Capitolo 31

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Con due rapidi balzi atterrai tra le macerie che fino a qualche momento prima costituivano la facciata, gli occhi fissi in quelle ametiste luminose.
Una rabbia ceca infuriava come non mai dentro me, tanto che l'aria pareva elettrizzata per la tensione che emanavo.
-E quindi eri tu...- dissi con un filo di voce -Sei sempre stato tu!!- aggiunsi invece gridando, mentre con un singolo pugno frantumavo il masso alla mia destra. Ma la statua di ossidiana non aveva mosso un muscolo, se ne stava lì seduto sul suo scranno coperto d'oro e pietre preziose, e gli unici movimenti erano quelli del turbine luminoso che invadeva i suoi occhi.
Lo sentivo, sentivo la sua presenza, il suo potere, ma non riuscivo a capire perché non si manifestasse:
-Rispondi! Rispondi razza di vigliacco!! Esci fuori e affrontami se ne hai il coraggio!-
Nulla. Non un filo d'aria si era mosso.
Mi guardai intorno, scorgendo nella penombra delle lanterne ormai spente, che mi affrettai ad accendere. Scorsi così le gigantesche pitture che decoravano le pareti, raffiguranti le leggende che narravano le distruttive imprese del dio, così come l'inizio del conflitto tra lui e quell'altro pirla di merda che anche se morto faceva danni lo stesso.
Ma il mio sguardo veniva continuamente attratto da quelle ametiste dal pulsare magnetico, così come il mio intero essere.
Possibile che...
In quel momento mi vennero in mente le parole di Bastet:
"Tuo padre si è battuto con tutte le sue forze per tenerti in vita... Ti ha abbandonato per proteggerti..."
Seth era rinchiuso in quella statua, ormai ne ero certa. Altrimenti si sarebbe fatto vivo molto prima, che stupida a non pensarci. Il problema era come tirarlo fuori.
Come se tu ti fossi mai fatta problemi a distruggere qualsiasi ostacolo che ti sia mai stato messo davanti...
Kuma! Mi mancava la tua vocina logorroica e impertinente!
Cia anche a te, ora però sbriciola quella bella statuina.
Sbuffai, per una volta che volevo fare la simpatica. Alzai gli occhi al cielo, per poi scattare e colpire la statua all'altezza del cuore.
Le crepe si diramarono come ragnatele su tutta la superficie con scricchiolii sinistri, per poi scoppiare e ridursi in piccoli frammenti che schizzarono da tutte le parti. Al suo posto si alzò una gigantesca nube nera che sembrava quasi viva.
Un momento, era viva.
In tutto quel fragore causato dall'esplosione distinsi nitidamente un rauco grido dal sapore di liberazione e vendetta, mentre la nube prendeva una forma sempre più consistente, ancora più grande di quanto lo era la statua, fino a prendere le sembianze di Seth.
Il dio si stagliava di fronte a me in tutta la sua furiosa potenza, con il corpo coperto di pelo nero e la testa ridotta al cranio, dal quale partivano due enormi corna dorate. Le sue vesti erano a brandelli, e gli coprivano a malapena l'inguine, mentre il petto scolpito era scoperto, e dalla schiena spuntava una folta criniera. Portava gioielli e bracciali dorati, e sulla schiena una spada rinfoderata con l'impugnatura a forma di Anhk. La sua espressione faceva il paio con la mia: furiosa, terrificante, affamata, e vendicativa.
Non si accorse subito di me, troppo impegnato a rendersi conto di non essere più imprigionato nella pietra e di avere nuovamente un corpo tutto suo. Si guardava intorno, quasi spaesato, come se non riconoscesse il luogo che l'aveva tenuto rinchiuso per vent'anni. Il suo sguardo cadde sulle pitture alle pareti che lo ritraevano in combutta contro Osiride: con un ringhio crudele graffiò e sfregiò le figure che ritraevano quest'ultimo, probabilmente troppo preso dal proprio tumulto interiore per accorgersi di me. Impaziente allora mi schiarii la voce: -Ehm... So di non aver mai contato un cazzo per te, ma potresti quantomeno ringraziarmi per averti liberato... Paparino caro-.
Alle mie parole si accorse di me,
era ora...
Zitto tu!
In un istante scomparve in una nube di sabbia, per ricomparire subito dopo a meno di un metro da me, per fortuna sta volta a grandezza pseudo umana, anche se superava in ogni caso i due metri di altezza. -Sheila...- sussurrò. Fissandomi dritto dritto negli occhi allungò una mano tremante verso di me, ma non fece in tempo ad appoggiarla sul mio viso che il mio pugno partì finendo direttamente sul suo muso, spedendolo a qualche metro di distanza.
-Ma che...- riuscì a dire prima che lo raggiunsi e iniziai a prenderlo a calci. -Questo è per aver lasciato mia madre a marcire in quel limbo!- un calcio; -Questo per non aver combattuto contro quel fottuto dio di merda!- un altro calcio; -Questo per non esserti subito rivelato!- un altro ancora; -E questo, questo è per me, per avermi abbandonato, per non avermi protetto, per aver permesso a tutta quella feccia di rendermi una cazzo di schiava!- feci per dargli l'ennesima pedata ma in qualche modo riuscì a bloccarmi la gamba e ad immobilizarmi sotto di lui: -Ascoltami!- ringhiò a un millimetro dalla mia faccia, gli occhi viola che brillavano nei miei: -Io non ho mai voluto abbandonarvi, non ho mai voluto la vostra prigionia, ma spiegami come potevo proteggervi se ero rinchiuso il quella dannata prigione?! Non hai idea di quanto sia stato doloroso sapervi lontano da me, in balia di quella feccia, e sapere di non poter fare niente per voi, per la dea che amavo, e che amo tuttora, e per mia figlia! Sono riuscito a salvarti perché sapevo che Osiride stava venendo a prenderti, e ti ho affidato a tua zia, Bastet, la sorella di tua madre, purché ti portasse via, lontano dalla sua influenza e dal luogo in cui il suo potere era maggiore. Ti sarei venuto a riprendere dopo, una volta che si fosse rassegnato all'evidenza, cioè che ero riuscito a nasconderti, ma feci male i conti: si presentò con il figlio, Horus, ed entrambi, furiosi per non averti trovato, mi incatenarono in questa prigione di pietra, dove sono rimasto per tutto questo tempo-.
Vedendomi ormai ammutolita e con le lacrime che minacciavano di sgorgare dagli occhi come una piena del Nilo si sollevò da me, prendendomi per mano e tirandomi in piedi, per poi ricominciare a parlare più pacatamente: -E ora ti ritrovo qui, una donna già cresciuta e bellissima, e non hai idea di quanto la pagheranno per avermi impedito di proteggerti, di vederti crescere... Potrai mai perdonarmi? Per non essere stato abbastanza forte? Per essere stato costretto ad abbandonarti? Per non averti sorretto quando hai mosso i primi passi? Per non aver sentito la tua prima parola? Per non aver mai asciugato le tue lacrime? Per non averti mai detto quanto sono orgoglioso di te e di ciò che sei diventata? Per non averti più potuto dire quanto ti voglio bene... Figlia mia...-. La sua voce alla fine si incrinò per l'emozione ed il rammarico, e in quanto a me, le sue ultime parole diedero il colpo di grazia agli ultimi brandelli di muro che circondavano il mio cuore.
Piansi. Piansi come mai avevo fatto prima, piansi tutte le lacrime che non avevo mai versato. Tra le braccia del dio, anzi, finalmente tra le braccia di mio padre, sfogai tutto ciò che avevo passato, tutto ciò che avevo represso in quegli anni di dolore, sentendomi a casa.
Quando riuscii a ritrovare un po' di voce lo guardai in quegli occhi così simili ai miei, dello stesso viola ma che al posto della corona aranciata, presa da Sekhmet, erano bordati di nero: -Dobbiamo liberare la mamma- dissi.
La sua aura, e così anche la mia, da commosse e dorate si fecero subito più e scure dalle sfumature rossastre, segno che eravamo governati dalla stessa furia, la stessa voglia di vendetta, la stessa sete di sangue... Mentre sulle sue labbra riconobbi lo stesso ghigno sadico che mi contraddistingueva così tanto.
Non ci fermerai Osiride, non questa volta, e sarà la tua distruzione.

Spazio dialoghi

Kuma: Certo che ce ne hai messo di tempo per aggiornare... Cosa hai da dire a tua discolpa?!?
Autrice: Imploro il vostro perdono, vostra maestà, ma tra la miriade di corsi nuovi trovare del tempo libero e la salute mentale per scrivere è un miraggio!
Sheila: Kuma... Non cagare il cazzo alla gente, poi è ovvio che ti prendono a pedate...
K: Sei tu che prendi a pedate la gente, anzi, tuo padre! E io devo stare qui a Palazzo a fare da babysitter al tuo love mentre tu vai in giro a spaccare i culi ai babbuini con paparino!
S: Di Sommo Babbuino ce n'è solo uno, e basta e avanza per quanto mi riguarda...
Narmer: Fatto sta che mentre tu rischi la vita io non riesco a stare qui senza fare niente
S: Faccio fuori quel pirla di merda e torno a prendervi, zucca vuota;
N: Prova a ripeterlo...
S: Dovevo farti mettere in prigione e buttare via la chiave!
K: Ma anche no! Sarebbe capace di farmi scappare la cena!
N: Vai ancora avanti a mangiare topi?!
K: Naaaa... Quello è il dessert, sai ho scoperto che le spie della Somma Merda d'Uomo passano dalle prigioni, e a forza di passare ore in mezzo a incensi e fumi vari la loro carne diventa bella affumicata, ed è assolutamente deliziosa, dovresti provarla!
N: No grazie, non ho i vostri stessi gusti... Oggi passo
Seth: Bah... Schizzinosi
Sheila: Papino... Evita va, o iniziano a tirare scemo pure te
Seth: Mi dovrò quantomeno presentare no?
N: Si infatti, dovresti dirmi chi è sto qua e perché ci vai in giro al posto che stare con me!
K: Sei gelosooooooo
N: Si sono geloso, e allora??
K: -coff coff - checca isterica -coff coff-
Sheila: *alzando gli occhi al cielo* Benissimo: papà, ti presento l'unico uomo che sia mai riuscito a farmi godere a letto, e lì in parte quella che se ne sta zitta è la sorella, Nitocris, e non hai idea di quanto sia arrapante mentre gode e urla come una matta; ragazzi, questo è mio padre, Seth, dio del caos e del deserto.
N: Wow... Sai fare davvero le tempeste di sabbia? Me ne fai una??
Seth: Certo, con te in mezzo però
N: Ehm... Forse è meglio di no...
Seth: Inizia a correre...

La Figlia Di SethDove le storie prendono vita. Scoprilo ora