9. Pizza giusta

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«La carica dei cento e unoooo!»
Io uccideró quella bambina.
«Angi... smettila...» cerco di dire rigirandomi nel letto.
Angelica entra di nuovo in camera mia saltando, pestando i piedi sul parquet e ululando.
«Angelica! La vuoi piantare!?»
Questo sabato inizia molto male.

°°°

«Stasera ovviamente vieni con noi al BarCollo!»
Alzo la testa e Rik mi guarda speranzoso annuendo come a rispondere per me.
Rispondo con una specie di verso, che dovrebbe riassumere: "Te lo dico dopo, ma quando mai non vengo ad una festa?"
Rik sembra intenderlo ma si sofferma a guardare Luk.
Così mi volto anch'io e lo troviamo perso a fissare una panchina dove Paola è rannicchiata con le cuffiette alle orecchie.
«Povero, non si ripiglierà mai.» commento veramente dispiaciuta.
«Deve riuscire ad accettare che lei non è più dei nostri.»
Guardo Rik severa, perché non capisco cosa sta cercando di dire.
«Perché dovrebbe? Nemmeno io, ne Tomma lo vogliamo accettare.»
Sbuffa e mi guarda infastidito.
«Anche se scopriste cosa le è successo, non cambierebbe il fatto che lei ora ci evita. Questa è una scelta sua.»
È triste perché queste parole contengono più che un fondo di verità e mi bruciano addosso come veleno.
Annuisco cercando di mostrarmi indifferente, poi mi avvicino a Luk e gli accarezzo una spalla.
«Che c'è?» chiede distogliendo subito lo sguardo.
«Tutto bene?»
«Certo tesoro.» sorride poco convinto e mi da un piccolo bacio sulla guancia.
La mattinata passa piuttosto veloce e a pranzo decidiamo di andare tutti insieme alla pizzeria poco distante da scuola.
Parcheggio la Mom e salto giù, mentre aspetto gli altri con le macchine.
«Cos'è, mi segui?»
Mi volto e sbuffo platealmente.
«Potrei chiederti la stessa cosa Edoardo.»
Ridacchia e si avvicina con un bel sorriso in volto.
«Sei qua sola?»
É veramente affascinante, dalle sue espressioni traspare sincerità e carisma. Ha la mascella ben disegnata e un bel naso leggermente teso verso l'alto. Ma sono gli occhi a lasciarmi sommersa di turbamenti: sono tanto profondi che temo di potergli leggere il fondo dell'anima ed ogni segreto più oscuro. Sono cioccolato fondente 99% e mi trovo a pensare che se fossero azzurri, non avrebbe davvero bisogno di parlare per trasmettere un concetto.
«Ehi ti sei imbambolata?» chiede sventolandomi una mano davanti agli occhi.
«Ah già che non rispondi alle domande.» aggiunge.
Che idiota! Mi sono persa a squadrarlo, come mio solito e ho fatto la figura dell'inebitita.
«No, stavo solo pensando che sei proprio bello.»
Se c'è una cosa che conosco sono i maschi. E so che non c'è niente che li disorienta più dell'iniziativa. Essere imprevedibili per noi donne è una potentissima arma contro la loro noiosa e programmata esistenza.
Infatti ottengo proprio l'effetto ottenuto: Edoardo rimane a bocca aperta a guardarmi.
«Grazie, anche tu sei carina dai...»
Wow! È riuscito a controbattere e per di più con una battuta, sono sorpresa davvero. O era sincero?
«Sono gusti!» esclamo con una smorfia.
«Di certo al poverino a cui hai dato buca al telefono l'altro giorno dovevi piacere. E anche molto!»
Questo ragazzo è pieno di sorprese, è brillante, il che credo che sia una delle doti massime che apprezzo davvero in una persona. L'altro giorno deve aver sentito la conversazione con Andrea.
«Non sono una facile!» dico facendo un occhiolino.
«Non si potrebbe dire nemmeno questo!» esclama scoppiando a ridere.
Cosa vorrebbe dire? Che sono una specie di troia? Che vado con tutti? Più volte ragazze dirompenti di invidia mi hanno gridato cose di questo genere, ma non ho mai dato peso a ciò. Anche ragazzi feriti, offesi hanno cercato di farmi soffrire, ma senza mai aver successo. Si sa che invidia e vendetta hanno la lingua tagliente solo per chi è nel torto. Ma a questo ragazzo non ho fatto proprio niente. Cosa vuole?
«

Pensi seriamente questo?» chiedo fissandolo seria, nonostante le sue risate.
«Melissa la metà del tempo sei avvinghiata a qualcuno dei tuoi amici maschi. È facile pensarlo e non sono l'unico credimi.»
Si è soffermato sulla parola "maschi"e ha dato una certa enfasi a "credimi".
«Ho tanti amici maschi, ma non mi concedo certo a loro! In ogni caso non deve interessarti, io e te non ci conosciamo.» decido di fare il suo stesso gioco ed evidenzio con la voce quest'ultima frase.
Prima che possa rispondere mi avvio nella pizzeria, lasciandolo solo.
Mi siedo al primo tavolo e avverto la cameriera che deve arrivare un po' di gente.
Sto ancora pensando ad Edoardo, al suo passare dall'essere carino consolandomi durante un pianto, al dirmi chiaramente che mi reputa una sgualdrina, quando sento la voce dei ragazzi che mi raggiungono e si siedono attorno al tavolo.
«Ditemi le pizze che le scrivo.» dice Tomma con un foglietto in mano.
«Salamino piccante!» «Cotto e funghi!» «Americana!» «Anch'io!» «Margherita! Gaia ed io facciamo metà!»
Mentre seguono questi rituali, vengo distratta dall'ingresso. Edoardo sta entrando mano nella mano con una biondina liscissima. Cosa?
Quello stupido è pure fidanzato?
Povera ragazzina!
Sembra appena arrivata al liceo, è vestita con un castissimo vestito verde, che non le da alcuna forma (o forse non ne ha lei). Il diavoletto appoggiato alla mia spalla destra inizia a sussurrarmi all'orecchio che una fidanzata è un pretesto meraviglioso per vendicarmi con Edoardo.
«Mel manchi solo tu, cosa vuoi?» mi chiede Tomma.
«Vado io ad ordinare.»
Le parole mi escono senza pensare, le azioni senza avviarle.
Porto il foglietto al bancone, una signora dai capelli rossi laccati prende le ordinazioni.
Ne aggiungo una con i finocchi chiedendole di farmi quella per prima e di chiamarmi quando è pronta.
Torno al tavolo e chiacchiero con gli altri come se niente fosse, finché la cameriera viene al tavolo con una pizza nel cartone.
«La pizza che mi hai chiesto, signorina.»
«Perché d'asporto Mel?» chiede Sam, seguito da Dan: «Vai via?»
Ridacchio mentre scuoto la testa e li guardo con perfidia.
Prendo la pizza e ringrazio la signora.
«Arrivo subito, ragazzi.» avverto alzandomi.
Mi avvio per la sala e raggiungo il tavolo dove Edoardo è seduto con la biondina.
Mi schiarisco la voce mentre lui mi guarda stupito.
«Una pizza con i finocchi. Chi ha da intender, intenda.» cito ad alta voce e appoggio la scatola sul tavolo.
«Te la dovevo.» aggiungo schiacciando un occhio.
«Buon appetito.» sorrido alla bionda nel modo più plateale e finto che mi riesca e torno da dove sono venuta, sentendo addosso e godendomi lo sguardo scioccato di Edoardo.

Tutti pazzi di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora