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CAPITOLO 22
"La tua compagna di cella si chiama Anita Cabinati"
Un altro spintone e mi ritrovo dentro queste quattro mura... Che la mia avventura abbia inizio...
Anita è sdraiata sul letto e non mi degna di uno sguardo
"Scusa sono Arianna piacere, sapresti dirmi quando passano per portare da mangiare sai sto a digiuno da un po?"
Mi guarda, la guardo, abbassa gli occhi e mi ignora, allora mi avvicino e le tocco una spalla
"Scusa sto parlando con te"
Quasi gli ringhio contro, maleducata, già la trovo antipatica, però devo stare buona almeno con lei dato che l'avrò in cella con me per non so quanto tempo...
Si mette seduta e dandomi una piccola spinta si alza
"Allora mettiamo in chiaro delle cose, uno non mi devi toccare, due non rivolgermi MAI la parola e tre vorrei tenere a specificare che le figlie di papà come te che rubano smalti colorati perché non si sentono amate abbastanza mi stanno sul cazzo. Girami al largo bambolina"
"A chi hai dato della figlia di papà scusami?"
"Sei pure stupida? Sto parlando con te"
"Ma vattene all'inferno"
"Oh bambolina ci sono già... E tu con me"
Detto ciò abbassa il capo e torna a fare quello che precedentemente aveva interrotto.
Mi avvicino alle sbarre e osservo quello che mi circonda, altre celle, siamo tutte ragazze, per ogni cella sono presenti due ragazze, con un letto a castello e una porticina che sicuramente porterà al bagno... proprio come la nostra.
Siamo circondate di guardie, anche volendo sarebbe impossibile scappare da qui, a ogni pilastro c'è n'è una armata fino ai denti, incutono quasi timore, talmente sono alti e muscolosi ma personalmente essere da questo lato della stanza ti fa rendere conto che le cose di cui abbiamo paura dovrebbero essere ben altre. Quando inizia a farsi buio passa un ragazzo, giovane, sulla trentina al massimo, vestito con degli stracci, a portarci la cena
"Nick ancora questa mera devo mangiare? Digli allo chef di variare con il menu"
"Anita ha preparato questa roba per far assaggiare la specialità alla nostra nuova arrivata"
"Quindi è colpa sua?"
"Beh si"
Beh personalmente di questo loro discorso non ho capito molto solo che la cena di oggi è stata preparata in mio onore... credo, mi alzo dalla branda e mi dirigo verso il piatto posato a terra, mi siedo a gambe incrociate e osservo quella sostanza considerata "cibo", credo sia una minestra di verdure data la consistenza e il colore verdastro, però appena affondo il cucchiaio dentro essa ne estraggo un pezzo di carne, la metto in bocca. Non lo avessi mai fatto, questa cosa non é carne é un involucro di bucce e grasso animale e la minestra somiglia molto di più ad acqua sporca
"Anita posso sapere cosa sto mangiando?"
"ti piace?"
"Per niente"
"É la specialità del nostro chef, mi fa molto dispiacere che non sia alla sua altezza maestà, ma il cibo che sarà costretta a mangiare per qualche giorno sarà questo"
Senza rispondere mi alzo ed entro nel bagno, questo tutto sommato non é male, mi cambio e ritorno nel letto, mi sdraio a fissare il soffitto grigio, pieno di crepe, un po mi rappresenta, sono diventata così: monotona, triste e consumata.
"Sai mi ha dato fastidio prima quando mi hai dato della figlia di papà"
"È quello che sei. Ora stai zitta che devo dirmire"
"No non lo sono"
"Ma smettila di raccontare cazzate, sei la classica ragazza borghesuccia e paesana che dipende dai genitori, che ha tutto dalla vita e non potrebbe chiedere di meglio"
"sai una cosa? Si non chiedevo di meglio dalla mia vita, avevo una madre, un padre, un fratello e degli amici i quali mi volevano bene, poi un giorno tutto é cambiato, mi sono allontanata da tutti, ho perso i miei genitori e adesso sono in cella con una ragazza che giudica soltanto, con l'accusa di aver assassinato i miei genitori. Proprio niente da invidiare agli altri, una vita perfetta vero?"
L'ho lasciata senza una parola, nessuna risposta arriva nei successivi dieci minuti, in fondo... non c'è molto da dire su quello che mi é capitato...
Fin che poi con voce flebile la sento sussurrare delle parole
"Puoi parlare più forte non ti sento se sussurri"
"Ho... ho solo detto che mi ricordi tanto una persona, una ragazza, Rosi, é stata la mia compagna di cella per qualche mese... Le vostre storie si somigliano"
"Ah... e lei che fine ha fatto? É stata liberata? Ha vinto il processo?"
Chiedo con la speranza di aver anche io una possibilità
"No... é stato più complicato di così... era una brava ragazza ma ha commesso troppi errori nella vita e adesso li ha ripagati tutti"
"C-cosa le é successo?"
Mi trema la voce per la paura, non so ma questa sua rivelazione un po me l'aspettavo, come se fosse un presentimento. Un presentimento molto brutto.
"Beh lei...

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