chat di Bea e rimango a fissare gli ultimi miei messaggi, in cui cerco di capire cosa le succede. Automaticamente le mie dita digitano: Inutile dire che mi manchi, ho combinato guai e sono in punizione, ho bisogno di te.
Invio senza rileggere, altrimenti non lo farò proprio. Bea ha lasciato un gran vuoto nei miei giorni e credo che farò fatica ad accettare che non ci sarà più, nonostante io la veda a scuola. Lascio il cellulare sul comodino e mi perdo in filosofia e i suoi ragionamenti contorti, di antichi uomini strafatti. Sono dell'opinione che allora l'erba era molto più potente che ora e permetteva loro di entrare in chissà quali universi paralleli, per poi scrivere queste vere e proprie pare mentali. Arrivano ormai le sei e butto i quaderni nello zaino, soddisfatta perché in fondo quando voglio riesco anche a studiare bene. Se solo mi importasse qualcosa dei voti. Recupero il telefono e rispondo a Tomma che mi chiede come sto. Sono felice che gli sia passato, stamattina sembrava davvero arrabbiato con me. In fondo è il suo ruolo nella mia vita, un po' da padre, un po' da fratello e spesso anche da fidanzato. È un pezzetto di me. Proprio mentre ho inviato il messaggio, ricevo una notifica che mi lascia spiazzata.
Bea: Solito posto, alle 7?

Tutti pazzi di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora