Capitolo quaranta.

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POV di Hanna.


Su tutte le riviste che affrontano l'argomento 'gravidanza', qualcuno che crede di saperne più di te con una pancia di 7 mesi, tira fuori perle di saggezza come:

- Il movimento è importante per te e per il bambino.
- Un'alimentazione sana migliora le condizioni.
- Piangi, se ne hai voglia, sono gli ormoni.

Analizzando il primo punto mi piacerebbe dire a questi cervelloni che il movimento non è così facile come loro scrivono. Avevo i piedi i gonfi, la schiena indolenzita, la stanchezza sulla pelle.. prova a muoverti tu con una pancia del genere! E poi parliamo dell'alimentazione, siete seri? La mattina ho voglia di torta al cioccolato, poco dopo di fragole con la panna, subito dopo voglia di lasagne, COME POSSO GESTIRE UN'ALIMENTAZIONE SANA? Solo sul terzo punto mi trovo d'accordo, per ora, ma Harry sembrava sempre preoccupato ogni volta che succedeva.
«Quando Aria se ne andrà Louis rimarrà di nuovo solo, l'ho abbandonato anche io.»
Continuavo a piagnucolare, seduta sul divano intenta a guardare una puntata di Hart of Dixie in cui Zoe e Wade si sarebbero trasferiti in un'altra casa, con un bimbo in arrivo, abbandonando il loro migliore amico Lavon. Perchè ero così triste anche io?
«Hanna?»
Harry si avvicinò a me, mettendo da parte i piatti da lavare e asciugandosi le mani con un panno.
«Sarà così triste, dovremo invitarlo a stare da noi.»
Il lamento uscì più forte di quanto volessi facendomi sembrare in piena crisi di ormoni.
«Oddio, perchè stai piangendo?»
Harry si sedette accanto a me, indeciso se ridere per la mia espressione o esserne preoccupato.
«Perchè penso a lui tutto solo in quella casa, senza di me, senza Aria.. dobbiamo fare qualcosa!» urlai.
«Gesù va bene! Lo faremo stare con noi! Puoi smetterla di piangere adesso?»
Scoppiammo a ridere entrambi, mentre la lacrime continuavano a scendermi lungo le guance. Sapete quella sensazione di gioia e tristezza nello stesso momento? No? Bhè neanche io la conoscevo, fino ad ora.
«Sono gli ormoni!» spiegai, asciugandomi le lacrime.
Harry mi avvicinò al suo petto con un bracciò e mi lasciò diversi baci tra i capelli. Pensare che tra un paio di settimane se ne sarebbe andato di nuovo mi faceva male al cuore.
«Hai sentito Zayn?» mi chiese poi.
«Si, qualche giorno fa, sembrava al settimo cielo.»
Risposi, guardando la televisione senza prestarle completamente attenzione. Zayn sembrava entusiasta, come un bambino che ottiene il suo giocattolo preferito e questo era molto di più di un giocattolo.
«Ha visto il mio video su youtube, mi ha chiamato alle 4 di notte per prendermi un po' in giro.»
«Deve ancora capire il fuso orario.» sorrisi.
«Si, lo credo anche io.»
«Non diventerai una di quelle pop-star che si crede il Dio della musica, vero?»
«Il Dio della musica? E questa da dove esce?»
Rise insieme a me, nonostante la mia domanda in origine voleva essere seria.
«Promettimelo e basta, non dimenticare mai chi sei e da dove vieni.»
Mi guardò per un paio di secondi, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non potrei mai dimenticare da dove vengo, che famiglia pessima ho avuta e soprattutto non potrei mai dimenticare a chi appartengo e chi sono veramente.»
Non lo facevo apposta giuro, ma era così carino quando diceva queste cose che in un momento del genere non potevo non piangere.
«Ti prego, non dirmi che stai piangendo.»
Sembrava terrorizzato dalla mia reazione e cercai di nascondere la voce rotta.
«No, sono gli ormoni.»
Il tentativo fu inutile, le lacrime iniziarono a scendere senza sosta lungo le guance ed Harry mi abbracciò di nuovo, ridendo e coccolandomi.

Dopo che Harry finì con mio grande orgoglio di lavare i piatti, decidemmo di fare un salto all'Irish. Mi era dispiaciuto non lavorare più lì, ma la dottoressa Robinson e soprattutto Harry, erano stati molto chiari. Dopo quell'episodio dell'aborto spontaneo, che sembrava anni e anni fa, non potevo permettermi di affaticarmi. Si era già formata la fila per entrare, mentre noi sgattaiolavamo dall'entrata sul retro, sotto lo sguardo invidioso di tutti quelli in attesa. Josh ed Emma avevano fatto un bel lavoro fin ora. Ricordo ancora il primo giorno che misi piedi qui dentro, la gente era meno della metà di quella di adesso e non si vedevano più vagabondi che dormivano ubriachi sui tavoli. Harry mi teneva sempre la mano, anche quando entrammo e fummo accolti dalla musica country di una ragazza che si stava esibendo sul palco. Harry la fissò a lungo e cercai in tutti i modi di riconoscere l'emozione che gli si leggeva negli occhi.
«Nostalgia?» gli chiesi.
Distolse lo sguardo dalla ragazza e mi guardò con gli occhi lucidi.
«Qui è dove è iniziato tutto.. ne abbiamo fatto di strada.»
«Vuoi dire da quando ci siamo insultati nel cortile sul retro?» scherzai.
Lui scoppiò a ridere e mi baciò sul naso, poi una voce ci richiamò.
«Hanna! Harry!»
Josh ci venne incontro e ci strinse entrambi in un abbraccio, con addosso il solito grembiule marroncino.
«Quindi non hai dimenticato il locale che ti ha scoperto.» scherzò Josh.
«Oh ma come potrei, uno dei proprietari mi odiava.»
«..e uno dei due aveva una cotta per te.»
Solo dopo Josh si rese conto della battuta che aveva appena fatto e mi lanciò uno sguardo di scuse.
«Va tutto bene, credo che questo spieghi molto.» lo rassicurai, indicando la pancia.
«Allora superstar, suoni un po' per noi?»
Harry inizialmente fece cenno di no, ma glielo leggevo negli occhi quanto lo volesse così lo incitai anche io. Mi lasciò un bacio sulla fronte e seguì Josh tra la folla, mentre io andavo verso il bancone dove Emma serviva le birre.
«Ehi mammina, tutto apposto?»
Fissavo ancora Harry che in questo momento si trovava con Robert. Josh lo annunciò al microfono e il locale esplose in un boato. In questo locale tutti lo adoravano e presto lo avrebbero fatto tante altre persone. Il pensiero del tour era fisso nella mia mente e non riuscivo a togliere l'angoscia che provavo dal mio cuore.
«Terra chiama Hanna!»
Emma mi richiamò e mi voltai di scatto, facendola ridere.
«Stai bene? Sembri pensierosa.»
«No, sono solo gli ormoni che giocano brutti scherzi.»
Harry iniziò a suonare la chitarra e le parole di Diana riempirono il locale.
«E' stata la canzone che l'ha portato qui, sai?»
Alzai lo sguardo per guardare Emma che mi regalò un sorriso pieno di orgoglio. Mi girai per guardare Harry così a suo agio su quel piccolo palco che l'aveva aiutato a fare un passo in avanti nella sua vita, nel suo futuro. Mentre la gente batteva le mani a tempo di musica e canticchiava le parole della canzone, il mio telefono vibrò nella borsa e lessi il nome di Aria sullo schermo.
«Pronto?»
Ehi! Siete a casa?
«Dal casino che senti ovviamente no, siamo al pub.»
Risposi, sovrastando il chiasso che c'era in sottofondo.
Va bene, arriviamo!
Chiusi la chiamata e tornai da Emma, trovando Josh alla cassa che batteva qualcosa sui tasti.
«Era Aria, lei e Louis stanno arrivando.» informai i ragazzi.
«Oh bene, - rispose Emma – come vanno le cose tra voi comunque?»
Ci misi un po' a capire a chi si riferisse e poi capii che parlava di me e Harry. Come andavano le cose? Bene, tralasciando il fatto che Robert lo trascinasse per tutta l'Inghilterra, il che era una cosa buona per tanti lati, ma dovevamo ancora decidere dove avremo passato il resto della nostra vita e sistemare la casa così che un bambino ci poteva vivere, ma andava tutto bene.
«Alla grande, domani abbiamo una delle ultime ecografie e sono felice che possa esserci.» dissi, eccitata.
So che probabilmente non tutti potevano capire, ma guardare tuo figlio anche solo per qualche minuto su uno schermo in bianco e nero era qualcosa che ti faceva sentire la persona più felice del mondo, anche se la tua vita non era proprio perfetta.
«Domani?» Emma arricciò il naso guardandomi.
«Si.. tutto bene?»
«Si, ma mio padre mi aveva detto che domani avevano un incontro con quell'agente dei Westlife fuori città.»
«Cosa?»
Non poteva essere vero, sicuramente Harry non lo sapeva.
«Me l'ha detto oggi mio padre.. Non lo sapevi?»
«No, Harry non mi ha detto niente..»
Josh Sollevò lo sguardo dalla cassa e si scambiò un'occhiata preoccupata con sua sorella. Aveva sicuramente combinato un danno. Io mi girai per vedere Harry finire la canzone e scendere sorridente dal palco.
«Com'è andata?» mi chiese, asciugandosi del sudore sulla fronte.
Scesi lentamente dallo sgabello, facendo attenzione a non cadere e misi le braccia conserte.
«C'è qualcosa che devi dirmi Harry?»
Lo guardai seria, rendendolo confuso.
«Non che io sappia.. sei arrabbiata?»
Cercò di allunga un braccio per sfiorarmi la spalla ma lo schivai. Guardò allarmato Emma e Josh e finalmente sembrò capire.
«Io, te l'avrei detto..»
Lo superai inferocita, prendendo il corridoio che portava alla porta sul retro. Ormai conoscevamo bene quel posto.
«Puoi ascoltarmi?»
Mi fermai in mezzo al cortile, stringendomi nelle spalle per il freddo. Harry avanzò piano verso di me e poggiò le mani sulle mie spalle.
«Mi dispiace.. volevo dirtelo, ma stavamo passando del tempo insieme e non volevo rovinare tutto.»
Sospirai, non riuscendo ad essere completamente arrabbiata.
«Va bene, ma non puoi illudermi e poi farmi dire da qualcun'altro la verità.. ero così felice per domani e invece tu non ci sarai.»
Mi allontanai dal suo tocco, girandomi per guardarlo questa volta.
«L'ho capito.. siamo giovani e tu sei stato catapultato in una realtà che non ti saresti nemmeno immaginato, tra poco avrai un figlio e questo cambierà completamente la tua vita e magari..»
«Ma non è così! - mi bloccò prima di finire – Non mi sento in trappola, la mia età non c'entra niente!»
«Non hai avuto tempo di fare le tue cose, non abbiamo neanche deciso dove andremo a vivere! Non abbiamo un piano!»
«Vuoi che molli il tour vero? Dimmelo!»
«Cosa? No!»
La piccola discussione stava riscaldando le mie guance, ma avevo le gambe congelate e il fumo che usciva dalle nostre bocche mentre parlavamo voleva dire solo una cosa: sentivamo davvero freddo.
«Hanna..»
Harry mi guardò come a dire 'dimmi la verità', ma non potevo dirla davvero. Non volevo che mollasse tutto, non era questo. Volevo solo che questo lavoro lo tenesse più vicino a casa.
«Non è così, ok? Vorrei solo che avessimo già fatto dei progetti, tra due mesi il nostro mondo sarà stravolto e io non ho idea di cosa diamine fare!»
«Neanche io!» urlò.
Sbattei le palpebre, il suo urlo mi aveva sorpresa. Eravamo entrambi spaventati, entrambi non sapevamo dove ci avrebbe portato tutto ciò. Speravo solo che avessimo già chiarito il punto che avremo fatto tutto questo insieme e di certo questa discussione non aveva portato a nulla.
«Credo andrò a casa, tu continua pure a suonare qui.»
Lo superai, rendendomi conto di essere stata una stronza dicendo ciò che avevo detto, ma avevo bisogno di pensare al momento. Pensare come avremo reagito a tutto questo, cosa avremo fatto, dove saremo stati.
Tornai dentro il locale e non mi meravigliai quando lui non mi seguì. Vidi Josh in un angolo del locale intento ad ascoltare la band che si stava esibendo, andando a tempo di musica con la testa.
«Ehi..» mi avvicinai a lui, cercando di farmi sentire.
«Ehi, tutto apposto?» mi chiese.
Guardò alle mie spalle, in lontananza, e quando seguii il suo sguardo vidi che fissava Harry dall'altro lato della sala.
«Si ma.. odio chiederlo, puoi darmi un passaggio a casa?»
Josh guardò ancora un po' Harry e poi tornò a me.
«Certo, andiamo.»
Seguii Josh dietro il bancone, si tolse il grembiule, avvisò Emma e prese le chiavi della macchina. L'aria gelida mi colpì per la seconda volta quella sera e il chiasso della musica si allontanò sempre di più dalle mie orecchie. La prima volta che ero salita in macchina con lui mi rivelò di essere gay e rimase colpito dalla mia più che normale reazione. Non avevo mai avuto pregiudizi a riguardo.
«Cosa è successo? Ha fatto qualcosa?» mi chiese una volta in strada.
«Non proprio.. credo di essere stata io la più stronza.»
Josh mi lanciò un'occhiata, confuso.
«Avremo un bambino tra poco..»
«..questo è ovvio a tutti.» mi fece notare.
«Intendevo dire.. avremo un bambino e non sappiamo neanche dove andremo a vivere.. tuo padre lo porta in giro per il paese ogni due settimane e, non fraintendere, adoro tuo padre per quello che sta facendo ma non abbiamo un attimo di tempo per pensare a noi..»
«Non voglio scoraggiarti, ma è vero.. la vita che sta intraprendendo non è facile, e non lo dico perchè non mi sta simpatico lo sai, è che ho visto tutti i clienti che aveva mio padre, la vita che conducevano, serate, voli ogni tre giorni.. se tutto andrà bene il bambino non sarà l'unico vostro problema..»
Abbassai lo sguardo e Josh notò il mio disagio.
«Ma ehi.. la cosa importante è che Harry non è una di quelle popstar che si sentono Dio sceso in terra, lo hai visto stasera al locale, nonostante parta in tour con i Westlife non ha esitato a cantare stasera.. sa bene a quale posto appartiene, devi dargli un po' di fiducia..»
Mi appoggiò una mano sulla coscia e alzai lo sguardo per guardarlo.
«E sinceramente Hanna.. avete vent'anni, è normale che non abbiate fatto ancora nessun piano, ma ci sarà tempo..»
Gli sorrisi e gli strinsi la mano.
«Non ti stai eccitando o altro, vero?» chiesi, ridendo.
«Oddio no! - tolse subito la mano dalla coscia facendo una smorfia – Sei tremenda!»
Scoppiammo a ridere e mi avvicinai per dargli un bacio sulla guancia.
«Lo so, spirito da gravidanza!»
Josh era proprio uno di quegli amici di cui hai bisogno. Senza pregiudizi, sempre disposto a farti ridere e sempre disposto ad aiutarti.
«Come va con tuo padre?» gli chiesi poi.
«Oh bene.. passa molto tempo con Harry, ma quella che mi preoccupa di più è Emma.»
Mi voltai per guardarlo e incoraggiandolo a continuare.
«Inizio a pensare che qui non sia felice.. lei ha lasciato Dublino più per me che per se stessa, ho paura che il nostro locale, per quanto la renda soddisfatta, non la renda felice.»
«Non era il vostro sogno aprire un pub?»
«Si.. cioè lo era per me, ma credo che lei l'abbia fatto più per me, per scappare dalla situazione in cui mi trovavo.»
«Josh.. tua sorella ti vuole bene e farebbe di tutto per te.. perchè non le parli?»
«Lo farò.»
Il viaggio continuò in silenzio e finimmo per ascoltare un po' di musica alla radio. Forse Harry era ancora al locale, forse ci stava seguendo, forse era andato a schiarirsi le idee. Sapevo solo che mi mancava e quando il mio telefono vibrò ci rimasi male a leggere il nome di Louis.

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