Capitolo otto.

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N.A. LA STORIA NON E' MIA IO MI LIMITO A PUBBLICARLA

HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 8.




POV di Harry.

Mi ero svegliato quella mattina molto più incazzato del solito. Ero riuscito a dormire si e no due orette, meglio del solito, e mi ero pigramente diretto in cucina per prendere un pò di caffè. Era presto, fottuttamente presto. Potevo sentire Zayn russare dall'altra stanza e dovetti combattere contro l'impeto di buttarlo giù da quel dannato letto e farlo parlare. Mi ci era voluto un super autocontrollo per non intervenire quando li ho beccati abbracciati in mezzo alla strada. Lei aveva gli occhi gonfi e piangeva, perché? Perché stava piangendo? E soprattutto perché stava piangendo tra le sue braccia? Era come se non riuscissimo più a comunicare. Un minuto ridevamo, l'altro ci urlavamo contro. Ero terrorizzato all'idea che si fosse rotta quella sintonia che c'era sempre stata e so che tutto era a causa di quello che successe quella notte. Liam. Dio, avrei voluto prendere io quella pallottola, avrei voluto salvarlo, non doveva finire così. Cercai di riprendermi quando sentii gli occhi pulsare e decisi di uscire da quella dannata casa. Non volevo avere una conversazione con Zayn al momento, tutto ciò a cui riuscivo a pensare era Hanna. Eravamo stati bene alla caffetteria, certo questo prima che iniziasse a fare domande indiscrete sulla mia moto. Non potevo dirle il vero motivo per cui l'avevo venduta, già aveva paura ad avvicinarsi a me, se le avessi raccontato la verità sarebbe entrata nel panico. No, meglio di no. Camminai per quelle che sembravano delle ore mentre Londra si svegliava con le persone che correvano per andare in ufficio, il sole giocava a nascondino dietro i palazzi e l'aria era decisamente più calda. Mi strinsi nella mia giacca nera quando due ragazzi mi passarono accanto. Lui teneva la mano sulla schiena di lei e lei lo guardava con quegli occhi luccicanti. Una volta anche lei mi guardava allo stesso modo. Una volta. Passai la maggior parte della giornata seduto al primo bar che trovai sulla mia strada, a bere l'ennesimo caffè di merda. Aspettai l'ora di pranzo e poi tornai verso l'appartamento. Quando aprii la porta trovai Zayn in cucina e la sbattei senza alcun garbo alle mie spalle.
«Buongiorno anche a te.» rise.
Ha anche il coraggio di fare finta di niente?
«Sei serio?»
«Che problema hai?» scattò.
Lo vidi andare verso il tavolo per sistemare le ultime cose per il pranzo.
«Mi stai prendendo in giro Zayn? Qualche giorno fa dici tutte quelle merdate sul fatto che Hanna mi stia nascondendo qualcosa e poi ti ritrovo ad abbracciarla mentre piange?»
«Ah ecco, era strano che non fossi scattato subito.»
Prese posto su una sedia iniziando a tagliare il pane. Io sbattei con forza le mani sul tavolo per attirare la sua attenzione.
«Che cazzo succede!»
Zayn sussultò per il mio gesto.
«Non credo che sia io a dovertene parlare..»
Il suo torno era calmo e.. ansioso?
«Che stai dicendo?»
Immagini di Hanna e Zayn si fecero spazio nella mia mente. Non poteva essere vero, ti prego fa che non sia vero.
«Non sto dicendo niente Harry, dico solo che dovresti aspettare che sia Hanna a dirti tutto.»
«Ma tutto cosa?» ero del tutto confuso.
Zayn si alzò dalla sedia e lo vidi camminare verso la sua stanza.
«Cazzo non andartene!» urlai.
Sbattè la porta a un centimetro dalla mia faccia, chiudendola a chiave.
«Zayn!» 
Sbattei i pugni sul legno duro senza ottenere una risposta. Cosa diavolo doveva dirmi Hanna? Mi venivano i pensieri più malsani al momento e non riuscivo a pensare in modo lucido. L'idea che Zayn sapesse ciò di cui Hanna mi teneva allo scuro mi infastidiva ancora di più e.. mi terrorizzava. Non potevo rimanere in questa casa, dovevo starmene dannatamente fuori. Sapevo che sarebbe stata una giornata del cazzo dal momento in cui avevo urtato con il mignolo lo stipite della porta. Cazzo.


POV di Hanna.

«Era molto incazzata?» chiese Louis.
Fissavo la scatola dei cereali sul tavolo - era il mio pranzo - cercando di capire perché somigliassero così tanto alle feci del coniglio che li rappresentava. Una trovata pubblicitaria un po' inquietante.
«Non proprio, credo si sia solo dispiaciuta.» risposi con poco interesse.
Lou prese posto sulla sedia accanto a me mentre apriva il giornale sul tavolo.
«Sai che prima o poi dovrai.. dirglielo insomma.» trasalii.
«Non ho ancora deciso cosa fare al riguardo.»
«Ci stai seriamente pensando Hanna?»
Mio fratello mi guardò con un'espressione scioccata e riuscii a farmi sentire di nuovo un mostro. Mi alzai dal tavolo con il mio bicchiere di cereali e andai verso il divano.
«Mi hai sentito?» ripeté.
«Si ho solo deciso di non rispondere.»
«Non te lo lascerò fare, è un errore!»
Sentivo il mio corpo irritarsi per il suo atteggiamento, ma mi sentii anche terribilmente in colpa perché lui credeva che avessi fatto quel controllo.
«Ti voglio bene ma è la mia vita.»
«Giuro che lo dirò ad Harry.» mi minacciò.
Saltai dal divano e quasi feci cadere tutti i cereali.
«Non oseresti.» strinsi gli occhi.
«Sai cosa? Invece oserei! Harry ha il diritto di sapere che potresti ammazzare vostro figlio!» urlò, diventando di un rosso vivo.
Mi alzai velocemente dal divano, misi le converse lasciate all'entrata da ieri e chiamai Chester.
«Dove vai adesso?» Louis mi affiancò alla porta.
«Via da te.»
Misi il guinzaglio a Chester e aprii la porta.
«Certo, brava! Scappa!»
Lo sentii urlare chiudendogli la porta in faccia e sbattei gli occhi per far cadere le lacrime che si erano accumulate. Non sapevo neanche dove stessi andando, sapevo solo che non potevo continuare a rimanere nella stessa stanza con mio fratello che continuava a farmi sentire terribilmente in colpa. Lui non sa cosa significa, non dovrebbe affrontare tutto e tutti, quindi è facile giudicare se non sei nella situazione. Mi ero quasi dimenticata che adesso lo sapeva anche Zayn. Cavolo Zayn. E se l'aveva già detto ad Harry? Non avrebbe osato. Spero. 
Camminai con Chester al guinzaglio fin quando vidi il grande cancello nero con la scritta dorata St. James's Park. Rallentai il passo e calpestai le piccole pietroline osservando i bambini che si rincorrevano e i ragazzi distesi sul prato. Li imitai e andai verso un grande albero solitario. Mi sedetti sull'erba soffice e poggiai la schiena al tronco. Tolsi il guinzaglio a Chester sapendo che sarebbe rimasto accanto a me e, come pensavo, si sdraiò lungo la mia gamba, poggiando il muso sulla mia coscia. Frugai tra le tasche in cerca del mio telefono ma capii di averlo lasciato a casa per la fretta di scappare via da Louis. Decisi allora di chiudere gli occhi e respirare l'aria di Londra. Non era sempre così inquinata come tutti dicevano. C'erano dei momenti in cui i raggi del sole riuscivano a farsi uno spiraglio tra i palazzi e a riscaldarti e in quel momento, con quella luce, desidereresti non essere in nessun altro posto. Come adesso.
«Leslie!» sentii urlare.
Aprii gli occhi e vidi un ragazzo che poteva avere più o meno qualche anno in più di me che rincorreva divertito una piccola bambina dai lunghi capelli rossi. Il giovane la afferrò dolcemente dai fianchi e la sollevò da terra, ottenendo in cambio un sorriso dalla bambina che riscaldò il cuore anche a me. Pensai subito ad Harry e a come sarebbe stato come padre.
Se avessimo una femmina mi odierebbe perché sarei gelosissimo.
Aveva detto. Non lo avrebbe odiato, lo avrebbe amato proprio come lo amavo io. I miei pensieri vennero spazzati via nel momento in cui Chester rizzò la testa e improvvisamente iniziò a correre via.
«Chester!» urlai, correndogli dietro.


POV di Harry.

Camminavo già da un pò per strada, scalciando sassolini che capitavo di tanto in tanto. Non ero passato da Mary, non potevo stare in un posto chiuso. Volevo sapere cosa intendeva Zayn e stavo letteralmente impazzendo a casa. I miei pensieri vennero spazzati via nel momento in cui vidi qualcosa corrermi in contro quasi alla velocità della luce e nel momento in cui mi resi conto che fosse un cane, questo alzò le lunghe zampe anteriori sulle mie spalle e iniziò a leccarmi la faccia. Capii subito.
«Chester!»
Il mio.. il nostro labrador discriminato e bisognoso di attenzioni era qui, accanto a me.
«Quanto mi sei mancato bello.»
Mi piegai sulle ginocchia per poterlo accarezzare, mentre lui si metteva seduto.

POV di Hanna.

Lo rincorsi con il fiatone, fin quando lo vidi saltare letteralmente addosso a un ragazzo che passava di lì.
«Chester!» sentii la sua voce e mi immobilizzai.
Harry si piegò sulle ginocchia per poterlo accarezzare meglio e Chester lasciò la lingua a penzoloni. Mi ero chiesta se sarebbe stato felice a rivederlo, beh vederlo correre letteralmente tra le sue braccia mi aveva dato una risposta. Rimasi ancora a qualche metro di distanza, fin quando Harry sollevò la testa e mi vide. 
«Ehi.» mi sorrise mentre si rimetteva in piedi.
«Penso ti abbia visto da lontano perché è letteralmente scappato per saltarti addosso.» spiegai, andandogli in contro.
«Ti sono mancato eh?» 
Harry guardo ancora Chester che continuava a girargli intorno. 
«Cosa stavate facendo?» mi chiese, tornando a me.
«Scappavo da mio fratello.» Oh no.
«Che ha fatto?» rise. Sembrava stranamente di buon umore.
Pensa a qualcosa Hanna.
«Beh.. sai come sono i fratelli e lui.. lui è Louis.» farfugliai.
«Forse si stava solo preoccupando per te.»
Prendemmo a camminare senza neanche accorgermene.
«Non deve, tu che facevi?» concentrai l'attenzione su di lui.
«Io.. - si strofinò il collo imbarazzato - volevo solo fare due passi.»
Stava mentendo, lo capivo. Ma stavo mentendo anche io, quindi andava bene così.
«Perché hai fatto tutti quei tatuaggi?» chiesi a un tratto.
Eravamo entrati nel piccolo viale del parco e Chester ci camminava davanti scodinzolando.
«Non c'è un motivo preciso.. forse sentivo il bisogno di avere qualcosa di permanente, che fosse con me per sempre, visto che tutto ciò che amo della mia vita mi è stato strappato via.»
Il mio cuore affondò.
«Sai che non è così..» 
«Sono un orfano Hanna, i miei genitori sono morti, non ho altri parenti, il mio migliore amico mi odia e tu.. tu non riesci più a guardarmi con gli stessi occhi di prima.»
Ci fermammo vicino al monumento dei caduti e mentre io lo guardavo lui fissava il terriccio ai suoi piedi, con le mani in tasca.
«Non è così Harry, - provai a dire - è che è successo tutto troppo velocemente, non ho avuto neanche il tempo di rendermene conto..»
«Sei scappata via..» mi interruppe, lo sguardo triste.
«Non sapevo cos'altro fare.»
«Potevi restare, potevamo superare tutto insieme.. o saresti potuta andare in Italia, l'avrei preferito..»
«Non ho intenzione di parlare di questo.»
Camminai, superandolo, mentre Chester cercava di decidere da che parte stare.
«Non andartene!» urlò.
«Perché? - mi voltai di scatto - Per darti la possibilità di rinfacciarmi ancora il fatto che me ne sia andata? Tu..»
Mi bloccai non appena vidi Liam alle sue spalle, l'espressione di dolore sul volto. Harry intercettò il mio sguardo e si voltò, cercando di capire cosa stessi guardando.
«Stai bene? Chi stai guardando?»
Si avvicinò a me e nel momento in cui fu al mio fianco Liam sparì.
«Mi dispiace, non è mia intenzione rinfacciarti niente.. vorrei solo capire cosa ci è successo e..»

POV di Harry.

«Non sono mai andata a trovare la sua tomba..»
La vidi con lo sguardo nel vuoto e il viso pallido.
«Non sono mai andata a trovare i suoi genitori, io..»
La sua voce si strozzò in un singhiozzo che mi fece gelare il cuore. Piegò in due il corpo, potevo vedere le sue gambe cedere, e mi precipitai al suo fianco per avvolgerla con le mie braccia.
«Dovevamo salvarlo Harry! Non avremmo dovuto permettere che succedesse! Dovevo morire io!»
Sbatteva i pugni contro il mio petto, mentre le lacrime continuavano a scenderle sulle guance e io cercavo di stringerla più che potevo. Mi si spezzava il cuore a vederla così, così vulnerabile, così fragile.. 
«Sssh! Mi dispiace Hanna, non sai quanto mi dispiace.»
Cessò di dare colpi sul mio petto e lasciò cadere la fronte sul mio corpo, distrutta. Senza rendermene conto una lacrime mi rigò il viso e strinsi Hanna ancora più forte, cullandola tra le mie braccia. Mi maledii ogni giorno per essere tornato nella sua vita e aver coinvolto lei e Liam in tutto questo. Avrei voluto chiederle tante cose, cosa intendeva Zayn, ma dimenticai tutto. Sentivo solo il suo respiro sul mio petto, il suo corpo che continuava a mandarmi piccole scosse al mio di corpo e il suo cuore che a poco a poco diminuiva i battiti.
«Vuoi andare da qualche parte?» le chiesi, lasciando le mie braccia avvolte sulla sua schiena.
«Non voglio tornare da Louis..» bisbigliò, la voce ancora rotta.
«Possiamo.. possiamo andare da me.. - azzardai, attirando i suoi occhi nei miei - insomma, se per te non è un problema.»
«Si, va bene.»
Si staccò da me e quasi mi uscii un lamento che per fortuna trattenni e cercò di ripulire con le mani il pasticcio di trucco che le era colato sulle guance. 
«Sicura?» richiesi, scrutandola.
Mise il guinzaglio a Chester, cercando di evitare in ogni modo il mio sguardo.
«Andiamo.» azzardò un sorriso. Non ci riuscì.
Camminammo a qualche centimetro di distanza e per tutto il tragitto nessuno dei due parlò. Superammo la caffetteria di Mary e arrivammo al portone del mio palazzo.
«Zayn è a casa?» chiese a un tratto, quasi allarmata.
«No, il pomeriggio ha sempre uno di quei raduni noiosi con altri tatuatori.»
La vidi storcere il naso e pensai subito a quanto fosse adorabile. Smettila Harry.
Aprii la porta e feci passare prima lei, seguita da Chester.
«Eccoci.»
La vidi guardarsi attorno e avvicinarsi al divano del salotto. Toccò il tessuto in pelle e poi posò lo sguardo verso la cucina.
«E' carina.» sorrise.
Quello era il sorriso della mia.. di Hanna.
«Non è niente di eccezionale ma, può bastarci.. vuoi del tea?» le chiesi, mentre curiosava tra gli schizzi di Zayn. Fece segno di no.
«Bene.» 
Ero nel panico. Completamente nel panico.

POV di Hanna.

Perché era così nel panico? Che dico! Anche io lo ero. Non sapevo esattamente come descrivere ciò che era appena successo al parco. Venire qui sembrava un'idea sensata mentre ero stretta nelle sue braccia, ma ora ho qualche dubbio. Lo sentii sbadigliare e mi voltai a guardarlo.
«Sei stanco?»
Si tolse la giacca e iniziò a massaggiarsi il collo con una mano. Dio smettila Harry.
«Non dormo bene per ora..» affondai.
Zayn mi aveva parlato dei suoi incubi, ma non credevo fossero così forti quanto i miei.
«Vado al bagno, - disse a un tratto - fai come.. insomma, fai come se fossi a casa tua.»
Da quando era così imbarazzante stare insieme? Lo vidi scomparire nel bagno e mi presi la libertà di curiosare un po' in giro. Trovai facilmente la stanza di Zayn, con i muri stracolmi di disegni di ogni tipo. Feci una smorfia quando trovai il disegno di quello che doveva essere un demone. Il disegno era perfetto ma, metteva i brividi. Uscii da quella stanza notando Chester che entrava in una posta sul lato opposto. Lo seguii e non appena varcai la soglia trovai una stanza sepolta nel buio. Accesi la piccola abat jour sul comodino di fianco al letto e un brivido mi salì lungo la schiena quando capii di essere nella stanza di Harry. Il letto era sistemato con delle lenzuola blu scuro, dei jeans pendevano dalla sedia alla scrivania, la chitarra messa in un angolo e una cassettiera. Essendo la ficcanaso che sono andai verso la cassettiera e la aprii curiosandoci dentro. Arrossii non appena mi accorsi che nel primo cassetto ci fosse la biancheria intima. Aprii il secondo e trovai le cinture, quando aprii il terzo trovai un grande block notes. Prima di prenderlo mi accertai che Harry non fosse nei paraggi e lo aprì. Nella prima pagina lessi in cima la parola Diana e notai delle parole sistemate a mo di testo. Diana.
"Diana, let me the one tolight a fire inside those eyes", continuavo a leggere, mentre il mio cuore affondava ad ogni parola. "I don’t think you even realize
baby you’ll be saving mine", cambiai subito pagina prima di ridurre quel foglio in poltiglia. Lessi ancora in alto Little Things, ma le parole erano confuse e disordinate. Andai ancora avanti leggendo una sfilza di titoli, fin quando finii su una pagina senza nessun titolo, con qualche frase a metà. "half a blue sky" diceva una frase..
«Hanna?»
La voce di Harry mi fece quasi cadere il block notes dalle mani e mi precipitai a rimetterlo dentro il cassetto e richiuderlo.
«Che stai facendo?» mi chiese, sorprendentemente calmo. Non si era accorto di niente.
«Ho visto Chester entrare qui e l'ho seguito per riprenderlo..» geniale Hanna. Proprio geniale.
«Oh. Vuoi guardare un po' di televisione?» chiese.
Guardai il letto che poteva benissimo contenere due persone, abbracciate l'una all'altra, ed entrai nel panico.
«Posso mettermi per terra o possiamo andare sul div..»
«No, - lo interruppi - va bene.»
Non ero sicura che andasse proprio bene, ma lo feci comunque. Harry si tolse gli stivali neri e salì sul letto, io feci lo stesso qualche minuto dopo, calcolando la distanza tra di noi. Dovevano esserci circa 25 centimetri in quel momento. Harry si sdraiò di schiena, mettendo una mano dietro la testa e con l'altra afferrò il telecomando, iniziando a cercare qualcosa da vedere. Io decisi di girarmi in un lato e dargli le spalle per evitare situazioni imbarazzanti. Chester si mise ai piedi del letto come se fosse a casa.
«Sicura di stare bene?» chiese, potevo sentirlo ghignare.
«Si.»
Trovammo una vecchia puntata di Dawson's Creek. Joey e Peacy stavano facendo l'amore per la prima volta, perfetto.
«Hanna?» mi richiamò mentre i due si stendevano per terra.
«Si?»
«C'è qualcosa di cui devi parlarmi?» Cazzo.
«Forse.. ma non ora.» Che?
«Mi arrabbierò?» il tono ansioso.
«Io.. spero di no.» Si.
Non sapevo se mi stessi riferendo al bacio con Zayn o al.. bambino. No, non glielo dirò quello. Restammo in silenzio ancora un po', mentre Joey e Peacy perdevano il pullman per tornare a scuola. Piacere.
«Harry?» questa volta fui io a parlare.
«Si?»
«Mi dirai perché hai venduto la moto?»
«Forse.. ma non ora.»
«Mi arrabbierò?» quasi risi per la nostra scelta di parole.
«Spero di no.»
Lo sentii sorridere e sentii quasi i bruchi nel mio stomaco trasformarsi finalmente di nuovo in farfalle. Il braccio lungo il suo fianco mi sfiorava la schiena e non potei fermare il brivido che mi invade. Non stava succedendo niente di che ma era come se stessimo avendo il nostro momento più intimo senza sforzarci per averlo. Le voci di Peacy e Joey che litigavano perché non riuscivano a dirsi ciò che realmente provavano erano le uniche nella stanza. Buffo. Anche noi non riuscivamo a dirci cosa provavamo adesso. Almeno, io non ci riuscivo.
«Harry?» ruppi ancora il silenzio.
«Mmmh?» farfugliò pigramente.
«Chi è Diana?»
Aspettai qualche minuto che rispondesse, senza sapere dove avessi trovato tutto quel coraggio per fare quella domanda. Quando non rispose ancora, mi voltai per guardarlo e lo vidi profondamente addormentato. La sua bocca ricurva in quel bellissimo sorriso.

{spazio me}

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