Capitolo cinquantuno.

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Capitolo 51

Pov Hanna.

Tre anni dopo..

Scivolo con la punta della matita sulla carta, sempre più decisa, sempre più serena. Le immagini mi saltano alla mente come dei flash e basta prendere foglio e matita per far si che ciò che vedo mentalmente si realizzi concretamente. Anni fa facevo lo stesso, disegnando abiti eleganti, sportivi, tutto ciò che mi veniva in mente, ma come modello avevo sempre e solo in testa la donna. Adesso fisso il vestitino di tulle rosa che ha preso vita dalla mia mano e immagino diverse bambine che lo indossano. Negli ultimi anni mia figlia è stata la mia musa ispiratrice. Più cresceva e più mi venivano in mente i vestiti che poteva indossare. All'inizio era solo un hobby, come lo era stato sempre, poi qualcosa è cambiato.

Non siamo andati in Italia.

Quella sera di tre anni fa quando Harry mi ha chiesto "perchè non andiamo in Italia?" l'ho guardato come se fosse diventato pazzo, poi mi ha elencato tutti i pro che avremo potuto avere in un nuovo paese, in un luogo dove avrei potuto realizzare i miei sogni, e per un attimo stavo quasi per dirgli di si. Poi, dopo avergli detto quanto lo amassi per questo, gli ho spiegato che non sarebbe stato giusto stare lontani dalla nostra famiglia, dai nostri amici. Non me lo sarei mai perdonato se avessi privato Adele dei suoi nonni o di suo zio Louis e poi, l'Italia ormai mi sembrava una cosa distante, una cosa che era finita con la morte di Liam. Era il nostro sogno, ed io ne avevo bisogno di uno nuovo. Così dopo essere tornati nel nostro mini appartamento di Londra ho fatto la mamma a tempo pieno per un po'. Anche Harry avrebbe dovuto decidere cosa fare e nel frattempo aiutava Emma e Josh al locale, occupandosi di portare ragazzi o band che suonassero.

Zayn venne a trovarci a giugno, con troppi giocattoli per Adele. E' rimasto da noi per qualche giorno, facendo la corte ed elogiando la bellezza di Adele e di quanto fosse uguale a me e non al padre. La mia bambina era già sorridente da neonata, così Zayn se ne innamorò subito. Dopo qualche settimana dalla sua partenza ricevetti una chiamata che cambiò la mia vita. Zayn aveva rubato qualche mio disegno e l'aveva fatto vedere a un suo professore, il quale aveva un caro amico stilista a Londra che era proprietario di una piccola azienda. Si congratulò con i miei disegni, mi invitò a prendere un caffè e a quell'incontro mi specificò di come fosse interessato alla linea per bambini. Avevo solo fatto qualche schizzo all'epoca, ma da quel momento in poi non ho più smesso. Il signor Levinson mi fece fare una settimana di prova per vedere se ero in grado di rispettare le consegne e reggere la pressione, vista l'età, e una volta passata mi assunse definitivamente. So di essere stata molto fortunata, non mi aspettavo niente del genere dopo aver rifiutato di andare a Milano, ma è come se qualcuno da lassù stesse vegliando su di me, anzi su di noi.

«Sono le otto!» urla Jennifer, l'assistente del signor Levinson.

Guardo l'orologio al polso e spalanco gli occhi. Ogni volta che ho un'ispirazione e mi metto a disegnare perdo la cognizione del tempo. Chiudo la carpetta e infilo il cappotto. E' dicembre e c'è un freddo cane!

«Il signor Levinson vuole che guardi questi bozzetti appena hai tempo.»

Jennifer torna da me e mi porge un raccoglitore ad anelli più grosso del dovuto.

«Spero che Adele non lo rovini come l'ultima volta.»

Ricordo, ancora rammaricata, di come mia figlia ha ridotto l'ultimo raccoglitore colorandolo con la pittura quando non me ne sono resa conto.

«Sai che non direbbe niente, adora quella bambina.» mi rassicura Jennifer.

Ha ragione.

Da quando il signor Levinson ha saputo che avevo una figlia ha voluto subito conoscerla e se ne è innamorato. A volte mi permette di portarla anche a lavoro, quando la babysitter non può tenerla, ed esattamente un anno fa mi ha proposto di farle fare delle piccole pubblicità con gli abiti disegnati da me. Fu un emozione, un orgoglio immenso vedere mia figlia indossare ciò che avevo creato e ancora ora è la mia modella preferita quando realizzo un capo che voglio assolutamente su di lei.

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