Capitolo trentotto.

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  N.A. la storia non è mia, io mi limito solo e unicamente a pubblicarla.  

POV di Hanna.

3 Dicembre 2013

La sveglia suonò al solito orario, ricordandomi che mi aspettava un'altra giornata scolastica piena. Dicembre era sempre il mese più atteso, non solo per il Natale e tutte quelle tradizioni, per i teenager di Bristol era il mese più atteso per il famoso ballo invernale. Forse vi chiederete come possono degli adolescenti mettere al primo posto certe cose, ma per me questa è la mia vita. L'organizzazione del ballo, insieme al raggiungimento della media più alta della scuola, fanno di me quella che sono. La doccia mattutina era sempre lì ad attendermi e a rilassare i miei muscoli per la riunione di oggi. Avrei presentato il tema del ballo al corpo studentesco e cosa più importante, dovevo evitare che Melissa – la seconda secchiona della scuola – mi rubasse l'idea. Non pensate che sia una superficiale, il liceo mi piace e questo sarà il mio penultimo anno, prima di realizzare il mio sogno di creare una mia linea di moda. Una volta fatta la doccia era il momento di scegliere qualcosa da mettere. Nonostante avessi un armadio gigantesco non riuscivo mai a indossare tutto. Se non fosse per la mia migliore amica Aria, la maggior parte dei miei vestiti rimarrebbero sepolti. Quel giorno scelsi un paio di pantaloni verdi militare, una camicia di jeans, un maglioncino bejie e i miei ugg. L'inverno portava sempre tanta pioggia e tanto freddo, e tante persone a casa mia a causa delle feste private organizzate dai miei genitori. Presi la borsa a tracolla dalla sedia e raccolsi i raccoglitori sulla scrivania. Uscii dalla stanza e passai di fronte alla stanza di mio fratello. La porta era chiusa, nessuna novità, e anche per quel giorno non l'avrei visto, cosa che non mi dava nessun problema. Ognuno la sua vita.
«I giornalisti saranno già ammucchiati fuori dall'azienda Parker, fai qualcosa.»
Sentii mio padre ringhiare al telefono mentre scendevo le scale e successivamente lo vidi uscire e sbattere la porta. Vorrei raccontare di quanto fu dolce nel dare un bacio a mia madre prima di andare via, o di quanto fu carino nel dire "Ehi ciao Hanna, buona giornata", ma questo non successe. Genna Tomlinson era intenta a bere una tazza di caffè nel suo abito firmato, con quella gonna stretta in vita e la giacca che le incorniciava il busto.
«Io vado a scuola.» la avvisai, non curandomene.
Mi fece un segno con la mano e aprii la porta, trovandomi Aria appollaiata sulla ringhiera del recinto.
«Ehi splendore, il tuo bellissimo fratello è sveglio?» chiese, sbirciando dentro.
«Perchè non controlli e lo aiuti a impiccarsi con le corde della sua stupida chitarra?»
«Wow, vedo che la situazione migliora.»
«Non succederà.»
Prendemmo a camminare per la scuola, superando la casa di fronte ormai a me sconosciuta e schivando di tanto in tanto qualche pozzanghera, evitando per tutto il tragitto l'argomento Louis. Aria mi raccontò di come suo fratello minore la sera prima si fosse appiccicato i capelli al lecca lecca e di come iniziò a piangere quando furono costretti a tagliarglieli.
«Sei crudele, non puoi ridere di una cosa del genere!»
«Ehi amo mio fratello, ma devi ammettere che avresti riso anche tu.»
Mi arresi a una risata, non appena vidi la scuola. Entrammo nel cortile, superando le varie auto e biciclette, fino ad arrivare all'ingresso e, per mia sfortuna, scorgere Zayn Malik seduto sulla sua odiosa moto nera metallizzata.
«Ecco la mia ragazza.»
Non appena mi vide buttò fuori il fumo della sigaretta e ammiccò nella mia direzione.
«Povera donna, non sa in cosa si è cacciata.»
«Perchè non vieni a farti un giro con me?»
Mi propose, avvicinandosi con il suo alito puzzolente di fumo.
«Con quella? Mai nella vita potrà succedere che io salga su una moto come quella.»
Detto questo lo superai, soddisfatta di me stessa.
«Succederà Tomlinson e un giorno mi bacerai!» mi urlò.
Risi per quel povero illuso.
«Quanto è sexi, eh?»
Mi voltai di scatto verso Aria, disgustata.
«Un ragazzo del genere non può essere sexi! Tutti quei tatuaggi, quell'aria da 'sono il padrone del mondo', vorrei tanto tirargli un pugno in faccia!»
«Certo.. vado in classe, tu continua pure con.. l'autoconvincimento!»
Aria mi fece un sorriso beffardo e io le feci una linguaccia. Presi ad andare verso l'aula di Algebra e mi accorsi di Liam Payne alle prese con il suo armadietto. Tutti pensavano che stessimo insieme, o tutti speravano che un giorno succedesse, io pensavo solo che eravano due vittime dei nostri stessi genitori. Non ci rivolgevamo quasi mai la parola, ma per quel giorno potevo fare un eccezione.
«Ehi.»
Mi avvicinai tenendo il raccoglitore tra le braccia, lui sembrò sorpreso perchè si guardò intorno e alle spalle.
«Stai parlando con me?»
Alzai gli occhi al cielo.
«Ah ah, divertente!»
Sorrise, tornando all'armadietto.
«Che c'è Hanna?»
Chiuse l'armadietto e tornò a un tono gentile, in tutta la sua bellezza.
«Volevo solo.. augurarti buon compleanno.»
Liam mi guardò perplesso, come se l'idea che io mi ricordassi del suo compleanno fosse lontana un miglio.
«Oh.. si, grazie Hanna.»
«Di niente.»
Ci fu un attimo di imbarazzo in cui io dondolai sui talloni per poi indietreggiare.
«Allora.. io vado, ciao Liam.»
Mi volta di spalle e presi a camminare, quando la sua voce mi bloccò di nuovo.
«Ehi Hanna, - mi voltai – credi che mi parlerai di nuovo?»
«Si, forse tra due anni.» scherzai, facendolo ridere.
«Spero proprio di no.» aggiunse.

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