«Allora il bodyguard ha fatto breccia?»
Mi giro strizzando gli occhi e metto a fuoco l'immagine di Marc. Sarà anche stata una serata grandiosa ieri, ma alzarsi alle 7 meno dieci per andare a scuola, dopo solo quattro ore di sonno è molto dura.
Rispondo in una specie di sbuffo e scuoto la testa.
«No, Mel non si innamora mai!» esclama Dan sorridendo.
«Non più.» aggiunge Sam.
Ecco la tipica fitta al petto, che per quanto mi sforzi non riesco a cancellare. La mia fitta si chiama Federico Dorati, vent'anni, alto unoeottantuno, occhi blu mare profondo. Un anno di relazione fino a scoprire che aveva la ragazza fissa e un anello di fidanzamento già in tasca. Chi dice che c'era troppa differenza d'età, chi non era quello giusto, ma per me Fred era il sole, in mezzo alla burrasca. L'avevo conosciuto tramite Luk, perché entrambi rapper, incidevano dischi insieme e coltivavano gli stessi sogni. Ma Fred studiava anche per continuare l'attività del padre, importante a livello internazionale. Noi nel nostro piccolo vedevamo nel futuro il suo successo nel rap, il mio diploma, il realizzarsi dei nostri sogni che si fondevano in uno solo.
E così la mia rosea bolla di sapone era stata distrutta a colpi di machete.
Da allora l'amore ha perso ogni fascino, non posso dire di non crederci, ma che non credo più all'amore che dura, l'amore sincero. Ieri Andrea mi ha raggiunta e abbiamo ballato, tra l'alcol, la musica, ci sono stati baci, flirt, divertimento. Tutto qua, non devo giustificarmi con nessuno, sono stata bene.
Annuisco distrattamente ai gemelli e sbadiglio ricordandomi almeno di piazzare la mano davanti alla bocca.
Marc mi guarda con un'espressione strana in volto, poi mi prende per mano e mi tira a sé.
«Ieri sera mi sono fatto tua sorella.» sussurra nel mio orecchio.
Spalanco gli occhi, anche se non è una sorpresa e nemmeno la prima volta.
«Ah.» rispondo semplicemente.
«Tutto qua?»
«Cosa devo dirti Marc? Mi arrabbierei se lei fosse innamorata e tu la usassi e basta, ma so che nessuno dei due mette in mezzo i sentimenti perciò non vedo problemi.»
«Niente problemi...» risponde come se dovesse aggiungere qualcos'altro.
In quel momento passa Paola e sofferma un momento lo sguardo sulla mia mano che stringe quella di Marc. Ma cosa le prende? Io e i ragazzi ci siamo sempre comportati così, perché dovrebbe darle fastidio?
Decido di sorvolare e di avviarmi già in palestra, dato che alla prima ora ho educazione fisica.
«Ciao Marc.» lo saluto stampandogli un bacio rapido sulla guancia e sciogliendo le mani.
I miei pensieri finiscono su mia sorella, che come al solito non mi dice niente, nemmeno quando i fatti riguardano i miei migliori amici. Questo d'altra parte conferma che per lei è solo divertimento con Marc, nulla di più. Ma mi racconterebbe se ci fosse qualcosa? Se iniziasse a provare sentimenti? Il dubbio mi assilla, vorrei poterla aiutare e difendere, eppure mi sento così esclusa dalla sua vita.
Mentre sono persa nei miei drammi, arrivo nella grande palestra e mi siedo su un gradone blu della tribuna. È bello starsene qua, quando non è pieno di ragazzini esaltati che credono di essere ai mondiali di basket e tifosi sfegatati. C'è pace, l'odore del pavimento consumato e del legno delle travi rendono l'atmosfera accogliente, famigliare.
Un forte rumore mi desta dalla mia quiete, apro gli occhi e vedo un pallone da basket che rimbalza solo nel campo. Mi volto per vedere chi l'ha lanciato e mi trovo davanti il ragazzo di ieri. Leonardo? Enrico? Com'era?
«Guarda chi c'è!» esclama lui aprendosi in un sorriso.
«Melissa giusto? O preferisci stronza?»
Lui a quanto pare si ricorda il mio nome, ma decido di giocarci sopra.
«Stronza va benissimo, tu... idiota, ricordo bene?» butto lì con un sorrisetto affrettato.
«Scommetto una pizza che non ti ricordi il mio nome.»
Come ha fatto a beccarmi? Sono colpita dalla sua perspicacia.
Decido di provarla.
«Non scherzare Leonardo.»
Lui scoppia in una bella risata, inizia a fare un balletto saltellando giù dai gradoni e raggiungendo l'altezza della mia fila.
«Mi devi una pizza. Sono Edoardo.» esclama schiacciando un occhio nella mia direzione.
Poi con due balzi raggiunge il campo e recupera il pallone.
Mi alzo e scendo di un gradone, per arrivare alla ringhiera che separa la tribuna dal campo.
«Tecnicamente non ho scommesso.» dico alzando la voce così che mi senta.
Si volta e corruga la fronte.
Poi mi lancia il pallone con una certa destrezza, tant'è che arriva precisamente tra le mie mani.
«Mi devi una pizza.» ripete scandendo bene ogni parola.
Sbuffo e lancio la palla a canestro, segnando senza tanti giri.
Lui rimane come pietrificato a fissare la palla che continua a rimbalzare fino a fermarsi completamente, a quel punto si volta e mi guarda con la bocca aperta. Grazie papà, che fin da piccola giocava a basket con me.
Grazie mamma che mi ha dato un' attitudine naturale per ogni sport.
Sorrido soddisfatta e scavalco il cancelletto, entrando in campo.
«Credo che la pizza me la devi tu, campione.» scherzo, prima di andare negli spogliatoi accompagnata dal suono dell'inizio lezioni. Il sipario si chiude, le luci si spengono.Spazio autrice
Ciao bellissimi
Non scordatevi di lasciarmi un parere!
Come state?
Io sono reduce da una notte in discoteca e ho un gran malditesta, ma non mi dimenticherei mai di scrivere di Melissa.
Un bacione😘
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Tutti pazzi di lei
Roman pour AdolescentsE se la protagonista fosse apparentemente bellissima ed inarrivabile? Se il problema non fosse trovare un ragazzo che s'innamori, ma trovarne uno che non lo faccia?