La storia della Rosa

16 3 1
                                    

Davanti a me si stendeva un enorme colle. Veramente magnifico. L'erba verde faceva sì che tutti gli alberi si intonassero a vicenda e che i piccoli spazi di sola terra brulla,andassero a braccetto con i colori di tutto il resto. Intorno un sacco di persone parlavano una lingua che non conoscevo, probabilmente italiano. Non ero certa,ma insomma, un colle, tante persone che parlano una lingua che non capisco, vestiti con tuniche lunghe fino ai piedi. O era la Grecia o l'Italia, precisamente sui colli di Roma. Quindi provate a indovinare. E poi, non poteva essere la Grecia, perché io in parte il greco antico lo conoscevo. In parte, ma riuscivo a capire almeno qualche parola,mentre lì adesso per me fra tutto quel rumore, distinguevo solo le voci,fra donne e uomini. La Rosa mi aveva portato nell'antica Roma, ai tempi degli imperatori e delle lotte con i gladiatori dentro il Colosseo. Non capivo perché, ma c'era un sacco di gente in armatura pronta a combattere, con tantissime armi differenti. Non era un bello spettacolo per me, dato che io avevo sempre odiato i combattimenti corpo a corpo. Secondo me è una cosa stupida lottare fino alla morte solo per far divertire uno stupido imperatore o un re. Insomma, a parere mio tutto ciò non aveva senso. Comunque tornando al discorso di prima mi trovavo davanti ad una folla scatenata intenta ad applaudire e incitare due valorosi guerrieri. Un uomo con una lunga toga bianca ornata da pizzo d'oro e con l'alloro in testa guardava compiaciuto I due che stavano per scontrarsi. Lo si vedeva chiaramente sogghignare sotto i baffi, come se dicesse "adesso vediamo chi uccidere e chi lasciar sopravvivere". Dato che non avevo intenzione di rimanere a vedere quell'orribile spettacolo, decisi che me ne sarei andata verso la città ,Roma, ad esplorare un po' in giro, e a vedere le abitudini e gli usi del tempo. D'altronde se la Rosa aveva ritenuto che dovessi trovarmi lì un motivo c'era di sicuro. Non che è una rosa potesse ritenere o pensare qualcosa però, sappiamo tutti che quella non era una rosa normale. I miei piedi e le gambe in quella specie di sogno o come lo volete chiamare voi, erano veramente leggeri, come se posto di camminare io fluttuassi. Ovviamente ero in grado di farlo, anche se adesso non ne avevo la minima intenzione. Mi sentivo come un fantasma, oppure potrei dire come un lare, gli spiriti dei romani. Sta di fatto che mentre avanzavo per le strade della città,sembrava che tutti fossero rinchiusi in casa o a vedere il combattimento tra i due gladiatori, dato che lì non c'era anima viva. Non una voce ad animare quel luogo tetro e lugubre,non una persona o un animale ad assicurarmi di non essere in una città fantasma. Più mi allontanavo dalla collina che avevo da poco lasciato, più ero certa che alla fine mi sarei persa. Non sapevo dove andare, la Rosa non mi dava segni e nessuno poteva dirmi dove precisamente mi trovavo. Io praticamente fluttuavo senza meta. Ma di una cosa ero sicura, andavo sempre a dritto. Non avevo mai girato,né a destra né a sinistra e ero sicura di non aver mai cambiato direzione. Anche perché la strada era quella. Continuai a percorrerla per altri dieci minuti. Cioè credo fossero dieci minuti. Mi trovai davanti una persona, la prima dopo moltissimo tempo. Finalmente! Era una vincitrice ambulante, che si tirava dietro il carretto con i fiori. Non mi feci troppe domande. Sia adesso che nel mondo reale era tutto strano. Si avvicinò a me, mi squadrò dalla testa ai piedi. E poi mi attraversò. Letteralmente. Il mio corpo si aprì al suo passaggio. La donna andò avanti per un po', finché non si fermò, lasciò cadere a terra una rosa e ripartì. Il fiore appena tocco il suolo si ruppe,tutti i petali separati. Il vento li fece volare via  e solo uno rimase lì. Poi all'improvviso, vidi le stagioni che passavano in un attimo. I mesi. Gli anni. E il petalo che veniva ricoperto.

Quando mi svegliai dal mio stato di trance avevo capito moltissime cose. ad esempio che la rosa avevo fatto tutto questo solo per spiegarmi la sua storia, o meglio la storia di come va fatto finire così. Avevo anche capito, che uno dei petali era a  Roma. E che oltre a quello ne mancava solo un altro. Vidi Byron che apriva gli occhi sempre con le braccia attorno a Billy. Il piccolo che ancora riposava.

OlimpusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora