16. Nella stessa barca

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La domenica è il giorno più ambiguo della settimana. Da una parte adoro dormire fino a tardi, svegliarmi con il sole già alto e pranzare con la nonna Silvia. Oppure non dover lavorare da Yummy. D'altro canto, bisogna prepararsi per la nuova settimana, studiare e la maggior parte delle volte non posso uscire. Poco male, penso tra me e me, ultimamente mi sento un pesce fuor d'acqua con chiunque. Sarà che queste vicende tra Mirko, Edoardo, Marco mi hanno incasinato non poco il modo beato di vedere le cose, che ho sempre avuto, ma ora l'unico posto dove sono a mio agio è al solito con Bea. Le ho raccontato tutto, anche di Edoardo e delle mie paranoie. Lei ha ascoltato, mi ha rincuorata, tirata su. Ma continua ad ascoltare senza parlare, solo io racconto le mie avventure, lei non accenna ancora a dire niente riguardo ciò che le succede. Non voglio spingerla, per paura di perderla.
Mi alzo dal letto e infilo le pantofole giganti a forma di coccodrillo. Sono un regalo di papà e, a differenza delle mie sorelle, ne vado molto fiera. Mi lavo la faccia con acqua fresca e legati i capelli in una crocchia rapida, mi infilo la tuta grigia. Osservo il telefono, sono le 11 passate e ho qualche messaggio. Rispondo a tutti tranquillamente, per poi avviarmi fuori dalla camera. Entro in quella di Eli ed Angi, dove trovo solo la prima con le cuffie rosa shocking e il broncio già stampato su quel bel faccino. Le schiaccio un occhiolino, ma senza risposta. Brutta età. Percorro il corridoio, fino alla porta di Gio. Decido di entrare, nonostante lei odi quando lo faccio. Quando lo fa chiunque. La trovo in pigiama seduta sul letto, intenta a scrivere al cellulare.
«Ciao.» la saluto.
Alza lo sguardo su di me, visibilmente irritata e appoggia il telefono.
«Dai, voglio parlarti e basta.»
Annuisce e mi fa cenno di raggiungerla.
«Non parliamo molto ultimamente.» le ricordo con amarezza, mentre mi sistemo al suo fianco.
Mi manca davvero il nostro rapporto. Quando eravamo più piccole, eravamo legatissime, migliori amiche. Facevamo tutto per il bene dell'altra. Questo più o meno fino al suo arrivo alle superiori, da allora siamo cambiate molto. Un po' perché vedendoci sempre anche a scuola o tra amici, abbiamo iniziato a sottovalutare l'importanza di condividere ogni fatto. E poi anche per la nostra popolarità, credo, che ci rende sole circondate da maschere. Lei si è attaccata molto di più che me a questa attenzione delle persone. Ne è come marchiata.
«Lo so.»
«Come mai?» le chiedo perché ho bisogno davvero di saperlo.
«Non puoi capirmi, Mel, non più.»
«Ma cosa stai dicendo? Siamo nella stessa barca, Gio.»
«No! Tu ed io non ci assomigliamo neanche un po'!»
«Per capirsi non c'è bisogno di assomigliarsi.»
Abbassa gli occhi ed inizia a tormentarsi le mani.
«Giorgia, per favore, parlami.» la supplico prendendole le mani e costringendola a tornare a guardarmi.
«No Melissa!» grida sciogliendo le mani con un movimento brusco ed alzandosi in piedi. «Non puoi capire un accidenti! Tu hai tutto! Sei perfetta. Sei bellissima, hai una marea di amici, sei amata, non fai mai niente di sbagliato e se lo fai, è qualcosa di folle e trasgressivo, come fuggire con un ventenne affascinante! Non conosci problemi, tutti s'innamorano di te. Io invece sono quella brutta, che viene messa in un angolo alle feste, a meno che non la da a tutti! Mi chiamano la "Bionda scema", Mel. E se qualcuno si avvicina a me è solo per apprifittarsene! Sono debole e sola.»
Sta urlando e le lacrime iniziando a scivolare sulle gote arrossate. Non avrei mai creduto che la sua autostima fosse calata fino a questo punto. Lei così delicata e dolce, persino mentre sbraita e piange. Lei che ha sempre avuto ciò che io non ho: la grazia e femminilità. La raggiungo e la stringo forte a me, mentre si lascia andare in lunghi singhiozzi.
«Tesoro, io sono tutto fuorché perfetta... sono giudicata da tutti, dicono che sono una facile. Sono un maschiaccio, dico tantissime parolacce, mangio troppo e senza ritegno. E queste cose dovresti saperle meglio di chiunque altro. Piena di amici? Ho perso la mia migliore amica, senza saperne il motivo. Tu e la gang siete gli unici su cui posso contare. E combino un guaio dietro l'altro. Ma la cosa peggiore di tutte? Ho perso la mia sorellina, l'unica cosa veramente preziosa che ho. Una persona forte e dolce come te.» le parlo piano, accarezzandole i capelli, mentre i suoi singhiozzi diminuiscono. Alza finalmente gli occhi, rimanendomi avvinghiata.
«Giorgia sei bellissima, non devi sottovalutarti mai. E se c'è qualcosa che non ti soddisfa, devi solo darti da fare per migliorarla.»
Tira su col naso e con la voce impastata dal pianto mi chiede: «Ma tu non hai mai problemi, mai qualcosa che non ti soddisfa.»
«Questa è una grandissima stronzata. Perché pensi mi sia iscritta in palestra due anni fa? Perché ho fatto quegli stage linguistici all'estero? E i problemi? Ogni sera piango perché mi manca Fred, perché ha lasciato un vuoto allucinante. Eppure solo il mio cuscino sa quante lacrime ha assorbito, solo io so chi sono.» faccio una piccola pausa e la prendo per le spalle, sciogliendo l'abbraccio.
«E tu devi smetterla di chiuderti in te stessa, come me. Siamo sorelle, che piangiamo sole chiuse nelle nostre camere. Possiamo aiutarci a vicenda, come da piccole che ci spingevamo a turni sull'altalena. Non credi?»
«Si.» risponde semplicemente Giorgia, tornando ad abbracciarmi.
«Grazie, Mel, ti voglio bene.»
«Anch'io, tesoro, anch'io.»


SPAZIO ÆMIS

Momento tenero tra Mel e Gio! Uno dei pochi hahah

Vi sta piacendo la storia?

Un bacio

Tutti pazzi di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora