Dichiarazioni

11.1K 808 261
                                    

Non era mai stato un tipo molto atletico Harry, aveva provato un'infinità di sport e con la stessa rapidità con cui cambiava, li lasciava. Da piccolo perché si annoiava facilmente, cresciuto invece, sentiva i suoi compagni di squadra parlare di lui e della sua sessualità, emarginandolo oppure tormentandolo negli spogliatoi. Una volta, durante il suo secondo anno di pallavolo, aveva trovato sulla porta del bagno delle donne il suo nome e quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non aveva preso più parte alla squadra e si era dato al divano ed a qualche passeggiata la domenica mattina di buona leva ma niente di più, per questo correre quei tre chilometri che lo dividevano da casa di Louis erano stati sfiancanti a livello fisico e non solo. Per tutti quei minuti in cui le sue gambe si erano mosse veloci, la sua testa non era stata ferma; continuava a pensare cosa dire, cosa fare, come farsi amare da Louis, perché lui quel sentimento lo sentiva già un po' scorrergli nel sangue. Non da ammetterlo ad alta voce ma abbastanza da guardare Louis sotto un'ennesima luce nuova.

Harry arrivò all'appartamento di Louis spompato e con il fiato corto, le mani sudate abbandonate sulle cosce leggermente doloranti e tirate. Aveva le guance colorate di un rosso porpora ed i capelli leggermente sudati. Avrebbe aspettato qualche minuto per riprendersi e ritornare di un colorito normale, soprattutto, ma ne mancavano pochi alla mezzanotte del 2 Febbraio e lui doveva fargli quel discorso il giorno del suo compleanno, nonostante mancasse poco più di mezz'ora. Guardò in alto verso l'appartamento e fortunatamente notò le luci accese, non voleva svegliare nessuno, soprattutto Andy, non credeva di stargli molto simpatico. Titubante si avvicinò al campanello e velocemente suonò, sentendo distintamente i borbottii del biondo provenire dalla stanza con la finestra aperta, la cucina molto probabilmente.

"Chi è?" - Harry sentì nuovamente la voce di questo e solo in quel momento pensò all'eventualità di non trovare Louis in casa. Se fosse rimasto da Zayn? O con qualcun altro? In fin dei conti non gli aveva risposto neanche ad un messaggio e si lasciò andare alle sue paranoie - "Chi è?"

"C'è Louis?" - rispose finalmente, dopo attimi di imbarazzante silenzio dove sentì borbottare qualcosa al ragazzo dall'altra parte del citofono.

"Tommo è per te!" - Harry sentì il portone scattare e la stessa voce, incurante dell'ora tarda, urlare un 'Secondo piano'. Il ragazzo prese un lungo respiro e prima di salire si chiese se il suo cuore stesse battendo così per la corsa appena fatta o perché stava finalmente per dichiararsi a Louis, buttare tutto fuori. Voleva condividere con lui quel pensiero ed altro, voleva mettere in chiaro almeno i suoi sentimenti perché non ce la faceva più a restare immobile in quell'incertezza del non detto, della non definizione.

Salì a due a due i gradini ed appena arrivato al pianerottolo indicato, trovò Louis sulla soglia della porta, con le braccia incrociate al petto, l'aria stanca ed i capelli arruffati ma comunque bellissimo. Anche con indosso una tuta grigia leggermente logora e l'aria imbronciata che gli ricordava tanto quella di un bambino - "Che ci fai qui?" - domandò, cercando di mantenere un tono freddo eppure Harry captò ugualmente quella leggera vibrazione di emozione nella sua voce.

"È ancora il mio compleanno. È ancora il mio compleanno" - ripeté in sequenza, avvicinandosi all'altro senza però toccarlo, nonostante Harry non aspettasse altro, aveva provato a sfiorargli le guance con la mano ma era stato inutile, Louis si era scansato a quel semplice tocco - "Non hai motivo per essere incazzato con me"

"Sono solo stanco Harry e sinceramente non capisco la tua improvvisata qui in piena notte"

"Mi hai lasciato da solo al locale..."

Louis scese dal gradito che divideva il pianerottolo al suo appartamento e si avvicinò verso Harry, le braccia ancora al petto che continuavano ad intimorire l'altro, senza un perché. Gli occhi azzurri poi, chiusi in due piccole fessure, lo mettevano ancora di più in soggezione - "Ti sono venuto a prendere a casa e mi sono ritrovato Zayn. Ti avevo comprato anche delle rose che dannazione, ora sembra così stupido tutto questo. C'era Zayn, ho dovuto inventare che le rose erano da parte di Liam e non sai quanto fastidio ho provato solo a dirlo" - sospirò e poi riprese a parlare, abbassando di qualche tono la voce - "Tu non sei Luke, l'ho capito ma non riesco a non avere paura di tutto questo. Sono spaventato da ciò che mi stai facendo, da ciò che sento quando ti ho vicino e per quanto abbia cercato di sotterrare queste emozioni, il solo vederti mi fa tremare il cuore, Harry. Ma tu non sei Luke ed io ho paura" - mormorò piano, pianissimo, prima di fare l'ennesimo passo e per la prima volta, abbandonarsi lui nelle braccia di Harry. Il ragazzo lo strinse forte e sentì il calore del corpo del più piccolo trasferirsi nel suo.

Harry lo guardò per qualche attimo, sembrava infinitamente piccolo nelle sue braccia. Tutto ciò che voleva dirgli era ormai inutile, non sarebbe bastato e lui, lui voleva dire la cosa giusta per quel momento. Era confuso dentro di sè, letteralmente in panico, eppure non lasciò trasparire nulla, chiuse solo gli occhi, strinse ancora di più al petto Louis e con una semplicità e sicurezza disarmante gli sussurrò all'orecchio - "Non devi avere paura proprio perché io non sono Luke..."

Louis tremò al solo sentire la pronuncia di quel nome, Harry lo sentì distintamente sotto le sue braccia. Si chiese quanto male gli avesse fatto per ridurlo in quel modo, per fargli chiudere il cuore e freddare tutti i sentimenti. Avrebbe voluto chiederglielo, in verità avrebbe anche voluto trovarlo e spaccargli la faccia, così da fargli sentire un minimo di dolore per ciò che aveva fatto a Louis, per ciò che aveva precluso loro.

"Ti ho davvero rovinato il compleanno, mi dispiace"

Harry depositò un bacio tra i capelli lisci ed arruffati del più grande, lasciando successivamente la stretta presa su di lui per guardarlo negli occhi ed ammettere - "Regalami una notte d'amore".

Louis si alzò sulle punte, chiuse gli occhi e depositò un leggero, quasi impercettibile, bacio sulle labbra carnose e rosee del più piccolo, ridacchiando quando vide Harry tendere ancora di più la bocca e cercare la sua, non sazio di quel piccolo contatto che agli occhi di Louis era stato un evidente segno di fiducia, aspettava però all'altro capirlo - "Vieni con me".

Louis' Club || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora