5. Una santa

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Il resto della giornata passa piuttosto rapidamente. Ho raccontato a Luk e Rik della reazione di Bea ed entrambi mi hanno tirata su di morale.
Rik mi ha detto di lasciarla perdere perché sentirà di certo la nostra mancanza e tornerà, con la coda tra le gambe. Luk è stato zitto, probabilmente deluso e ferito per il comportamento di colei che infondo sta ancora aspettando.
Al suono della campanella tiro un lungo sospiro di sollievo.
Chiedo ai ragazzi di aspettarmi fuori dal bagno, mentre mi do una sistemata al trucco. Poi usciamo e raggiungiamo gli altri.
«Allora hai parlato con Tri?» chiede subito Tomma prendendomi una mano.
Annuisco lentamente e sento di nuovo le lacrime offuscarmi la vista.
Cerco di ricacciarle giù, ma Tomma le ha già viste e mi abbraccia.
«Non importa piccola, noi ci saremo sempre per te.» sussurra al mio orecchio facendomi sentire immediatamente meglio.
Mi sciolgo dall'abbraccio e continuando a stringere la sua mano mi rivolgo a tutti gli altri.
«Ragazzi Paola nasconde qualcosa. Io credo... credo che sia stata in qualche modo costretta a non stare con noi. Dobbiamo scoprire cosa c'è sotto. Siete con me?»
Tutti annuiscono o dicono «Certo.»
Mia sorella mi si avvicina e mi stampa un bacione sulla guancia.
«Dai pappa molla!» esclama sempre molto dolce.
Le tiro i capelli in risposta, strappandole un urletto.
«Oggi che si fa?» chiede Marc.
«Potremmo uscire la sera. Andiamo in un locale!» propone Sam con gli occhi che brillano.
«Dai è il primo giorno di scuola infondo!» aggiunge Dan.
Ridacchiamo e presto accettiamo tutti.
Ci salutiamo, poi io, Tomma e Rik ci avviamo al parcheggio.
Rik ha una Harley Davidson meravigliosa e la parcheggia sempre a fianco alla mia.
«Mi era mancata la mitica Mom!» esclama Rik sorridendo.
«Vuoi mettere Mom con bionda?» scherza Tomma guardandomi con un sorrisino malizioso.
Scoppio a ridere guardandoli e dico loro «Vi amo, lo sapete?» poi infilo il casco.

°°°

Nel pomeriggio ho dormito un po', in previsione della lunga serata che mi aspetterà. Verso le sette scendo e trovo mamma in cucina indaffarata con padelle e arnesi, mentre Angelica disegna sul tavolo.

Stampo un bacino sulla testa alla bimba che mi mette le braccia al collo.

Mi tiro su, ma lei non sembra dare cenni di volersi staccare, così me la porto in giro per la cucina.
Mamma ci guarda scuotendo la testa e sorridendo.
«Ciao mamma.» la saluto abbracciandola e stringendo tra i nostri corpi Angi che continua a ridere.
«Dai stupide, non si capisce chi ha 7 anni e chi ne ha dieci in più!» dice sculacciandoci.
«Quasi 18.» le ricordo pavoneggiandomi e strizzando un occhio.
Angelica finalmente sembra cedere e scende dal mio collo tornando ai suoi adorati pennarelli.
«Com'è andata la scuola Meli?» chiede mamma, affettando le zucchine.
«Come sempre.»
Mia madre si chiama Barbara. È la donna più bella che io abbia mai visto: ha lunghi fini capelli biondo cenere, che scendono leggermente ondulati. Labbra carnose, contrapposte ad un piccolo nasino rotondo. Gli occhi sono dello stesso colore dei miei, solo più grandi e spaziosi. Ha un sorriso dolce e molto più espressivo che migliaia di parole.
Anche struccata, con una tuta, un grembiule ridicolissimo con scritto Best mum ever ed affannata nell'impresa di tirare su quattro pesti, rimane sempre incredibilmente bella.
«Stasera esco con gli altri, andiamo in un locale.» la informo, mentre infilo in bocca un pezzetto di formaggio.
So che con lei non c'è bisogno di mentire o inventare chissà che. Meglio essere sinceri, in questo modo, avrò sempre la sua fiducia.
Poi mamma ha conosciuto Tomma quest'estate e sa che è uno in gamba, a cui può affidare le sue due figlie maggiori.
«Anche Giorgia?» chiede sollevando un sopracciglio.
«Mh mh»
Ovviamente quando c'è di mezzo mia sorella, la responsabilità ricade sempre su di me, essendo la maggiore.
«Non fate tardi d'accordo? Domani avete pur sempre scuola.» mi ricorda buttando la pasta in una pentola.
«Certo.» accetto mentre esco dalla cucina.
Passo il tempo rimanente alla cena ascoltando colonne sonore dei film che ho scaricato sul telefono. È una passione un po' particolare che ho: il fatto è che quando guardo un film, la musica riesce a trasmettermi ogni emozione e quando la riascolto senza immagini, posso riprovarle. Le colonne sonore sono molto più cariche di significato che le normali canzoni, non per niente esistono i video musicali: per aggiungere quello che la musica non sempre riesce a trasmettere.
Ho dato anche un'occhiata ai vestiti che potrei indossare stasera, ma non ho molta voglia di prepararmi. Dopo aver incontrato Paola, mi sento come svuotata e continuo a ripensarci.
Inutile dimenticare come le persone hanno avuto influenza sulla nostra vita, ancor più durante gli anni più belli e difficili dell'adolescenza. Alla fine ho trovato un vestito grigio stretto in vita e le amate adidas nere borchiate, giusto per non rinunciare al fascino della comodità. Ancora in tuta scendo a cenare con la mia famiglia. Stasera ci sono tutte le mie sorelle, mentre papà è via e questo fa sì che casa nostra diventi il solito frenetico inferno.
«Ma Giorgia ha già le scarpe con il tacco!» grida Elisa, piangendo e facendo colare la spessa linea scura che si traccia sugli occhi.
«Ho quindici anni io.» risponde colei in questione, con fare altezzoso.
Ignoro queste assurde discussioni e mi avvio dalla mamma, per aiutarla ad apparecchiare. «Vanno avanti da tanto?» le chiedo notando la sua espressione fortemente alterata.
«Oltre il limite di sopportazione possibile per una persona comune.»
«Cosa vorresti dire?» ridacchio mentre mi passa cinque piatti blu.
«Che sono una santa, no?»
«Non per niente Best mum evercito picchiettando sul suo grembiule e strappandole una bella risata.

Tutti pazzi di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora