Capitolo 13

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-Merda! Merda! e ancora merda!
-Calmati...
-Sono calma!
-Calmati...
-Sono super calma!
-Calmati...
-NON DIRMI DI STARE CALMA!!
-Va bene va bene non c'è bisogno di urlarmi nella testa... Comunque dovresti raggiungere Cris, ti stava cercando.
-Dammi un attimo che mi calmo e la raggiungo
-Vedi che avevo ragione allora
-Palla di pelo perché non te ne vai a mangiare qualche topo e mi lasci in pace?
-Uhm... Si, ottimo consiglio, vuoi che ti lascio una zampa? Sono deliziose
-Bleah! No grazie ne faccio volentieri a meno
-Come vuoi, non sai cosa ti perdi
-Sparisci...

Con la mia furiosa camminata ero ormai arrivata dall'altra parte del palazzo senza nemmeno rendermene conto. Ritrovandomi improvvisamente sola con tutti quei cazzo di brividi mi accasciai contro una colonna, schiacciata dal peso opprimente dei miei pensieri;
Cris avrebbe aspettato. Perché? Perché avevo lasciato che simili sensazioni mi invadessero? Mai, mai e dico MAI lasciarsi andare e perdere il controllo, soprattutto adesso che col risveglio dei miei poteri i miei sensi si sono notevolmente affinati e accentuati... Non è possibile che un simile uomo mi faccia provare emozioni così forti e contrastanti! Il desiderio di assaporare il suo sangue mi pervadeva ancora, gli occhi mi si accedevano mandando lampi di lussuria e perversione, ma in fondo al mio cuore sentivo vibrare qualcosa che spingeva per uscire fuori, qualcosa che avevo sepolto sotto strati rocciosi di dolore, odio e rancore. Oh no, non doveva succedere, non doveva proprio succedere. Anni e anni passati a costruire spesse mura impenetrabili attorno a me stessa, che in due giorni ho scoperto essere pieni di spifferi. Prima il fascino degli occhi di Narmer, poi la dolcezza nel viso di Cris, la compassione e la determinazione nello sguardo di Bastet, la gioia di vivere del mio piccolo Kuma... E poi le sue braccia, il suo corpo, i suoi sussurri... E il suo profumo. I miei pensieri tornavano sempre costantemente a lui, mentre ripercorrevo sfiorando le scie bollenti ancora pulsanti che le sue dita avevano lasciato sul mio corpo. In un impeto di nervoso e frustrazione il mio tocco delicato si trasformò in graffi insanguinati mentre gidavo disperata, inarcando la schiena e sfogando tutti gli impulsi che non riuscivo più a trattenere. Oh Seth, che cosa mi sta succedendo? Narmer, che cosa cazzo mi stai facendo?
Come sempre nominando il dio del caos un senso di quiete e conforto mi aveva pervaso calmando in parte i miei bollenti spiriti, estasi che riusciva a raggiungere la perversione più assoluta; ma di certo non mi era d'aiuto nel districare quella matassa più contorta delle radici di una ninfea che costituiva i miei pensieri altamente confusionari.
Dopo un tempo indefinibile mi alzai da quella scomoda posizione sgranchendomi le membra intorpidite e cercando di relegare quel casino che mi rimbombava nella testa e nel cuore in un angolo. Mi annotai mentalmente di aggiungere "rapida guarigione" agli effetti collaterali causati dal risveglio dei miei poteri, osservando i graffi che mi ero autoinferta poco prima riemarginarsi velocemente causandomi solo un lieve pizzicore. Intuii quindi che le ferite delle frustate sarebbero guarite in un paio di giorni senza lasciare traccia.
Avevo mosso pochi e lenti passi arrancanti quando la vocina squillante di Kuma mi squarciò il cervello mandando in cima alle piramidi di Giza quel poco di salute mentale che ero riuscita a racimolare: Sheila! Sheila! Muoviti! Cris è in pericolo! - Dove è? - chiesi trattenendo a stento la rabbia che mi aveva invasa- Nelle sue stanz... - Arrivo - Non lo feci nemmeno finire di parlare che avevo già iniziato a correre dall'altra parte del palazzo come un fulmine travolgendo una decina di servi senza nemmeno badarvi, fino a spalancare le porte di camera sua trovandola piangente e legata al letto mentre si dimenava disperata cercando di sfuggire alle brutali carezze di uno schifo di uomo seduto a cavalcioni su di lei.
Mi dava le spalle perciò non mi vide quando, accecata dall'odio e dalla rabbia, mi fiondai su di lui spingendolo via dal letto con forza e gettandolo contro il muro nel tentativo di stordirlo. Cris piangeva disperata soffocando i gemiti nel bavaglio che le stringeva la bocca, perciò distolsi l'attenzione dal coglione accasciato dall'altra parte della stanza concentrandomi invece nel tentativo di slegarle lo stretto bavaglio. Ci misi un bel po a sciogliere i nodi che quasi la soffocavano, ma appena liberata gridò: -Attenta!- mi voltai appena in tempo per fermare il braccio di quel troglodita che stava per infilzarmi con un pugnale.
-Questa me la paghi- lo minacciai ringhiando. -Come osi? Stupida schiava io sono il figlio del Sommo Sacerdote! Ti condannerò a morte dopo averti inferto le peggiori torture!- il mio ringhio divenne sempre più grave mentre tornavo a perdere il controllo, ma sta volta non c'era Kuma a fermarmi... Poteva essere chiunque, ma nessuno, Nessuno poteva fare del male a Cris prima di aver sconfitto me!
Lo disarmai in pochi secondi e buttandolo a terra incominciai a massacrargli la faccia tempestandola di pugni: quando ormai era una maschera di sangue che sgorgava dalle innumerevoli ferite e gonfi lividi mi fermai un secondo per ammirare soddisfatta la mia opera, recuperando poi il coltello col quale voleva uccidermi. Non aveva nemmeno la forza di muovere un muscolo da quanto era ridotto male, ma per me non era ancora abbastanza; così lo capovolsi con un calcio e gli strappai il retro delle vesti, mettendo in mostra la sua schiena che non mostrava il minimo segno di fatica, chiaro suggerimento della sua inettitudine da bambino capriccioso viziato quale si era rivelato. Impugnando il coltello gli incisi su di essa la parola "stupratore", calcando abbastanza da lasciargli delle dolorose cicatrici a vita. Le sue urla erano strazianti, ma non facevano altro che nutrire la mia gioia nel vederlo soffrire. Lasciandolo inerme a terra usai il coltello per liberare Cris che mi si fiondò addosso ancora piangente abbracciandomi e ringraziandomi per averla salvata. Stringendola tra le braccia le mostrai la mia opera d'arte strappandole un piccolo sorriso entusiasta. -Ora tocca a te- aggiunsi; lei era sconvolta, mi guardava con quelle pozze d'acquamarina spalancate cercando di spiaccicare parola ma dalla sua bocca usciva solo qualche balbettio confuso. -Ti prego non avere paura di me, non sono un mostro- le sussurrai in preda al terrore che mi abbandonasse anche lei. Dopo le mie parole ebbe un attimo di spaesamento e sembrò tornare sulla terra quando di slancio mi abbracciò ancora più forte, rispondendomi: -Mi fido di te, mi hai appena salvato, e non sei assolutamente un mostro, ma la mia migliore amica!-
D'impulso sciolse l'abbraccio e mi prese il coltello dalle mani, avvicinandosi saltellando al verme frignante disteso a terra; dopo avermi ammiccato si sedette sopra la sua schiena incidendo sotto alla mia opera d'arte la parola "assassino" e strappandogli nuovi gemiti; di certo lo conosceva meglio di me e aveva le sue ragioni, e così era decisamente più bella, tantoché dopo averla ammirata sospirò: - era tanto che volevo farlo- con un ghigno malefico stampato in faccia risposi: -e non è ancora finita- In risposta alla sua espressione confusa rigirai l'ameba che giaceva a terra con un calcio strappandogli l'ennesimo gemito, per poi strappargli il velo di lino che copriva l'intimità, mettendo quindi in bella mostra il misero cazzino moscio che si ritrovava e due palle ancora più flosce e puzzolenti: -Bleah! Sai Cris, nella mia vecchia città chiunque si azzardasse a cercare di stuprarmi si ritrovava senza palle, è molto divertente e gratificante, ti fa assaporare ogni singola goccia di vendetta... Ti consiglio di provarci- il povero malcapitato dopo aver sentito i nostri discorsi iniziò a tremare e mugolare implorando pietà ancora più forte facendoci ridere, così gli sussurrai in un orecchio: -Dovevi pensarci prima di cercare di stuprare la mia amica e uccidere me, stupido verme- e così dicendo passai il pugnale a Cris, che però scuotendo il capo unì le nostre mani lanciandomi uno sguardo complice e determinato: -Insieme- disse. Annuii e contammo fino a tre, prima di staccargli entrambe le palle con un taglio netto. Le sue grida disperate di dolore si sparsero in tutto il palazzo, richiamando l'attenzione delle guardie che in pochi secondi si riversarono nella stanza, rimanendo però ammutoliti quando davanti a loro si presentò la nostra macabra opera d'arte. Incuranti delle loro facce sconvolte a dir poco, io e Cris ricominciammo ad abbracciarci ridendo sguainatamente per liberarci della tensione precedentemente accumulata, fermandoci solo quando pure Narmer, Tuthmosi e quello che intuii dalle vesti essere il Sommo Sacerdote in persona irruppero nella stanza.

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