Grazie Louis

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Il viaggio in macchina fu privo di parole, o quasi.
Harry continuava a piangere, rannicchiato sul sedile reclinato mentre Louis continuava a pensare a qualche frase di circostanza, una rassicurazione ma la verità era che lui non si era mai ritrovato in una situazione del genere: aveva consolato le sue sorelle durante il funerale del nonno ma non era minimamente paragonabile a vedere il suo ragazzo dilaniato dal dolore, silenzioso e pallido. Per tutto il viaggio verso Holmes Chapel, Louis aveva tenuto la mano sinistra sul ginocchio del ragazzo, stringendolo ad ogni singhiozzo, ad ogni lamento, ad ogni 'Papà' che Harry aveva sussurrato. Aveva persino canticchiato una canzone di James Bay perché - "So che lui ti rende di buon umore" - ma non era bastato, non in quella occasione ed allora Louis aveva sussurrato un - "Ti amo" - il secondo della sua vita con Harry ed era tornato a prestare attenzione alla guida, maledicendosi.

Casa Styles era già gremita di persone quando Harry oltrepassò la soglia di casa, appoggiato o meglio, completamente sorretto da Louis; le sue forze lo avevano abbandonato ore prima, subito dopo quella chiamata e la notizia dell'infarto. Era entrato con gli occhi bassi, coperti dagli occhiali neri per nascondere la sofferenza che si celava dietro. Si sentì osservato, puntato ma soprattutto si sentì annullato quando vide per la prima volta la bara di suo padre aperta e Gemma lì vicino, a tenergli una mano ormai fredda.

"Stai con me" - fu l'unica cosa che disse, prima di avvicinarsi a sua sorella e stringerla in un abbraccio di cui entrambi avevano bisogno. Louis li osservò da lontano, stringersi nel loro dolore comune - "Sei Louis, vero?" - si sentì chiamare da dietro, annuì e tese una mano alla donna, riconosciuta subito - "Condoglianze signora Styles".

La prima cosa che Louis notò nella donna fu la sua estrema somiglianza con il figlio, le fossette, il naso, persino il taglio degli occhi era simile. L'aveva vista in diverse foto sul computer di Harry ed intravista durante qualche videochiamata ma non aveva mai notato quella particolare somiglianza, non che si fosse soffermato poi molto. Anche il dolore nei suoi occhi era uguale a quello dei due figli, era forse più maturo e consapevole ma ugualmente annullante. Un infarto gli aveva portato via l'amore della sua vita, l'uomo che continuava ad aspettare, nonostante tutto. Ritrasse la mano e l'abbracciò ritenendo quel gesto più opportuno, stringendola forte - "Grazie per esserti preso cura di Harry" - gli sussurrò in un orecchio con la voce spezzata, dirigendosi verso i suoi figli, completamente grata a quel ragazzo dagli occhi azzurri per essersi offerto di mantenere Harry in piedi, in vita.

"Posso davvero cercare un albergo, non c'è bisogno Harry"

Harry spalancò la finestra per far entrare aria fresca e si soffermò sulla libreria che lui e suo padre avevano costruito anni addietro, una serie di libri non gli aveva mai fatto così male. Louis sembrò capire - ancora - quello sguardo perso nel vuoto, quel nuovo silenzio e lo abbracciò, stringendolo forte, cercando di recuperare almeno una piccola parte di lui, gli sarebbe bastato anche un piccolo accenno di sorriso.

Harry sembrò tornare alla realtà solo dopo qualche minuto in cui non aveva ricambiato l'abbraccio di Louis: le sue braccia non lo avevano stretto anzi, erano rimaste ancorate ai fianchi mentre il suo sguardo continuava a vagare tra gli scaffali di legno, in cerca di una foto, un ricordo, qualcosa che gli parlasse nuovamente di suo padre e si pentì di essersi sbarazzato di tutto quanto anni prima quando Des era andato via di casa, senza una spiegazione.

"Capisco di essere di troppo qui"

"Non capisci nulla invece! Ho bisogno di te, ho bisogno di te qui, cazzo!" - strillò il più piccolo, scansando malamente il corpo di Louis - "Ho bisogno di te perché non posso farcela da solo..." - cadde in ginocchio al centro della stanza mentre sussurrava quelle parole, mentre il dolore gli premeva sul petto. Sentiva la bile tornargli sù, insieme al pianto.

Louis si abbassò sui talloni e raggiunse il suo viso; voleva baciarlo, ripetergli ancora una volta che tutto sarebbe andato bene perché c'era lui, c'erano ancora loro. Si sarebbe caricato lui sulle spalle tutto il male, le incertezze e le mancanze, le notti in bianco, avrebbe sorretto Harry con tutte le sue forze - "Sono qui. Sarò sempre qui"

"Grazie Lou" - rispose, stringendolo a sè con tutte le poche forze che il suo corpo gli permetteva - "Sei necessario per me".

"C'è una bella luna stasera" - finì per dire il più grande, completamente spiazzato da quella affermazione. Si erano professati il loro amore, era a sceso a patti con questo e si stava ancora abituando all'idea di appartenere ad un'altra persona ma non aveva mai pensato di essere una necessità, qualcosa di totalizzante. Sotto il chiarore della luna crescente Louis concepì davvero cosa voleva dire amare una persona, esserne dipendenti, legati ed anche necessari, perché per la prima volta immaginò il suo futuro e ci vide Harry, senza nessuna associazione.

Louis' Club || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora