Capitolo cinque.

5.4K 243 20
                                    

N.A. LA STORIA NON E' MIA IO MI LIMITO SOLO A PUBBLICARLA

HALF A HEART

 (Ice on Fire) 

capitolo 5.


POV di Harry.

Arrivai al locale più tardi del solito.
Mi sentivo strano quella sera, avevo lo stomaco in subbuglio e una sensazione spiacevole addosso. Avrei dato la colpa al pasticcio di Zayn, se solo ne avessi assaggiato almeno un pò. Preferii invece uscire il più veloce possibile di casa, scontrandomi con Denise sul pianerottolo. Aveva intenzione di farsi un altro tatuaggio, mi informò, ma per me aveva segretamente una cotta per il mio coinquilino e utilizzava il suo lavoro come una scusa. Denise sembrava una brava ragazza, a parte i capelli rosso fuoco, poteva andare bene per Zayn. Condividevano lo stesso livello di pazzia e sarei stato felice se almeno lui trovasse qualcuno che gli stesse accanto. Non si era mai preso una cotta per nessuna ragazza, che io sappia, forse Denise poteva essere il suo inizio.
Mi inoltrai nella calda sera di Londra, notando la scarsa quantità di gente che camminava per le strade. Non sopportavo la confusione e di giorno odiavo andarmene in giro, per questo preferivo starmene a casa. Casa. Non so se si poteva definire proprio casa, non mi sentivo a casa da tanto tempo, ma forse questo già l'ho detto. 
Mi fissai in quello specchio, la farfalla sul mio stomaco era perfetta, ma iniziavo quasi a pentirmene. Quelli che mi ricoprivano le braccia e la schiena mi piacevano, non avevano comunque senso, ma erano accettabili. 
Percepii un rumore alle mie spalle, ma quando mi voltai mi accorsi solo della porta semi aperta. Mi avvicinai e diedi una veloce occhiata prima a destra e poi a sinistra, ma non vidi niente.

«Oh, sei qui.»
Josh apparve di fronte a me. Perspicace il ragazzo.
Dove sarei dovuto essere?
«Dove altro potevo essere?»
Gli chiesi scontroso, infilandomi la maglietta nera.
«Il tuo pubblico ti reclama.» 
Lo vidi alzare gli occhi al cielo e sul mio viso apparve un ghigno quando lo sentii mormorare un 'stronzo'.
Legai i capelli in un tuppo e presi la chitarra, andando verso il palco.
Vidi Emma intenta a riempire boccali di birra, i lunghi capelli castani sciolti sulle spalle. Mi sorrise prima di asciugarsi le mani in quell'orribile grembiule marrone e poggiare i gomiti sul bancone per prestare attenzione.
Io mi sedetti su uno sgabello, salutando la gente ai tavoli con un cenno di mano e iniziai a toccare le corde. Avevo scritto quella canzone una notte in cui non riuscivo a dormire, come sempre del resto, e i ricordi mi avevano portato alla prima notte che ero tornato a Bristol, quando la vidi sulla soglia di casa. Manteneva le distanze, sorprendendomi. Si era sentita abbandonata, un pò come mi sento io in questo momento, abbandonato.
Avrei voluto sapere dove fosse, se stesse bene, se fosse impaurita o se come me aveva il cuore a metà e le sembrava di svegliarsi sotto la metà di un cielo, che da quando lei non c'è mi sembra di non star facendo niente di buono. Mi sento spaccato in due e la mia metà è chissà dove..
Il mio cuore si fermò. 
La canzone finì e il mio cuore si fermò.
Due grandi occhi mi stavano fissando. Il suo corpo era immobile mentre la fissavo e sembrò avere la mia stessa reazione. Non sentii neanche gli applausi che stavo ricevendo. Non persi neanche tempo a considerare Josh rannicchiato a terra mentre raccoglieva i limoni rotolati sul pavimento. L'avrei sfottuto dopo. Adesso la mia concentrazione era su di lei. Su quella ragazza che in un attimo sparì dalla mia vista, correndo per sfuggirmi. 
Non questa volta Hanna.
Scattai in piedi, porsi la chitarra a un ragazzo sotto il palco in piedi, pregandolo di guardarmela e la inseguì. La vidi andare lungo il corridoio e mi accorsi della porta del retro che oscillava.
Camminai con passo veloce in quella direzione e la vidi. Piegata in avanti, con i palmi delle mani sulle ginocchia. Sembrava stare riprendendo fiato. Come poteva avere l'affanno?
«Hanna..»
Sussurrai quel nome e quasi potei sentire la sua schiena irrigidirsi. 
«Hanna!»
La richiamai ancora, quando la vidi scattare in avanti.
«Hanna non scappare via da me!»
Le afferrai il polso per fermarla, ma in un gesto veloce lo liberò.
«Non dirmi cosa devo o non devo fare!»
Si voltò di scatto, urlandomi contro.
La vidi respirare a fatica e quasi indietreggiai per come aveva reagito.
Il suo sguardo pieno di angoscia mi fece sentire piccolo e impotente.
«Cosa diavolo ci fai qui? Ti ho chiamata, ti ho cercato ovunque, ti ho mandato centinaia di messaggi..»
«Ho cambiato numero.» 
Lo immaginavo.
C'era qualcosa di diverso in lei. Era come se non mi conoscesse, come se stesse prendendo le difese da un estraneo.
«Avremo potuto affrontare questa cosa insieme, noi..»
«Insieme? - mi interruppe - E da quando noi affrontiamo le difficoltà insieme?»

Half a Heart :: hesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora