Domani mattina

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Dopo quel 'Baciarti', Harry era rimasto assolutamente in silenzio. Si era limitato a seguire Louis, buttando l'occhio ogni tanto al suo sedere - e che sedere! - ed aveva ascoltato tutti gli aneddoti riguardanti il gatto obeso che lui ed i suoi coinquilini avevano deciso di adottare e toglierlo dalla strada.

"Te lo giuro Hazza, per spostarsi rotola!"

"Ma poi che nome è Cato?" - commentò finalmente Harry coinvolto dalla risata cristallina di Louis, non l'aveva mai sentito ridere in quel modo ed alle sue orecchie parse il suono più bello del mondo, anche più delle canzoni dei Simple Plan, il suo gruppo musicale preferito.

Louis si accigliò per qualche istante - «Ehi! È un gran bel nome per un gatto!» - poi tornò a camminare di fianco al riccio, forse un passo più avanti per sembrare leggermente più alto. Era un ragazzo sicuro di sé - a tratti anche troppo - e del suo corpo, si piaceva ma soprattutto piaceva, se proprio doveva trovarsi un difetto avrebbe sicuramente accennato alla sua altezza, visto che raggiungeva a malapena il metro e settantadue. Poi quel ragazzo di fianco a lui lo faceva sembrare ancora più basso e dannazione!

Entrambi i ragazzi si persero nei loro rispettivi pensieri: chi pensava all'altezza e chi pensava ad un gatto obeso con un padrone adorabile e bellissimo. Senza nemmeno accorgersene arrivarono al giardino botanico. Non era un vero e proprio parco naturale ma tutti gli studenti lo chiamavano così visto la moltitudine di piante che i vari cittadini, negli anni, aveva piantato e coltivato.

«Ci sediamo lì?» - chiese Louis, indicando con un gesto del capo una panchina libera. Il più piccolo annuì e senza aggiungere nulla si andò a sedere, spostandosi di qualche centimetro quando Louis si sistemò, per i suoi gusti ed i suoi nervi, troppo vicino - «Raccontami qualcosa di te»

«Cosa vorresti sapere?»

«Non saprei...La prima cosa che ti passa in mente» - aggiunse. Harry non sapeva cosa dire, era strano ma ogni volta che lo guardava la sua bocca si prosciugava. Aveva tanto da dire, avrebbe voluto tanto eppure più lo guardava e più le parole gli si fermavano in gola, bloccandosi. Tra tutte le cose - «Da quanto fumi?» - chiese, vedendo il ragazzo accendersi una sigaretta.

«Non lo faccio quasi mai. È stato Andy, il mio coinquilino, a passarmi il vizio, quella testa di cazzo...» - prese un lungo respiro dalla sigaretta e tornò a parlare - «Ti dà fastidio?»

Harry scosse la testa, facendo ricadere sul viso i boccoli - «Ho fumato per qualche mese, quando avevo sedici anni ma poi ho capito che lo facevo solo per essere apprezzato dai miei amici»

«I tuoi amici ed i tuoi genitori sanno che sei gay?» - chiese sfacciatamente ma Louis era famoso anche per quella sua insolenza, era arrivato ai vertici della politica universitaria proprio grazie a quella. Harry annuì, gli costava un po' rivangare il suo passato, quelli amici che erano scomparsi come fumo non appena aveva ammesso loro di provare qualcosa per una persona, per un ragazzo proprio come loro. Si era sentito rifiutato, attaccato, si era sentito male ed ad ogni occhiata di diniego che gli dedicavano nei corridoi della scuola, Harry si sentiva sempre peggio. Ma quell'impossibile situazione gli aveva insegnato ad essere forte, a contare solo sulle sue forze e smetterla di affidarsi completamente agli altri. Louis notò il leggero disagio ed il velo di tristezza dietro gli occhi verdi del ragazzo - «Argomento delicato?»

«Vengo da un paese di seimila abitanti. Mi sentivo sempre fuori posto. Mi guardavano ed io mi sentivo a disagio, sbagliato sotto i loro sguardi. Ormai ero 'Il Frocio', niente di più, solo questo e faceva male. Non sono andato a scuola per un po', mi vergognavo di me stesso ed è stato il momento peggiore della mia vite e sinceramente non so perchè te lo sto dicendo...»

Louis si alzò dalla panchina e si sistemò proprio di fronte all'altro, guardandolo intensamente negli occhi verdi - «Non sentirti mai inferiore a nessuno, Harry. Mi stanno proprio sul culo le persone che fanno così!»

«Sul tuo culo ci starebbero anche tutti i miei am-quelli insomma!» - Louis alzò un sopracciglio ed intrecciò le braccia al petto, fingendosi offeso.

Harry però, non capì che quell'occhiataccia scherzosa nascondeva un sorriso e preoccupato iniziò a chiedere scusa, un numero incalcolabile di volte. Louis trovò adorabile l'espressione mortificata e gli occhi da cucciolo che Harry aveva assunto - «Ehi! Ehi! Scherzavo...»

«Pensavo ti fossi offeso davvero, ero già pronto ad implorare pietà»

«Ci vuole molto di più per scalfirmi ma a pensarci bene, forse un po' sono offeso» - Harry alzò lo sguardo bloccandolo su quello azzurro e limpido del più grande. Sentiva una strana sensazione allo stomaco, come se le sue viscere interne lo stessero avvisando di qualcosa.

«Cosa dovrei fare per farmi perdonare da te, vostra maestà?»

Louis piegò leggermente le gambe, avvicinandosi al viso intimorito di Harry, gli passò una mano gelida sulle guancia accaldata - «Potresti baciarmi, ad esempio»

«Non bacio nessuno al primo appuntamento» - rispose con un filo strozzato di voce, imbarazzato.

«Allora devo chiederti assolutamente un secondo appuntamento...Tipo, domani mattina?»


ANGOLINO DI -G:

*Andy non sei una testa di cazzo, lo sai.

Grazie mille per le trentamila visualizzazioni, davvero, siete fantastiche!

Alla prossima.
Un abbraccio,
G.



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