Capitolo 13- L'alba con te.

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Pov Shey

La tenue luce arancio del sole entra dalla finestrella che, dalla stanza, dà sul giardino della villetta.
Sono senza pantaloni. Di nuovo. Non che la cosa mi dispiaccia, ma siamo quasi in inverno e credo di non avere abbastanza fisico  -o una qualche pelliccia di orso-  per poter sopportare il freddo.
Alis deve averlo capito, perchè mi sta stringendo a sé come un peluche per riscaldarmi. Sembra una stufa per quanto è calda... Ho la testa nell'incavo del suo collo, sopra la spalla. Da quì posso sentire il profumo della sua maglia, più forte dell'odore di alcool che ancora aleggia nella stanza.

Avvicino d'istinto le labbra al suo collo, così da sentire il suo calore e il delicato battito delle vene che pulsano sotto pelle. Riconosco le braccia forti e immobili sulla mia schiena, coperte da sottili maniche e intenzionate a bloccarmi in quella posizione. Chiudo i pugni trattenendole due lembi di tessuto, all'altezza del reggiseno. "Se è un sogno non voglio svegliarmi" penso, con l'intento di restare tra le sue braccia il più a lungo possibile.
Mi sveglio allarmata dopo una manciata di minuti, richiamata da gemiti di sofferenza di Alis. Ha la fronte madida di sudore, ed è scossa da leggeri tremiti. Le lascio il pigiama e passo le mani sulle guance bollenti e arrossate. "Cos'hai..?" mi ripeto, inquieta, mentre si gira a pancia in su, scoprendosi dal lenzuolo fino alla vita.
Quel che vedo mi lascia per un attimo senza respiro.

Sotto la maglia  -alzatasi leggermente-  intravedo un fisico allenato e ben disegnato, ma deturpato da diversi segni violacei sparsi sugli addominali. Provo ad alzarla ancora un po', e più la alzo più i lividi aumentano.
-Chi è stato..?
Biascico a me stessa, accarezzandole con due dita ogni macchia scura, sulla carnagione pallida e delicata. Traccio una linea, una storia sulla sua pelle, dall'ombelico, all'inguine, all'anca, alla costola, da un segno a quello successivo, come per cercare di ricostruirli in ordine cronologico. Un disegno, una traccia segnata sul suo corpo con delle dolci, leggere carezze sui muscoli forti di un'atleta, ma vellutati di una ragazza, e che comunque sono riuscite a svegliarla.
-Ti diverti...?
Sussurra con voce roca e un leggero sorriso compiaciuto sul volto. Ritiro la mano di scatto, trattenendo il fiato per lo spavento.
-Io... Cos'hai fatto?
Domando, rossa in viso, nel tentativo di cambiare argomento. "Proprio ora doveva svegliarsi?!" 

Mi risponde che nel tempo libero fa uno di quegli sport dove la gente si prende a cazzotti. Ora riesco a spiegarmi come diavolo ha fatto a stendere il ragazzo del bar in un sol colpo, e chi erano quegli energumeni che facevano a gara a chi beveva più birra.
-Il borsone vicino alla porta laggiù ha dentro i guantoni quindi..?
Chiedo, cercando di interessarmi ad altro al di fuori dei suoi addominali al vento. "Perchè non si tira giù la maglia? Non può avere tutto questo caldo, siamo a Novembre!"
-
No, quello è il mio borsone da pallavolo.
Replica alzandosi dal letto e infilandosi nella porta dietro il borsone. "Wow ha tempo di fare anche quello" mi costringo a pensare, nella tristezza di non averla più accanto a me. Quando sento lo sciacquone capisco che dietro quella porta c'è un bagno. "Un bagno in camera, che figo!"

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