Capitolo 3

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Canzone consigliata: Runaway - Urban Strangers.

CHIARA'S POV

Mi nascondo in un angolino fra due edifici dell'Università, non voglio che Miriana mi veda fumare, inizierebbe a rompere i coglioni.
Tiro fuori il pacchetto e inizio. Una, due, tre...
Devo smetterla, ma questa dipendenza creata dalla nicotina è più forte di me, non riesco a controllarla. A un certo punto sento dei passi, veloci, svelti, danno come l'impressione che l'asfalto scottasse e tu debba camminarci a piedi nudi. Mi giro di scatto e vedo Miriana con un'espressione contrariata a quello quello che sto facendo.
"Miri, lo so... Scusa" le dico in un tono falsamente dispiaciuto
"Ora le prendi" mi prende per un braccio con tutta la forza che ha e mi tira, costringendomi a camminare.
Arriviamo al cestino più vicino e con uno scatto geloso afferra il mio pacchetto di sigarette e lo getta.
"Ma che cazzo fai?"
"Devi smetterla di fumare questa merda ,okay?"
"Va bene.." Rispondo con tono indifferenze alla sue stupida e retorica domanda-affermazione. Penso che sappia anche lei che non smetteró.
Ci avviamo verso l'edificio dove terremo la nostra prima lezione di psicologia, da matricole della scuola.
Sono esattamente le 9:58, fra due minuti inizierà la lezione.
Amo l'università per il semplice motivo che le lezioni tenute non sono in una fascia oraria assurda, dove per avere un aspetto un minimo decente, devi svegliarti alle 6 del mattino e muovere il tuo culo dal caldo letto.
Alle 9:59, da brave e prudenti ragazze, entriamo in aula.
Ci sediamo in ultima fila in fondo, non mi piace attirare troppo l'attenzione.
L'attenzione della gente viene attirata da un semplice fattore: i miei capelli.
Sono fottutamente di qualsiasi colore possibile e immaginabile. Sono arcobaleno, in parole povere.
Adoro tingermi i capelli di colori assurdi. Ho sempre pensato che i capelli fossero come una "diramazione" delle idee. Se hai una mente aperta e fantasiosa (come nel mio caso) non esitare a colorarti i capelli, come per l'appunto ho fatto io.
Inizia la lezione che sarebbe dovuta durare circa due ore.
Psicoanalisi, Freud.
Il professore inizia a spiegare in tutta la sua fierezza chi è, o meglio era, Freud e che egli faceva principalmente uso di cocaina, un brav'uomo insomma, ma con una mente geniale, delle idee geniali e un'intuizione della costruzione della mente umana fantastica.
Dice tutto con un inglese colmo di accento londinese, a me fa semplicemente impazzire.
Inizia
" La psicoanalisi, da psico che significa psiche, anima, più comunemente "mente", e analisi: analisi della mente, è la teoria dell'inconscio dell'umano su cui si fondano una disciplina....... Sigmund Freud..... Padre della psicoanalisi.... Inizio '900"
La mia mente è completamente distratta da un ragazzo seduto davanti a me.
Capelli biondi. Dei bellissimi capelli color biondo cenere. Chinato su un foglio per prendere appunti. Non l'avevo visto entrare in aula, penso di non avervi fatto caso. Non ho idea del perché sia così distratta da questo ragazzo, per lo più girato di spalle.
Miriana mi riporta alla realtà.
"Guarda sti due tipi davanti. Non li ho visti entrare." Dice con un sibilo che sembra infinito.
"Nemmeno io."
La lezione finisce nel peggiore dei modi, dove ci sono io che continuo a fissare il tipo davanti a me, con i capelli biondo cenere. Il suono della campanella mi riporta alla realtà, come aveva già fatto Miriana in precedenza e vi assicuro che non è una bella sensazione.
No.
Non lo é.
Mi alzo e faccio per mettere via quaderni e penne che non mi erano stati molto utili nella mia borsa, quando mi giro e per sbaglio incrocio i suoi occhi.
Ci guardiamo qualche secondo, ma quei secondi mi bruciano l'anima.
I suoi occhi sono posseduti dall'oceano. Azzurri. Non so come descriverli.
Usciamo dall'aula mentre io sono ancora assorta nei miei pensieri, come una stupida. Miriana mi riporta per la terza fottutissima volta alla realtà.
"Chia..."
"Non rompere i coglioni." Rispondo.
Nessuno deve interrompermi quando sto pensando a qualcosa o a qualcuno.
Nessuno.
Ormai Miriana è abituata e conosce fino al nocciolo il mio carattere, sa che non deve prendersela.
"Scusa" sospiro
"Andiamo a mangiare, ho una fame che mangerei anche il libro di psicologia" Ridiamo.
In questo momento il pensiero del ragazzo scompare.
Poi torna ancora.
Non avrei mai immaginato che mi avrebbe prosciugato la ragione.
Usciamo dall'aula e corriamo verso il ristorante giapponese (non sto scherzando corriamo davvero).
Ordino del buon sushi.
Adoro il sushi.
Successivamente raggiungiamo il dormitorio, per oggi le lezioni sono concluse.

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