4. Risposte

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«Ciao Bea» la saluto, come sempre, come se il tempo si fosse fermato ad un anno prima, come se io fossi ancora al suo fianco.
«Melissa...» ripete il mio nome senza smettere di guardarmi.
«Mi spieghi che fine hai fatto?» le chiedo senza tanti giri di parole.
«Io non... Sono cambiata e... Insomma... Non poss..Non voglio più essere amica vostra.» farfuglia spostando gli occhi verso il muro.
«Ma cosa stai dicendo? Ehi io sono la tua migliore amica, la gang è la tua famiglia. Che cosa è successo?»
Noto i suoi occhi inumidirsi.
«Non deve interessarti. Stammi solo lontana e dì agli altri di fare lo stesso, per favore.» si interrompe per roteare gli occhi, cercando evidentemente di trattenere le lacrime e aggiunge «Non rendere le cose più difficili di quello che sono.»
Mi alzo trascinando la sedia, per poi sbatterla sotto il banco.
«Che cazzo stai dicendo Beatrice?» grido trattenendomi io stessa dal piangere.
«Io e te siamo mondi diversi Melissa, tu sei sempre nel pianeta delle Barbie, conta solo l'immagine, i ragazzi e quel fottuto gossip! Mi dispiace, ma io non ti correrò più dietro.» risponde alzando anche lei la voce.
Mi sento colma di rabbia e frustrazione.
Il mio mondo non è quello superficiale che lei ha descritto, le amicizie che ho sono solide più della roccia.
Mi volto e mi avvio verso la porta, ma prima di uscire la guardo per l'ultima volta.
«Lo sappiamo benissimo che non è per questo che te ne sei andata. Non me lo vuoi dire? Io lo scoprirò lo stesso.»
Pronunciate queste ultime parole esco sbattendo i piedi per terra.
Esco in cortile e sento le prime grosse lacrime scivolare sulle guance, per poi  rompersi come cristalli, sul maglione.
La gang è al solito posto, ma non ce la faccio a farmi vedere così, solo Bea aveva l'esclusiva in quelle rare occasioni in cui crollavo ed ora è lei la causa di ciò.
Gli occhi curiosi di decine di ragazzetti mi scrutano, mi immagino già un nuovo post La Barbie piange. Spero che Clá non sia nei paraggi.
Vado a cercarmi una panchina un po' appartata e mi siedo, lasciandomi andare ai singhiozzi.
Il fatto che il mondo mi sia crollato addosso per un'affermazione insensata, mi fa arrabbiare ancora di più. Perché ci sto male, se so che non è la verità?
«Ehi stai bene?» chiede una voce profonda, destandomi dalla mia voragine di tristezza.
Sollevo la testa e mi trovo davanti un ragazzo dai capelli mossi, con due occhi scuri e intensi, quasi quanto la voce, intenti a scrutarmi.
«Si...Cioè in realtà no, ma cosa te ne frega.» dico con quello che sembra un singhiozzo misto ad una risatina.
«Non dovrebbe fregarmene, ma mi piange il cuore a vedere una fanciulla disperata.» dice lui con fare saccente.
Lo guardo con aria strafottente e ridacchio.
Stranamente la sua voce calda e piacevolmente bassa è riuscita a calmarmi.
«Non dirmi che è per un ragazzo.» esclama sedendosi al mio fianco e appoggiando a terra, la palla da basket, che solo ora mi rendo conto tenesse sotto braccio.
Noto dei jeans tre quarti, una giacca primaverile nera che lasciano intravedere la possanza del suo fisico.
«Stavi giocando?» gli chiedo indicando il pallone con un cenno della testa.
«Si, ma non mi hai risposto.»
Gli rubo la palla da sotto le gambe ed inizio a palleggiare, mentre ammetto «Io non rispondo alle domande.»
«Quindi per avere delle informazioni da te, bisogna sparare a caso fino ad azzeccare?» chiede con aria di sfida, alzandosi e strappandomi di mano la palla.
Mi alzo pure io ed inizio a marcarlo, più rapida che posso.
«Più o meno!» dico e strizzo un occhio.
Lui si blocca di colpo e ridendo dice «Ehi hai risposto ad una domanda!»
Approfitto di questo momento per riprendermi la palla ed iniziare a palleggiare intorno a me.
Lui ridacchia scuotendo la testa.
«Potrei chiedere se hanno un posto nella squadra sai. Credo che NESSUNO dei ragazzi obbietterebbe.»
Mentre dice queste parole mi squadra da testa a piedi con un sorrisetto compiaciuto.
Fingo un'espressione scioccata e gli lancio la palla in pancia, nonostante lui la intercetti quasi subito.
Questo ragazzo è riuscito a farmi un complimento nel bel mezzo di una battuta, nel bel mezzo di un pianto.
«Ci penserò...»
Entrambi stiamo ridendo e quasi senza rendermene conto mi è passato completamente il momento di crisi.
La campanella suona e in lontananza  vedo Giorgia e Gaia rientrare in scuola.
Guardo il ragazzo di fronte a me e non posso evitare di notare quanto sia bello.
«Beh grazie...»
«Edoardo» conclude lui svelando una magnifica dentatura bianca avorio.
«Edoardo!» ripeto stringendogli la mano.
«Oh che coincidenza, abbiamo lo stesso nome.» ridacchia.
«Simpatico, sono Melissa.» dico spintonandolo.
«Melissa la violenta.»
«Ciao idiota!» esclamo dirigendomi verso la classe.
«Ciao stronza!» mi saluta lui, con un ultimo, spettacolare sorriso.

Spazio autrice
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