Capitolo 34- Una piccola Alis.

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Non sono mai restata da sola a casa di Alis.
Prima di tornare a casa per recuperare i miei vestiti decido di esplorare un po' il territorio. Nel salotto trovo una libreria immensa, nella quale mi perdo immediatamente tra titoli fantasy e thriller, fin che un libro con una scritta a pennarello sul bordo non attira la mia attenzione.

"Alis"

E' sull'ultimo ripiano della libreria, il più lontano possibile da chi vorrebbe vederlo. Prendo una sedia e mi arrampico fino a raggiungerlo. Lo apro a caso, e mi si parano davanti degli splendidi e tristi occhi azzurri, immortalati in una foto. "E' il suo album..." . Lo sfoglio fino alla fine; le foto risalgono a pochi anni fa, 2, 3 o 4 al massimo. Le prime pagine sono vuote, come se qualcuno avesse tolto le foto della sua nascita e della sua infanzia, fino all'età di 13-14 anni. "Peccato, mi sarebbe piaciuto vedere una tenera Alis..." mi ripeto, rimettendo l'album di foto al suo irraggiungibile posto.
Scopro un altro bagno al piano terra, e la riserva di legna per il camino, e di pellet per le stufette sparse per la villetta. Osservo tutte le foto incorniciate sulle mensole e appese alle pareti, ma solo in una riesco a scovare una piccola Alis. 

Nella sua stanza, tra il caos della scrivania, c'è una vecchia foto sgranata e stropicciata con una bimba dagli occhi azzurri  -quasi blu-  di appena un paio di anni, che fissa incuriosita l'obbiettivo. Ha in testa un berretto da baseball troppo grande per lei, a coprirle il ciuffo di capelli biondi, ed è seduta in braccio a qualcuno, una donna  -sua mamma, presumo-. Ha le guance rosse e rotonde, le mani piccole e paffutelle di ogni bimbo, aggrappate alle forti mani della madre che la sostengono. Fotografo quel dolce musino col telefono  -che per fortuna funziona ancora, dopo il bagno di capodanno-  così da poterlo tenere con me. 

Poco dopo -soddisfatta delle mie scoperte-  decido di uscire per andare a casa. Zuri è ancora in post-sbronza, e mi ha insultato per aver citofonato senza avvisarlo. "Evidentemente i 24 messaggi che gli ho lasciato non sono bastati a svegliarlo...". Prendo l'intimo, qualche tuta e qualche maglia dall'armadio, scordandomi appositamente di portarmi via le felpe.
Mentre sono sulla via del ritorno mi balza in mente la malsana idea di andare a dare un'occhiata ai suoi allenamenti. Mi dirigo velocemente verso la palestra, e mi introduco furtiva dall'ingresso. Vedo sacchi da box, qualche ring per gli incontri, alcuni dei ragazzi barbuti che avevo già incontrato al locale e che avevano dato man forte a una violenta e furibonda Alis, nello stendere uno dei tre imbecilli che mi infastidivano.
Uno dei giovani muscolosi mi riconosce. Si chiama Jhonny, è poco più alto di Alis, biondo, con gli occhi verde-grigio, il viso da bambino e dei muscoli da far impallidire un body builder  -ok, forse ho esagerato, ma non ho mai visto dei muscoli così possenti; e pensare che ha solo un anno meno di noi!-
-Ti vedo in gran forma!
Dice, distogliendo i miei pensieri dai suoi pettorali.
-Mai quanto te!
Rispondo, riferendomi al suo fisico asciutto e sudato. Mi chiede altre due cose, e mi indica dove trovare la ragazza, prima di tornare ad allenarsi. Su uno dei ring vedo due figure prendersi a pugni e calci, protetti solo da un casco aperto e imbottito, e un paio di guantoni. Quella più massiccia sferra un pugno verso il viso dell'altra, ma lei elude l'attacco e calcia rapidamente alle costole della prima, che si accascia sul tappeto tenendosi un fianco. Li vedo entrambi provati, dev'essere da un po' che combattono. Si tolgono i caschetti ed escono dalle corde, asciugandosi il sudore con una salvietta. Alis ha una canottiera aderente blu scuro, che le mette in evidenza i muscoli ancora in tensione, e dei pantaloncini che lasciano poco all'immaginazione. A piedi nudi sembra leggermente più bassa, e finalmente riesco ad arrivarle alla spalla. Mi avvicino guardinga mentre si toglie i guantoni, e le metto una mano sulla schiena per spaventarla.

Non so come, o perchè, ma mi sferra una fulminea gomitata sulla tempia destra, facendomi cadere a terra a peso morto. La mia vista si offusca, prima di perdere conoscenza.

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