Capitolo 30- Mi ami...?

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Sono le 4.45 quando l'uomo in tuta fluorescente mi sveglia completamente dal dormiveglia. 

I genitori di Shey sono in vacanza, hanno intenzione di tornare immediatamente a casa, ma non potranno prendere il treno prima di domani. Suo fratello non risponde al telefono, così cerco di convincerli che la porterò a casa io  -come sua salvatrice non posso avere cattive intenzioni, e in più non hanno spazio per tenerla con loro-.
Me la riportano infagottata come il bozzolo di una farfalla, meno pallida dell'ultimo istante che l'ho vista. La prendo in braccio e mi faccio scortare a casa dal volontario della croce rossa. Mi ricorda di chiamarli per ogni minimo problema che potrebbe esserci, e poi riparte, lasciandomi ancora una volta davanti al fiume con Shey. 
Entro in casa, barcollante e rigida per il freddo. Mamma e papà sono sempre in montagna durante le vacanze invernali, così devo sbrigarmela da sola. Salgo con cautela le scale, e sopo aver posato Shey sul mio letto accendo immediatamente la stufetta. "E ora... La solita routine, piccola mia".
La libero dalle coperte, e noto che come me indossa ancora i vestiti bagnati e sporchi di acqua di fiume.

Glieli sfilo, attenta a non svegliarla, e la riavvolgo di nuovo nelle coperte. Mentre scendo al piano terra mi tolgo la camicia bianca  -che ormai è diventata beige-  i pantaloni, e l'intimo, infilando tutto in lavatrice. Quando riapro la porta della camera mi sento invadere da un caldo e lieve tepore. La mia ospite se ne sta raggomitolata sul fondo del letto, il più vicino possibile alla stufa a pellet. Prendo una maglia, dei boxerini da donna, una felpa e comincio a cambiarmi, quando la sento gemere. Mi avvicino preoccupata, "magari sta avendo un incubo.." penso, prima di prenderla di nuovo in braccio e portarla nel bagno. Mi sfilo la felpa e gliela metto al posto delle coperte, ancora umide. La faccio sedere sulla tazza e mi inginocchio davanti a lei.
-Shey... Shey...?
Chiamo, scuotendola per le spalle, evitando di farle male. "Sembra così gracile..."
Borbotta qualcosa, ma non riesco a capirla.
-Ti gocciolava il ciuffo quando sei uscita dall'acqua...
Ricorda a voce bassa l'esperienza del fiume, abbracciandomi e appoggiando la guancia alla mia spalla, per stare più comoda. Dal collo largo della mia felpa noto i segni che ha sulla spalla e vicino alla gola. "Gli stessi graffi dell'ultima volta...". Mi rabbuio un attimo, ripensando a come mi ha allontanata e si è chiusa in se stessa, prima di notare la cicatrice bianca sul suo ginocchio. Gliel'avevo medicato io, e ora è finalmente guarito. Un sorriso soddisfatto mi spunta sulle labbra, appena prima che Shey iniziasse a tremare per il freddo e dire cose strane e senza senso  -non che normalmente dica cose intelligenti o con un senso-. Le accarezzo la schiena per calmarla.

-Mi ami?
Chiedo, incuriosita da cosa potrebbe ribattere, senza aspettarmi una risposta seria.
-Mi ami...
Ripete, con voce stanca.
-Miami... New York... Boston... Las Vegas... Tutto quello che vuoi, cricetino...
Sussurra sulla mia spalla, evidentemente ancora sbronza. Le lascio un leggero bacio sulla fronte, la pulisco, la prendo in braccio e la adagio sotto le coperte, infilandomi con lei. Mi sono dimenticata di prendere un'altra felpa e dei pantaloni per me, ma non importa, mi farò bastare maglia e boxerini.

Shey si acciambella al mio fianco come un riccio, infreddolita. La stringo al petto fin che non smette di tremare, e si addormenta, chiamando il mio nome nel sonno.

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