Ho dovuto spiegare alla gang che Edoardo è solo uno che si è comportato male con me. Hanno sentito chiaramente la mia frase ad effetto rivoltagli e sono scoppiati tutti a ridere. Sta sera siamo andati al famoso BarCollo, il locale più frequentato dalla gang. Non avevo assolutamente voglia di tirarmi insieme così ho una semplice minigonna nera e un top argento, con un cappotto in finta pelle e scarpe basse. Giorgia, non perde un colpo, perciò tutina superattillata, pelliccia e scarpe abbastanza alte. Sembra sempre che debba far colpo su qualcuno e ogni volta mi chiedo se sia così.
Passo la serata tra un divanetto e l'altro, seduta su queste e quelle gambe di amici a parlare, fumare. Non mi piace molto bere, lo faccio solo quando ci sono feste grandiose e ho voglia di lasciarmi andare. Oppure quando qualche bel ragazzo me lo offre: in questo caso non rifiuto mai.
Saluto Anna e Clara, due ragazze della scuola che sono sempre carine con me, sorrido ad una che conosco di vista e mi decido a raggiungere Claudia al tavolo dove è seduta con persone che non conosco.
«Clá.» la chiamo salendo i tre gradini che portano al soppalco dei tavoli privati. Il BarCollo è una specie di discoteca meno 'formale', dove i tavoli sono privati e vengono occupati dai vari gruppi. Il nostro è quello più in alto e centrale, perché siamo qua da sempre e Tomma conosce molto bene gente che ci lavora. Siamo i privilegiati, da questo punto di vista.
«Ciao tesoro!» esclama vedendomi e facendomi cenno di raggiungerla.
«Ho scritto un articolo su di te, oggi pomeriggio. Hai letto?»
Scuoto la testa e noto dei ragazzi seduti che ridacchiano.
«Cosa hai scritto?» chiedo un po' irritata.
Claudia mi fa sedere a fianco a lei sul divanetto, cacciando via una povera ragazzina con gli occhiali. Poi mi passa il suo telefono non-tascabile e apre il suo blog. Leggo il titolo e già deglutisco: Cosa succede a mettere i bastoni tra le ruote alla Barbie.
Inizio a leggere e scopro che Claudia non solo conosce la storia della pizza e ha una foto del momento epico, cosa che già di per sé è abbastanza inquietante, ma per di più sa molte cose riguardo ad Edoardo, che io stessa ignoro. Per esempio che è appena arrivato alla nostra scuola, che è un giocatore di basket molto forte e che ha cambiato scuola dopo che il padre, unico genitore rimasto, è stato ucciso da un qualche psicopatico, ora in gattabuia. Claudia mi ha descritta come una specie di eroina militare, che incute timore e dissemina terrore, credo che sarebbe anche brava a scrivere, se solo io fossi Achille. Finisco l'articolo e le restituisco il telefono.
«Bello eh?» chiede lei tutta eccitata.
«Bello è bello, solo un po'... pesantuccio direi!»
«Non te la prendere! Almeno non ha scritto che la dai a mezzo mondo!»
A parlare è stato un ragazzotto con i capelli rosso carota e la camicia sbottonata per mostrare i pettorali gonfi. Lo brucio con lo sguardo.
«Non te l'hanno mai detto che i muscoli non servono a non farti assomigliare ad una femmina, carotina?» sputo mentre mi alzo.
Mi avvio verso l'uscita senza salutare Claudia, ne i suoi amici smorfiosi. Una volta fuori mi metto in un angolino a prendere un po' d'aria e mi accendo una sigaretta. Che persone ridicole esistono, se la prendono con quelli che sono capaci di ignorarli, per poi finire offesi ed umiliati. Se non avesse fatto quella battuta, stupida e senza fondamenta, non gli avrei mai dato dell'effeminato davanti ai suoi amici. Non avrei nemmeno scoperto la sua esistenza. Il fatto è che dopo che Edoardo mi ha detto di pensare ciò che pensano molte persone, superficialmente, inizio a prenderla sul personale e non dovrei proprio. Dovrei continuare ad ignorare, a rimanere nel mio livello superiore a quelle persone. Esattamente come avevamo imparato a fare io e Fred, quando la gente criticava. A quanto pare Edoardo non è così brillante come mi è parso, ma è fondamentalmente simile a tutti gli altri.
«Ehi, non dare peso a Pietro. È solo un burino.»
La voce viene da un ragazzo castano chiaro che porta una camicia blu. Sembra avere un po d'anni in più di me. L'ho intravisto seduto al tavolo con Claudia, un attimo prima. Sorrido gentilmente, mantenendo comunque un approccio formale.
«Non me la prendo mica io.»
«Fai bene.» dice piano mentre si avvicina.
Nel semi buio noto due grandi occhi azzurri. Si accende una sigaretta anche lui, intanto mi lancia un'altra occhiata rapida.
«Insomma, ti piace dare del gay a chi ti tratta male.» scherza buttando fuori il fumo.
Ridacchio e rispondo: «Pare proprio di sì.»
«E come mai?»
«La virilità è il vostro orgoglio, il gioiello del maschio. Credo che sia il punto debole maggiore che abbiate. Funziona sempre.»
Scoppia a ridere e scopro una risata dolce, aperta e liberatoria. Così mi unisco a lui, perché ne ho davvero bisogno, perché possono togliermi la reputazione e la dignità, ma mai la mia voglia di essere felice.
«Ci conosci così bene? Magari allora aveva ragione Pietro.» esclama, beccandosi la mia occhiata di fuoco.
«Scherzo!» grida alzando le mani innocentemente.
«Ti conviene.» ringhio scuotendo la testa.
«Comunque diciamo solo che siete assolutamente esseri semplici.» spiego.
«E stupidi.» aggiungo con un sorriso finto, mentre butto il mozzicone a terra.
Lui fa lo stesso, ridacchiando.
«Va bene, allora un essere stupido di nome Mirko vorrebbe offrirti da bere.» butta li con tutta la disinvoltura di questo mondo. Mi piace questo ragazzo, è rilassato e spontaneo.
«Potrebbe finire male. Sai cosa succedere a "mettere i bastoni tra le ruote alla Barbie".» scherzo iniziando ad avviarmi all'ingresso.
«Credo che correrò volentieri questo rischio.» dichiara affermandomi la mano e tirandomi dentro il BarCollo.
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Tutti pazzi di lei
Novela JuvenilE se la protagonista fosse apparentemente bellissima ed inarrivabile? Se il problema non fosse trovare un ragazzo che s'innamori, ma trovarne uno che non lo faccia?