Capitolo 27

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Canzone consigliata: Tenerife Sea - Ed Sheeran.

8:30

È giovedì mattina e alle 9 inizia la mia lezione di arte.
Non vedo Gennaro da lunedì e non so minimamente che fine abbia fatto.
Forse si è già dimenticato di me, cosa molto probabile.
Sono già in piedi dalle 8. Per la lezione di Arte mi sveglierei anche alle 5 del mattino.
Miriana è già andata via, doveva fare quel progetto di chimica per il professore con Alessio e penso che le occuperà un bel po' di giornata.
Decido di andare a fare colazione.
Appena esco dal dormitorio l'aria fredda mi arriva dritta sul viso e mi ripeto per la millesima volta nella mia mente quanto ami l'aria di Londra.
Mi dirigo verso la caffetteria del campus, non dista molto dal dormitorio e dall'aula di Arte, penso farò abbastanza in fretta.
Oggi sono vestita come una specie di barbona: ho una felpa grigia enorme con su disegnato il logo degli Iron Maiden, una delle mie band preferite e dei leggins neri. Siccome non riuscivo a domare i miei capelli, ormai sbiaditi e diventati una specie di azzurro pastello, ho deciso di legarli in una specie di cipolla disordinata. Stamattina non sono nemmeno truccata, Gennaro appena mi vedrà penserà che sono un mostro.
Arrivo alla caffetteria e mi accoglie una ragazza con un sorriso.
"Juliet! Ma che ci fai qui?" Dico in tono sorpreso.
"Qualche mattina non ho nulla da fare, così ho deciso di lavorare in caffetteria"
"Mi fa strano vederti in queste vesti"
"È strano anche per me"
Iniziamo a ridere e la risata di Juliet è così carina, delicata. Io sembro una specie di capra un calore, però lasciamo stare.
"vorrei un cappuccio grande per favore"
"Arriva subito!"
In meno di un minuto ho già il mio cappuccio in mano.
"Grazie Juliet, ci vediamo" la saluto con un sorriso stampato sul volto porgendole i soldi
"È stato un piacere" e mi saluta con un cenno della mano mentre mi allontano.
Mi ha fatto molto piacere rincontrare Juliet, penso sia una ragazza davvero simpatica e con i piedi per terra.
Sorseggio il mio cappuccio dirigendomi verso l'aula.

8:55

Arrivo in aula con 5 minuti in anticipo, almeno posso occupare i posti davanti.
Mi siedo davanti e inizio a tirare fuori il mio libro, penna e un taccuino per gli appunti. Dopo 5 minuti esatti arriva un'orda di studenti che si ammassa sull'uscio dell'aula per entrare. L'ultimo ad entrare prima del professore è Gennaro.
Ha delle occhiaie enormi, un cappellino adorabile e non posso descrivere altro perché è troppo dolce.
Si guarda intorno come un cucciolo smarrito finché non nota il mio sguardo.
Sorride e io gli faccio un cenno della mano in segno di saluto.
Si avvicina e si siede accanto a me, alla mia sinistra.
"È libero qui, signorina?"
"Tanto ti sei già seduto" dico ridacchiando
"Mi sarei seduto anche se fosse stato già occupato"
Che dolce.
Il professore introduce la lezione di oggi : l'arte greca e romana.
Amo l'ideale di bellezza greco, i templi e altre infinite cose.
A Gennaro non sembra piacere tanto, quando il professore ha annunciato il tema della lezione ha fatto una specie di smorfia.
"Mi sembra di capire che non ti piacciano greci e romani" dico
"Non è brutto, però preferisco arte contemporanea"
La lezione passa abbastanza in fretta per me, non so per Gennaro.
Sembriamo due bambini, continuiamo a lanciarci occhiatine mentre il professore spiega e a darci pizzicotti sulle braccia. Sorridiamo cercando di trattenere le nostre risate.
"Smettila Genn" dico sussurrando.
Non mi risponde, ma continua a importunarmi.
Finisce la lezione che non ho preso nemmeno un appunto.
"Vorrà dire che studierai da libro"
"Col cazzo che mi studio 50 pagine sull'arte greca" dico in tono incazzato.
Sono venuta al corso di Arte per imparare, non per farmi importunare dal ragazzo che mi piace.
"Eddai scusa" dice aprendo le braccia
Mi butto praticamente fra le sue braccia.
L'abbraccio dura poco, ma è molto dolce.
Usciamo dall'aula e improvvisamente ricordo che avrei dovuto accennare a Genn la storia di Milano.
"Genn devo dirti una cosa prima che tu vada"
Si gira confuso
"Dimmi"
"Alessio ti ha già detto per la storia di Milano?"
"Sì mi ha detto."
"Quindi avete intenzione di venire?"
Spero con tutto il mio cuore che la risposta sia sì.
Dì di sì di prego.
"Si, ne abbiamo discusso ieri pomeriggio, veniamo anche noi" dice sorridendo con le mani in tasca.
"Yeeeeeeeee" dico saltellando. Sembro una fottuta bambina davanti a Gennaro, ma non posso farci nulla.
"Sei contenta?"
"Si, non si nota?"
"No, per niente"
Scoppiamo a ridere insieme.
"Ricordati che partiamo domani pomeriggio alle 17, fatevi trovare davanti alla nostra stanza con le valigie alle 15, mi raccomando." Dico guardandolo negli occhi
"Okay mamma" dice alzando le mani.
"Ora devo andare, ciao Genn" lo saluto sorridendo
"Non stai dimenticando qualcosa?"
Cosa starei dimenticando?
Mi porge la guancia e lì capisco.
Gli dò un bacio veloce e successivamente mi sorride
"Ora va meglio"
"Ciao Genn"
"Ciao Chiá"
"Mi piace come soprannome"
"Allora ti chiamerò così, Chiá"
Gli faccio un cenno con la mando sorridendo e mi incammino lentamente verso la mia camera, per quel giorno avevo finito i corsi.

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