Alle 9 esatte mi guardo velocemente allo specchio e sorrido soddisfatta. Il vestito mi slancia le gambe e mi valorizza le forme, mentre le scarpe mi associano quel tocco di giovinezza che sono fiera di possedere. I capelli li ho sciolti dalla treccia che ho tenuto nel pomeriggio, lasciando loro delle onde ordinate. Per il resto ho abbondato con il Mascara e un leggero filo di fard sulle guance.
Leggera, ma tenace: così mi riconosco.
Prendo la giacca e sento il telefono vibrare sul letto.
«Si?» rispondo senza neanche guardare sullo schermo, so che è uno dei ragazzi.
«Due minuti e siamo da voi, bambola.» riconosco la voce di Marc e gli dico che va bene.
Vado in camera di Giorgia per dirle che tra poco si va, ma non c'è. Qualcosa mi dice che sarà in bagno a conciarsi in ogni modo.
«Giorgia! Marc è quasi a arrivato.» le urlo tirando un pugno alla porta.
«Mio dio sono in ritardissimo!» esclama dalla sua tana.
Come al solito, penso mentre arraffo la borsa e controllo di avere soldi.
Scendo i gradini e come arrivo giù, sento il clacson dell'utilitaria di Marc.
Mia sorella si presenta quando ho ormai salutato Luk, Gaia e ovviamente Marc.
Tomma e gli altri andranno con la sua auto.
Giorgia è elegantissima: ha un lungo abito nero, con spalle e schiena interamente in pizzo. Il tutto accompagnato da un cappotto firmato, stivaletti e un pesante smoke eye sugli occhi.
La squadro lentamente da capo a piedi e lancio un'occhiata complice a Marc.
«Non è mia sorella.» scherzo.
«Ci conosciamo?» le chiede lui mentre saliamo sull'auto.
«Ma sta zitto, idiota.» risponde Gio tirandogli un pugno sul braccio.
Anche Gaia è piuttosto formale, nella sua tutina nera, con numerosi volteggi sulle spalline e gli alti tacchi.
Gaia ha sedici anni, è una ragazza carina, dai lunghi capelli ramati e le lentiggini che le incorniciano gli occhi cioccolato. Ma ciò che più è importante ricordare è la sua intelligenza, fuori dal comune. A scuola ha la media del 9 e vuole fare l'ingegnere chimico, una volta grande. Inutile dire che ha già le idee più nitide di molti di noi più grandi.
È una tipa con i piedi per terra, che si conosce e sa come valorizzarsi al massimo, anche esteriormente.
Mi siedo nel sedile anteriore scuotendo la testa. Luk da dietro, si allunga e mi prende una mano dicendo: "Insomma Mel, qua rimani l'unica che non si fa bella."
Lancio un gridolino e fingo l'espressione indignata tra le risate generali.
Marc mette in moto l'auto, ma prima di partire si avvicina e mi stampa un bacio sulla guancia.
«Sei sempre la più bella, Queen.» sussurra, facendomi davvero sentire una regina.
Credo che ogni ragazza dovrebbe avere degli amici così, che la fanno sentire insostituibile e sempre un gradino sopra tutti. Perché è così che mi sento ora: in cima al mondo.
Arriviamo presto in una strada punteggiata da molti lampioni. Si vedono gruppetti di ragazzi che si incamminano sui marciapiedi, verso lo stesso posto.
Non siamo mai stati a questo locale, l'ha scoperto Rik e ha aggiunto che non possiamo perdercelo.
Marc parcheggia a duecento metri dal luogo in questione e si mette a spiegare al telefono a Tomma dove siamo. Così dopo una manciata di minuti arriva anche la jeep verde di Tomma, da cui scendono lui, Rik e i gemelli.
Tomma mi prende per la vita e mi tira verso sé per darmi un lungo bacio sulla fronte. «Sei una favola.»
«E non hai visto mia sorella!» esclamo indicandola con un cenno della testa.
Tomma fa un'espressione sorpresa e qualche complimento a Gio e Gaia, poi ci avviamo al locale.
Saturno, dice l'insegna luminosa, sotto cui due ragazzoni in giacca e cravatta, sovrastano l'ingresso, facendo passare poche persone per volta e creando una lunga fila.
«O merda! Quanta coda!» si lamenta Dan.
«Sarà una lunga serata.» aggiunge Sam, prolungando la u di lunga.
Scuotiamo tutti la testa, rassegnati.
Passiamo di fronte all'ingresso per andare a posizionarci in coda, quando mi sembra di riconoscere un volto familiare.
Dico agli altri di aspettarmi un attimo e mi avvicino al primo bodyguard, per capire di chi si tratta.
«Andrea?» chiamo riconoscendo il mio amico d'infanzia.
Quello solleva la testa e mi studia per qualche minuto, prima di esclamare: «Melissa! Non ci credo.»
Fa un cenno all'altro ragazzo che lo affianca e scavalca la transenna con un balzo.
Un attimo e mi ritrovo tra le sue braccia toniche.
«Come stai Meli?» chiede sorridendo.
Andrea ed io ci incontravamo tutti gli anni al mare, nel residence dove andavamo. Fin da piccoli eravamo molto affiatati, giocavamo e ci raccontavamo i segreti come amici per la pelle.
Mentre sorride e racconta del suo trasferimento e dei lavoretti che fa per pagarsi l'università, non posso fare a meno di notare quanto si sia fatto bello. È molto alto e fisicato, la pelle olivastra tipica del meridione contrasta con gli occhi chiari, limpidi come il mare dove facevamo le gare di tuffi. Porta un leggero strato di barba, che gli conferisce un'aria responsabile e, ahimè, terribilmente sensuale.
«Allora, devi entrare?» chiede con un cenno, dopo qualche minuto di conversazione.
Annuisco in risposta, mantenendo il contatto visivo con i miei amici.
«La mia Meli salta la fila!» esclama schiacciando un occhio.
«Grazie Andre, ma... sono qua con delle persone.» gli spiego indicando nella fila.
«E che problema c'è? Amici tuoi, sono amici miei. Falli passare avanti.»
Così la gang, salta la fila ed entra sotto gli occhi irati di centinaia di persone.
«Quando stacco vengo a salutarti, ciao bellissima.» mi saluta Andre accarezzandomi teneramente una spalla.
Sorrido ed entro nel Saturno.
Spazio autrice
La nostra Meli incontra ragazzi formidabili da tutte le parti. Quanto daremmo per essere lei eh? Mini capitolo lo so, ma presto succederanno moooolte cose. Un bacioo
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Tutti pazzi di lei
Подростковая литератураE se la protagonista fosse apparentemente bellissima ed inarrivabile? Se il problema non fosse trovare un ragazzo che s'innamori, ma trovarne uno che non lo faccia?