Capitolo 43- Silenzio tombale.

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Sabato sera ho deciso di lasciarmi un po' andare, e nel frattempo fare qualche domanda ai miei amici in merito alla notte di capodanno.

Esco di nuovo con i Paccari, con Deby e la sua nuova fiamma. Andiamo in un bar a pochi chilometri da casa. Ho deciso di prendere solo una birra, devo assolutamente ricordarmi cosa dicono i miei compagni di bevute.

-Eri sbronza, poi sei sparita e abbiamo pensato fossi a casa della bella...
Biascica Baldu, un cocktail in ogni mano. Alison e Alexandra hanno ballato tutta la sera e sono tornate a casa a piedi, le scarpe col tacco in mano, scortate da Bigia e Lucy, le più sobrie. Loro due hanno detto di avermi vista correre in bagno accompagnata da Deby, e poi uscire in compagnia di qualcuno alto e biondo. In fine chiedo a Deby, che dice di avermi scortata in bagno poco prima che rimettessi i miei drink, e poi di avermi persa di vista in mezzo alla folla. Non ha visto il ragazzo biondo, e non si è preoccupata perchè pensava fossi al sicuro con Alis.
Appena riesco scrivo tutto ciò che ho scoperto ad Alis, ma senza ottenere risposta.

Premo i miei amici per tornare a casa presto, così verso le 00.45 sono in macchina con Jhonny, suo padre alla guida, Deby e Bigia  -collassata sulle mie ginocchia appena salita in auto-.
Alis continua ad ignorarmi, forse perchè non ho trovato alcuna informazione utile, "Oltre al ragazzo biondo che probabilmente è il suo fratello pazzo, che mi ha tatuato un disegno di morte mentre ero ubriaca e che se ne va in giro a seminare morte e distruzione con un coltello e una felpa scura con cappuccio, esattamente come il giovane che mi osservava quando me la sono presa perchè Alis ha visto i miei graffi, e come la persona che in questo momento riesco a distinguere davanti al cancellino della sua villetta".

-FRENA!
Urlo con tutto il fiato che ho in gola al padre di Jhonny, sbarrando gli occhi per la paura poco prima che lui inchiodasse.
-Chiamate la polizia!
Aggiungo, schizzando fuori dalla vettura e tornando di corsa sull'argine del fiume.
Trovo il cancellino della villetta aperto, e le luci di casa spente. C'è un silenzio tombale, rotto solo dallo scorrere scrosciante del fiume. Indecisa se entrare o aspettare la polizia rimugino su quella figura con il coltello; "Kyle potrebbe essere dentro, e magari sta aspettando che mi avvicini per infilzarmi come uno spiedino..."  faccio in tempo a pensare, mentre mi accosto alle scale a piccoli passi. Il mio sguardo  vaga verso l'alto, in cerca della finestrella della camera in mansarda, ma è tutto buio.
<<La polizia sta arrivando>>
Mi avvisa un messaggio di Deby.
Un urlo agghiacciante e un rumore di vetri infranti sul pavimento attira all'istante la mia attenzione. La paura di ritrovarmi faccia a faccia con l'assassino scompare, rimpiazzata dal terrore di veder morire la ragazza che amo senza aver fatto nulla per tentare di salvarla.
Corro a perdifiato verso la porta, ma la trovo chiusa; "Dannazione! Deve aver pensato che qualcuno sarebbe potuto entrare!". Tiro fuori la chiave di scorta e con una spallata alla porta mi fiondo dentro, accendendo la luce.

Un gemito sofferente proviene dal divano, ma prima di avvicinarmi do una fulminea occhiata in giro. "Sembra tutto al suo posto, nessun segno di lotta... Nessuno squilibrato nascosto sotto il tavolo... La TV  e il camino accesi... Oh Dio, non l'avrà mica gettata tra le fiamme?!". Scuoto la testa per togliermi quel pensiero dalla mente, mentre mi sporgo a lato del sofà, ma la visione di ciò che trovo finisce per lasciarmi senza respiro.

Alis, sdraiata a pancia in su, senza pantaloni  -nel periodo più freddo dell'anno, tra l'altro-  si stropiccia gli occhi, si chiude a riccio, e torna a sonnecchiare. Sul basso tavolino del salotto scorgo il DVD di HATES, il thriller che avevo recuperato da casa e che ci siamo dimenticate di vedere.

"Il volume della TV è muto... Significa che qualcuno ha urlato davvero..?"

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