Non so perchè te lo sto dicendo

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Harry era rimasto ad osservare il telefono per tre giorni, non sapendo cosa e come rispondere a Louis, mentre Niall continuava a suggerirgli di non farlo, di ignorare e basta. Ma lui doveva capire, dare un senso a quel messaggio inviatogli e non ce la faceva a far finta di niente nonostante avesse compreso che quelle erano parole di un ubriaco visto i successivi messaggi in cui il testo erano solo qualche consonante oppure una foto sfocata del pavimento, inviata per errore alle sette di mattina.

"Inutile continuare ad osservare il telefono, se fossi in te lo chiamerei semplicemente" - aveva proposto Gemma, dandogli l'unico consiglio davvero utile: chiamarlo ed affrontarlo una volta per tutte, senza stupidi giochetti psicologici, fraintendimenti, parlare a cuore aperto ed accettare una volta per tutte le conseguenze, perché Harry iniziava ad essere stanco di quella situazione al limite, in equilibrio sull'umore di un lunatico Louis.

Il ragazzo dagli occhi verdi, quindi, aveva preso un lunghissimo respiro - cercando di calmare il cuore ed il tremolio alla voce - e dopo alcuni minuti, tra ripensamenti ed incitazioni davanti lo specchio, aveva premuto il nome di Louis Tomlinson sul suo iPhone ed aveva aspettatate una risposta, camminando avanti e dietro nella sua camera da letto, scaricando tutta la sua ansia su una pallina da tennis che continuava a lanciare contro il muro della stanza, ignorando le urla di sua madre per il rumore fastidioso.

Louis era rimasto sorpreso dal leggere il nome 'Harry S.' sullo schermo illuminato dalla chiamata avviata ed aveva pensato, durante i primi dieci secondi, di lasciare squillare a vuoto il telefono eppure inconsciamente voleva sentire quella voce rauca, non voleva deluderlo non rispondendo, in fin dei conti a quel ragazzino ne aveva già combinate troppe e per questo, quando ormai tutte le speranze di Harry si erano annullate, rispose - "Pronto?"

"Ehm...Ciao Louis, sono Harry..." - disse timido. Louis lo aveva anche immaginato, con le guance rosse ed un velo d'imbarazzo negli occhi e quella scena, non sapeva perché, lo aveva fatto sorridere. Poi il più piccolo tornò a parlare, mantenendo lo stesso tono incerto - "Io ti ho chiamato...C'è ecco...per l'associazione"

Louis rimase parecchio stupito dall'ultima affermazione, era certo che Harry lo avesse chiamato per chiarire una volta per tutte o mandarlo a fanculo una volta per tutte invece no, lo aveva semplicemente cercato per qualche informazioni sull'associazione di cui era presidente, niente di più - "Ah, dimmi tutto..." - disse con tono impassibile eppure Harry colse quella piccola vena di delusione, oppure era solo frutto della sua testa?

"Ho finito il logo e non so se siete ancora interessati, posso inviarti il vettoriale dell'immagine..."

Louis ancora una volta rimase sorpreso dalle parole del ragazzo. Nonostante lo avesse trattato nel peggiore dei modi, fingendosi interessato a Zayn solo per ferirlo - con il senno di poi, si era amaramente pentito di quella scelta - Harry aveva mantenuto fede alla sua parola e lo aveva aiutato, creando un nuovo simbolo per l'associazione che lui stesso aveva creato, con non poche fatiche e bastoni tra alle ruote - "Grazie Harry, non me lo aspettavo" - ammise sincero.

"Non ho fatto grandi cambiamenti, ho preso i vostri due simboli, il sole ed il guerriero, ed ho cercato di unirli. Da una parte c'è la forza d'animo rappresentata dall'uomo, la lotta per i valori comuni mentre il sole rappresenta la vita dell'associazione, un percorso che..." - ma Harry fu interrotto da un sospiro di Louis, un rumore che non era riuscito a tradurre in parole, forse lo stava annoiando oppure lo aveva disturbato, niente di positivo insomma. Forse doveva solo riattaccare il telefono e inviare quello stupido logo, la scusante ideale per parlare con Louis, ad uno dei consociati, lasciando perdere il ragazzo che ormai disturbava ogni suo giorno, ogni suo pensiero.

"Mi dispiace Lou...Louis, non dovevo chiamarti" - disse Harry afflitto, stava per allontanare il telefono dall'orecchio e riagganciare quando sentì Louis bisbigliare qualcosa. Riportò immediatamente l'oggetto vicino a sè, alzando anche il volume al massimo, per essere sicuri di capire ogni singola parola.

"Due anni fa dovevo sposarmi - fece Louis, toccandosi il ponte del naso per rilassarsi e prendere il giusto coraggio per dire quella cosa, del perché lui era diventato così - era avventato, tutto me lo dicevano ma io lo amavo e volevo maledettamente vivere la mia vita con lui. Non...non ero come adesso. Credevo nell'amore ed in quelle stupide cose come il destino, come te. Ero ingenuo ma soprattutto innamorato, così tanto accecato che non mi sono accorto di nulla: vivevamo insieme e quando io ero a lezione, lui portava quello che pensavo fosse il suo migliore amico a casa nostra e puoi immaginare da solo....Non so perché ti sto dicendo questo Harry ma voglio solo farti capire che con me è tempo perso, non ho voglia di rimettermi in gioco, con te o con nessun altro, voglio divertirmi e basta" - finì di dire sincero il Presidente, lasciando Harry con la bocca letteralmente spalancata.

Quest'ultimo infatti, dovette scuotere più e più volte la testa per riprendersi ed assimilare davvero ciò che Louis gli aveva appena detto: si stava per sposare, innamorato, tradito, ferito, non voleva avere niente a che fare con l'amore. In quel momento il più piccolo biasimò un po' il ragazzo, capendolo. Louis gli aveva ribadito per l'ennesima volta che non voleva avere niente a che fare con lui eppure non riusciva ad essere ferito. Era arrabbiato, furioso, con quel ragazzo che anni prima aveva spezzato il cuore di Louis, trasformandolo nella persona insensibile che si mostrava nel presente.

Il Presidente non aveva mai raccontato a nessuno, se non a Liam ed Andy ed alcuni membri della sua famiglia, ciò che era successo tra lui e Luke eppure era stato facile aprirsi, giustificarsi con Harry.
Louis aveva capito la natura della telefonata nel corso di questa: Harry non lo aveva chiamato solo per il simbolo, quella era una stupida scusa per sentirlo. Nei giorni precedenti era entrato nella chat del riccio e più volte aveva visto 'Sta scrivendo...' sotto il contatto eppure Louis non aveva fatto nient'altro che osservarlo, fino a quando non spariva. Aveva capito di essere nei pensieri di Harry, anche in quel momento, per questo motivo aveva deciso, nella sincerità più assoluta, di mettere fine a quel rapporto ambiguo, mettendo fine anche a quella piccola speranza di rinascita che si era accesa in lui, non era il momento e non lo sarebbe mai stato.

Luke lo aveva segnato in negativo e nell'amore, non ci credeva quasi più.

"Io...Avrei capito anche prima ma è la scommessa che mi ha fatto realmente male, essere trattato come un oggetto. Dovresti capire ciò che significa..." - rispose Harry dopo qualche minuto in cui entrambi i ragazzi erano rimasti in silenzio.

"Mi dispiace davvero per quella, per Zayn e per non poterti dare effettivamente ciò che vuoi da me..."

"Già dispiace anche a me..."

Nessuno dei due ragazzi disse altro ma nessuno dei due provò ad allontanarsi dal telefono anche solo per un momento, rimasero così per altri cinquanta minuti: Louis seduto sul gradino antistante la porta d'ingresso dell'associazione - visto che all'interno la linea telefonica non prendeva assolutamente - mentre Harry si era lasciato andare sul letto, cullato dai respiri di un Louis infreddolito - "L'amore non fa sempre male Lou..."

Louis' Club || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora