27. Due pugni nell'occhio

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Stamattina mi sono svegliata con gli occhi pesanti e anche allo specchio le sensazioni vengono riflesse come due bei aloni scuri in contrasto con la pelle chiara.
«Giorgia, hai tu la mia matita blu?»
Entro nella sua camera e la trovo in piedi in mutande davanti all'armadio aperto. Mi fa un gesto disinteressato, che traduco come "Si ce l'ho io, ma è troppo bella per dartela perciò mi faccio venire le crisi d'indecisione su come vestirmi, così evito di risponderti".
«Ho capito.» faccio per lasciare la stanza, ma lei mi chiama.
«Non so cosa mettere.»
E da quando? Giorgia ha tremila vestiti.
«Perché?»
«Marc non mi calcola. Voglio attrarlo in qualche modo.»
Sospiro lungamente e inizio a ravanare tra l'ammasso di vestiti riposti negli scompartimenti. Trovo un maglioncino blu elettrico aderente di un colore bellissimo.
«Quant'è bello!» esclamo compiaciuta, mentre mi chiedo perché non lo abbia mai visto indosso a Gio. Lei non lo guarda neanche e risponde con un'espressione annoiata.
«Gio! È bellissimo!»
«È tremendo. Non l'ho mai messo.»
«Bene oggi lo metterai. Con...» decreto alzando un dito.
Mi viene l'illuminazione e corro in camera mia, buttando in aria qualche paio di jeans, prima di trovare i miei pantaloni di pelle nera.
«Quello con i miei pantaloni e... e i dr Martins!»
Raggruppo tutto e lo appoggio sul suo letto. Giorgia mi guarda ancora poco convinta. Che sorella ingrata e di poca fiducia.
«Allora? Vestiti, muoviti.»
La lascio in camera sua e ne approfitto per occupare il bagno, prima che lo faccia lei per i prossimi cinquanta minuti. Ovviamente trovo la matita blu nella posche di mia sorella. Cerco di far risaltare un po' gli occhi perché queste occhiaie sono veramente tremende. Sciolgo i capelli dalla treccia e li gonfio un po' con il fon. Non mi dispiace il risultato, perciò lascio il bagno per scendere a fare colazione, ai vestiti penserò dopo. Vedendo la sedia vuota di papà mi viene in mente che stasera torna. Basta questo per crearmi un sorriso sulle labbra. Papà resta l'unico uomo che colma pienamente le mie giornate, che non lascia niente inosservato. E infine, l'unico uomo che non mi dà pensieri. Lui è una bibita fresca d'estate, non ci pensi su molto prima di berla e alla fine ti soddisfa e rallegra sempre.
«Mamma! Oggi c'è la gita, dove è la mia maglia Justin?» compare Eli con il broncio già decorato in faccia, probabilmente rendendosi conto che mamma non è qua.
«Cos'è, dai un nome alle magliette ora?» la derido sapendo benissimo che si riferisce a quella insulsa maglia con stampata la faccia di Justin Bieber.
«Se è per questo anche tu hai dato un nome alla tua moto!»
Quando ribatte Elisa, mi riconosco in lei. È quella parte aggressiva ed irritante che sotto sotto tutte le Ravasi hanno. Ridacchio e scrollo le spalle, mentre lascio la tazza nel lavandino.
«Dove vai in gita?»
«In montagna. Andiamo a vedere le marmotte.»
«Bello! Fai tante foto.» le schiaccio un occhio «E magari in qualcuna sorridi anche.» le accarezzo la testa, anche se lei non fa altro che sbuffare.
Oggi opto per un jeans strappato e un top corto piuttosto aderente, che lascia la pancia scoperta, troppo forse, così metto anche un felpone sopra. Giacca, casco, chiavi, zaino e sono fuori. Gio non si è più vista, chissà se metterà quello che le ho detto. Sono rimasta un po' interdetta dalla sua affermazione riguardo Marc, ma non l'ho voluto dare a vedere. Marco mi sta facendo imbestialire in questo periodo, prima fa soffrire mia sorella, poi si innervosisce con me per niente. Non vorrei mai perderlo, ma sapere cosa gli passa per la testa sarebbe un grande  contributo alla mia pace psicofisica.
Quando arrivo a scuola parcheggio a fianco all'Harley Davidson di Rik, che dev'essere appena arrivato.
«Mel!» sorride venendomi in contro.
«Rik, ciao.» lo abbraccio.
«Come stai?»
«Tutto apposto, tu?»
«Bene, ieri ho fatto un allenamento assurdo. Sono a pezzi, ma in compenso il mister ci ha detto che siamo qualificati per la prossima fase del torneo regionale!»
«Ehi bravi! Se doveste fare una finale importante o cose simili, verremo con gli striscioni come l'anno scorso.»
«Si, come posso dimenticarmi Dan e Sam con dipinto un pene in faccia!»
Ridiamo al ricordare quando ci eravamo pitturati tutti con i colori della squadra e i gemelli avevano voluto farsi colorare da me e Bea, che ne avevamo ovviamente approfittato. I due ragazzi credevano di avere scritto in faccia le iniziali della squadra, tant'è che s'erano fatti scattare una foto da Clá, fieri della vittoria ottenuta.
Quando siamo quasi nel cortile, un paio di braccia forti ed abbronzate mi sollevano e mi ripongono giù dopo un giro.
«Tomma.» gli do un bacio sulla guancia.
«Perché non sei venuta a far merenda ieri?»
Merenda? Non sapevo neanche che fossero usciti. Ero con Lori e stavo scoprendo il suo tragico passato.
«Cosa?» chiedo confusa, anche se so bene che è da qualche giorno che non esco con i ragazzi.
«Ieri, siamo andati al bar solito, tua sorella non sapeva perché non sei venuta. Ha detto che non eri a casa.»
Giorgia che non si fa mai gli affaracci suoi!
«Ero al Yummy a lavorare.»
«Ah già è vero.»
Mi sento sempre in difficoltà a raccontare alla gang di qualche nuovo ragazzo che ho conosciuto. Non perché ci sia qualcosa di cui mi vergogni o da nascondere, ma odio dover ricevere la loro approvazione o dovermi sorbire le loro scenate di protettivitá.
Mentre chiacchiero con Tomma e Rik, gira l'angolo Marc che tiene sotto braccio una bionda, sicuramente tinta. Ha un seno enorme che traspare dalla magliettina gialla fluo di almeno tre taglie in meno. Mi innervosisco immediatamente nonostante Gio non sia ancora arrivata.
«Gente.» saluta quando arriva da noi, senza mai lasciare la preda. La bionda sorride amabilmente a destra e a manca e non posso fare a meno di notare come i ragazzi la guardano. Sembra che stiano guardando un porno e, d'altra parte, non si allontana molto dalla realtà. Devo salvare la situazione, ora.
«Che bella giornata.» dico monotono fissando la sciacquetta. Lei si apre in un altro radioso sorriso, probabilmente rendendosi conto di essere al centro dell'attenzione.
«Si è proprio bello, oggi.»
Signore, salvami tu. Manco la fantasia le ha dato sua mamma.
«Chi ti ha interpellata?» chiedo acida. Strabuzza gli occhi e si volta a guardare gli altri, che ovviamente  conoscendomi non reagiscono.
«Anzi fai una cosa, vai a coprirti che sei veramente un pugno nell'occhio.» abbasso lo sguardo e mi soffermo sul seno strabordante e aggiungo «Anzi due.»
Quell'oca spalanca la bocca, per poi coprirsela con una mano. Poi guarda Marc che si copre la faccia con una mano, mentre ride di gusto e toglie il braccio dalle spalle della bionda.
Finalmente quella se ne va, sculettando, quasi avesse già dimenticato il mio sottile, non molto sottile, insulto. A quel punto Marc si lascia andare in una delle sue belle risate liberatorie, piegato in due e poggiato sulle ginocchia. Marc quando ride contagia tutti, è un ridere così fresco, innocente, fa venire voglia di credere che nel mondo esistano solo belle cose.
«Sei stata delicata eh.» commenta Luk comparendo al mio fianco e ridendo.
«Rimarrai sempre la sola ed unica queen.» esclama Marc tirandomi su di peso e stampandomi un bacio sulla bocca.
«Mar» «Si lo so, lo so. Ma non mi trattengo.» sorride tutto compiaciuto. Gli tiro un pugno sul braccio e Tomma ride scuotendo la testa.
«Oh cazzo.» esclama Marc, diventando subito serio in volto.
Mi volto per capire cosa possa averlo incupito in tale modo e non posso che sorridere sfacciatamente davanti a mia sorella nel suo maglioncino blu elettrico.

Spazio autrice

Potente sto capitolo!
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Æmis

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