Capitolo cinquanta.

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Capitolo 50

Pov. Harry

Dopo circa tre settimane Adele Liam Styles finalmente torna a casa con i suoi genitori.

Mi viene ancora difficile pensare che sono padre, mi viene ancora difficile pensare che ho una famiglia mia che già mi riempie di gioia. Hanna è stata dimessa dopo qualche giorno, una volta che si è ripresa del tutto. La nostra bambina è rimasta lì più tempo, fino a quando non ha raggiunto il peso ideale e non si è adattata al mondo esterno. Per me e Hanna è stato difficile lasciarla lì, andare a trovarla solo in orari stabiliti e non poterla stringere quanto volevamo. Siamo rimasti a casa dei suoi, il tempo giusto affinchè Adele stesse bene.

Adele. L'ha voluta chiamare come mia madre e quando l'ha sussurrato mi sono sentito il cuore scoppiare di gioia. Adele Liam. Le ha voluto dare i due nomi delle persone che ci hanno permesso di essere qui adesso, due persone che faranno sempre parte della nostra vita. Mia madre per un motivo, Liam per un altro. So che non è da tutti dare come secondo nome un nome da maschio a una splendida bambina, all'inizio faceva strano anche a me, ma quando sono stata a sentirla mi è sembrato dannatamente giusto.

«..hai già qualche nome in mente?» le chiedo.

«Si, ho già qualcosa in mente.»

Aspetto con ansia che la donna che amo mi dica come le piacerebbe chiamare nostra figlia mentre la guardo fissarla con un espressione estasiata.

«Adele.. - sussurra e io quasi scoppio a piangere – Adele Liam Styles..»

La guardo stranito e notando il mio silenzio si gira a guardarmi imbarazzata.

«Sono i nomi delle due persone che ci hanno permesso di essere qui, - mi spiega – tua madre ti ha protetto per tanti anni da tuo padre, Liam ha salvato la mia vita, letteralmente.»

Rimango a fissarla e lei abbassa lo sguardo mentre si contorce le mani perchè pensa che non mi piaccia il nome che ha scelto, ma ha ragione.

«Adele Liam Styles, - ripeto e lei alza la testa – mi piace.»

Posteggio la macchina davanti al garage e spengo il motore. Io e Hanna ci giriamo contemporaneamente verso il sedile posteriore dove c'è la nostra bellissima bambina dentro un gigantesco portanfà.

«Non vedevo l'ora di portarla a casa insieme a noi.» sospira Hanna, appoggiando la testa al sedile.

La guardo e le porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Ora andrà tutto bene, staremo tutti insieme.» le prometto.

Ha l'aria stanca. Quando era in ospedale da Adele rimaneva a fissarla, a controllarla, a darle il latte che si era tirata la sera precedente.. quando tornava a casa il seno le si gonfiava così tanto che non riusciva a dormire e tornava in bagno per tirare un po' di latte. La dottoressa le ha spiegato l'importanza del latte materno, anche se Hanna aveva già fatto tutte le sue ricerche, da tale nerd che è, ma tutti ci eravamo accorti di come Adele non si attaccasse al seno perchè si era abituata con la tettarella e così non volendo rinunciarci, Hanna lo tirava ogni giorno per poterle dare il proprio.

«E' bellissima.» sussurra la mia fidanzata guardando incantata la nostra bambina.

Adele ha gli occhi chiusi, le mani strette a pugni e la boccuccia semiaperta. La amo. Ha solo tre settimane di vita ma già la amo con tutto il mio cuore. Non pensavo si potesse essere così felici.

«Bè, considerando il padre..» scherzo.

Hanna mi tira subito un ceffone su una spalla e io scoppio a ridere. Intercetto il secondo schiaffo in arrivo e la attiro a me baciandola sulle labbra. Abbiamo avuto poco tempo per noi in questi giorni, tra il fatto dell'ospedale e considerando che dormo su un divano ogni maledetta sera, è stato difficile avere qualsiasi tipo di contatto. Abbiamo avuto un figlio, ma Hanna pensa che permettermi di dormire nella sua stanza sarebbe come dire ai suoi genitori "Ehy, siamo pronti per il secondo!".

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