Capitolo 3

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Quella notte fu a dir poco gelida e noi ragazze ci stringemmo l'una contro l'altra cercando disperatamente di farci un po di caldo a vicenda.
La baracca dove eravamo state rinchiuse era controllata da alcune guardie, che a parte qualche occhiata lasciva non si azzardavano a sfiorarci nemmeno per sbaglio, memori delle minacce del loro capo; questo però non si può dire delle altre baracche, dalle quali giungevano le grida disperate delle donne che il resto delle guardie non si faceva scrupoli a sottomettere, e pure le urla degli uomini che avevano osato ribellarsi e cercare di soccorrere le donne e perciò venivano frustati all'inverosimile.
In quei momenti temetti di perdere il controllo e dare sfogo alla rabbia ceca che covavo da settimane verso quegli esseri che non avevo nemmeno la pietà di definire esseri umani, ma la conseguenza sarebbe di sicuro stata terribile, e per mia fortuna dopo qualche ora caddi quantomeno in un sonno leggero e tormentato.

L'alba seguente le guardie ci svegliarono all'alba e ci spintonarono fuori dalla baracca in malo modo, ma stando ben attenti a non sfiorarci nemmeno, a parte qualche palpata ad alcune ragazze appena il loro capo girava l'occhio.
Appena uscita lo spettacolo che si presentò ai miei occhi era mozzafiato: la luce rosata dei primi raggi solari accarezzava dolcemente i bianchi edifici che circondavano la piazza, proiettando ombre delicate sul lastricato e colpendo in pieno il tempio dedicato a Ra, dio del sole, creando meravigliosi giochi di luce tra le imponenti statue dorate del dio che decoravano la facciata.
La piazza era già gremita di gente che si accalcava per entrare nella baracca centrale e partecipare alle aste di schiavi, e alla vista di tutta quella gente sudicia repressi un conato di vomito, quegli stupidi e meschini egizi erano davvero come li avevo immaginati, sperai almeno che i ceti più abbienti avessero un minimo di classe, ma quando notai che i primi ad entrare nella baracca delle aste erano ben vestiti e con schiavi che facevano loro aria con ventagli di piume di struzzo mi ricredetti... Puah! In che razza di posto ero finita? Questi esseri come osavano vantarsi superbamente di quella che decantavano come la civiltà più splendida delle terre illuminate da Ra? Davvero credevano che un paio di edifici sarebbero bastati a mascherare la feccia che quegli uomini dimostravano di essere? Che orrore... Dovrebbe pensarci Seth a distruggere le loro belle mascherine ipocrite, d'altronde cos'altro ci si può aspettare dal dio del caos?
Seth... Pur credendo agli dèi quasi per abitudine ogni volta che le mie preghiere erano rivolte a quel dio le corde del mio cuore vibravano donandomi una forza e una voglia di vivere che sfiorava la perversione. Stranamente infatti mi sentivo parecchio in sintonia con qualsiasi cosa creasse distruzione e confusione, e contrariamente alle persone che conoscevo, le quali rifuggevano dalla divinità e dal suo distruttivo operato, io in esso trovavo la mia pace.

Quando mi ripresi dalle mie riflessioni notai che, contrariamente a quanto pensavo, non ci stavamo dirigendo alla baracca principale ma stavamo proseguendo verso il palazzo reale, che si stagliava imponente sopra qualsiasi altro palazzo a parte i templi.
Qualche minuto dopo i miei dubbi ebbero conferma: ascoltando i dialoghi di due guardie compresi che saremmo state vendute nientemeno che alla famiglia imperiale in persona... Fantastico, pensai sarcasticamente, dalla padella alla brace...

La Figlia Di SethDove le storie prendono vita. Scoprilo ora