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CAPITOLO 23
"Beh lei... come ho già detto era una brava ragazza, un po bipolare ma molto dolce, gli successe una cosa tipo la tua, la portarono nella mia cella quasi un anno fa"
"Scusa ma da quanto tempo stai qui dentro?"
"Tanto tempo... lasciami continuare"
"Sì scusa"
"Allora stavo dicendo...

FLASHBACK

"Piacere sono Rosi"
La guardai e non le risposi oggi é una brutta giornata. In mattinata ebbi la conferma del tempo che dovrò passare tra queste quattro mura e... é molto, il giudice ha deciso che sono colpevole e non posso ribellarmi, meglio non aggravare la situazione...
"Va beh ho capito scusa se ti ho disturbata"
Mise il muso e si avvicinó alle sbarre
"S-scusa, non é una bella giornata. Piacere Anita"
Sì gira e mi guarda con occhi che brillano, si siede da parte a me sulla branda
"Ti va di raccontarmi cosa é successo?"
"Scusa ma non mi va"
"Allora facciamo un patto. Io ti racconto la mia storia e poi tu se vorrai mi racconterai la tua va bene?"
Annuisco
"Beh è un po complicata a dire il vero, avevo un ragazzo, convivevamo da tre mesi quasi quattro, sai lo amavo davvero molto, si chiamava Riccardo, quel giorno vennero tutti i nostri genitori poiché dovevamo dagli una grande notizia, ero incinta, ci riunimmo a tavola per panzare quando giunse l'ora di andare a prendere il dolce in cucina, mi alzai e mi diresse nell'altra stanza, tempo pochi secondi sentì dei vetri rompersi e degli spari, quando essi finirono andai gattonando in salotto per accertarmi che stessero tutti bene, la vista che mi si porse davanti fu terribile, una carneficina, tutti morti... mi avvicinai piano a tutti i miei famigliari poi a Riccardo e da parte a lui c'era un arma, la presi e me la puntai alla testa pronta a spararmi ma non c'è la feci, arrivò prima la volante della polizia chiamata da alcuni vicini che sentirono gli spari, mi trovarono li per terra, con la pistola puntata alla tempia, ricoperta di sangue, in una stanza piena di cadaveri, mi fecero posare l'arma per poi portarmi in tribunale, rimasi in una stanzetta nella caserma per qualche giorno in attesa del verdetto... mi hanno condannata e ora eccomi qui, accusata di una cosa che non ho fatto"

FINE FLASHBACK

"Sono senza parole, la sua storia somiglia molto alla mia"
"Già ci rimasi anche io ai tempi, lo so appunto per questo te l'ho raccontata"
"E che fine ha fatto?"
"Beh passammo sei mesi insieme, eravamo diventate ottime amiche, poi un giorno eravamo nella mensa, nessuno ci prestava attenzione e lei mi spiegò un piano che programmava già da parecchie notti, era facile, creare un diversivo e scappare dalla cucina... troppo facile, arrivammo in cucina e quattro guardie ci aspettavano davanti alla nostra unica via di fuga. Combattemmo e una riuscimmo a mandarla a terra, ma le altre tre no, una prese me che smisi di combattere dato che sarebbe stato inutile e una prese lei, ma lei continuo, la guardia a causa del suo dimenarsi scivolò e cadde a terra rompendosi in cranio così l'altra  guardia la prese e colpendola la fece svenire, ma il peggio non fu quello, fu la punizione che ci venne affibiata, io, poiché mi ero arresa fui costretta solo a guardare, ma lei, lei venne legata in piedi a un palo con le braccia e gambe aperte, la privarono dei suoi indumenti, la derisero e io ero impotente, non potevo bloccare tutto questo, poi le guardie si misero in fila uno da parte all'altro, caricarono il fucile e... e spararono, io assistetti  a tutto, avrei preferito morire, invece sono qui che la notte ancora mi sogno quel terribile giorno,  i suoi occhi che prima di spegnersi mi guardarono implorandomi, quella luce sparire dal suo vivo, il sangue uscire da tutti i fori fatti da quelle bestie... ho gli incubi quasi ogni notte, la sogno, sogno che mi parli, che mi accusi di non aver reagito, di non essere stata li con lei, di essere ancora viva quando meritavo la morte quanto lei"
"No. Non é colpa tua se sei qui. Non devi continuare a tormentarti l'anima per una cosa di cui non hai colpe."
"Io le colpe le ho e finché non farò quello che é giusto  non vivrò mai in pace"
Non ho parole. Non so più cosa dirle. Anche se...
"Ah ho una domanda"
"Dimmi"
"Il bambino? Hai detto che era incinta, che fine ha fatto il figlio"
"Morto. La guardia che l'ha picchiata mentre stavamo scappando... ha usato talmente tanta violenza che le ha fatto perdere il bambino"
"Ah... scusa non parliamone più si vede che ci stai male"
"Grazie"
Sì alza, si dirige nel bagno, sbatte la porta e...

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