Capitolo 14

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Spazio autrice:
Ebbene si, ogni tanto quella parte metallosa di me viene fuori *-*
Non riuscivo a trovare una foto decente da mettere nei media così ho inserito la canzone che mi ha ispirato nella stesura di questo capitolo, soprattutto per quanto riguarda la seconda parte. Vi consiglio di ascoltarla mentre leggete!
Ok basta annoiarvi, non mi resta che augurarvi buona lettura!!
Stay high!! 🐒

Le grida agghiaccianti di qel babbuino del Sommo Sacerdote si mischiavano ai gemiti di dolore di suo figlio quando si presentò ai suoi occhi la nostra raccapricciante opera d'arte: -Figlio mio che ti hanno fatto?!?- sconvolto posò i suoi piccoli occhi cisposi su di noi rivelando un'espressione accecata dalla rabbia che deturpava ancora di più il suo viso già orribile: -Voi! Come avete osato! Guardie! Prendetele e datele in pasto ai coccodrilli! Dovete morire per quello che avete fatto a mio figlio!- le sue parole cariche di odio erano musica per le mie orecchie, e fu con divertimento che osservai le guardie tentennare davanti ai suoi ordini, spostando lo sguardo da lui, al principe, al faraone per infine posarsi sul mio macabro sorriso e sul pugnale che ancora reggevo tra le mani. Qualcosa mi diceva che, vista la sorte dei loro compagni della sera precedente, preferivano disobbedire agli ordini e salvarsi la pelle. Il babbuino continuava a sbraitare perforandomi le orecchie quindi sbottai: -Oh e basta! Quel coglione di tuo figlio voleva stuprare la principessa, e se non l'avessi salvata io ci sarebbe anche riuscito!- alle mie parole Nar e Tuthmosi strabuzzarono gli occhi increduli, soprattutto quando indicai loro come prova i lividi che coprivano il volto e le braccia di Cris -Quindi ti conviene solo stare zitto che quel verme lì a terra si meritava di restare senza palle, e ringrazia Amon che non ho fatto in tempo a fargliele ingoiare!-
Il Sommo Sacerdote era stupefatto: evidentemente nessuno si era mai permesso di contraddirlo e addirittura zittirlo; -Tu... Lurida schiava ti farò pentire di essere nata! Ti aspetto nelle segrete per poterti dare personalmente la punizione che meriti!- e così dicendo se ne andò furioso insieme ai curatori che avevano sollevato delicatamente il figlio su una barella improvvisata.
Una volta usciti Cris scoppiò a piangere disperata gettandosi tra le braccia del padre, implorandolo di non punirmi e terrorizzata dal pericolo di perdermi. Qualche istante dopo Kuma sbucò fuori dal nulla fiondandosi tra le mie braccia. Stringendolo a me dissi: -Non preoccuparti piccolo, e nemmeno tu Cris, me la caverò come al solito, quella faccia da babbuino non può farmi niente di male- e poi mi rivolsi direttamente al faraone: -Proteggila ti prego- riferendomi alla mia amica -io posso sopportare le sue torture uscendone quasi indenne, ma lei no; mi addosserò ogni colpa, ma non mi pento per niente di aver castrato quella merda d'uomo. Cris, prendi Kuma e tienilo d'occhio, non deve seguirmi per nessun motivo- e così dicendo lo misi tra le sue braccia. No! No! No! Io sto con te! Nessuno deve farti del male! Ti devo proteggere! - Kuma non complicare le cose, domattina sarà tutto finito e in poco tempo guarirò, e poi sono certa che quel pappamolla non sa neanche tenere in mano una frusta! - Ma.. Ma io... - Shh... Ti prego piccolo mio -
Ebbi solo il tempo di rivolgere un ultimo debole sorriso a Cris e cogliere un cenno di ringraziamento del faraone quando improvvisamente Nar mi trascinò fuori dalla stanza sbattendomi poi contro il primo muro disponibile e mettendo le mani ai lati della mia testa. Era furioso, ma anche terrorizzato: -Cosa cazzo ti è saltato in quella testa! Prima scappi da me e poi ti ritrovo a massacrare un verme come quello là!?!- non era decisamente il momento giusto per le prediche: -Un "grazie per aver salvato mia sorella" sarebbe bastato- replicai spintonandolo e cercando di evitare il suo sguardo profondo. Lui tolse le mani dal muro ma solo per stringermi le spalle con esse, e guardandomi negli occhi con quelle due acquemarine quasi gridò: -Ti sei inimicata una persona fin troppo influente, e prega che suo figlio sopravviva o potrebbe chiedere la tua testa- -Sopravviverà, non è la prima volta che castro qualcuno, so come si fa... Semplicemente patirà atroci dolori per il resto della sua miserabile vita- ghignai -Non me ne frega se lui sopravvive o meno, mi interessa che sopravviva tu!- a quelle parole rimasi talmente spiazzata da non riuscire a spiaccicare parola: se voleva fottere il mio autocontrollo era sulla buona strada. Vedendo che non rispondevo mi lasciò le spalle allontanandosi di qualche metro, ma resosi conto che ero ancora immobile come una mummia nella stessa posizione a fissarlo con occhi sgranati imprecò sottovoce: -Osiride maledetto e quella puttana di sua moglie- e così dicendo si fiondò su di me stringendomi questa volta in un abbraccio soffocante, cercò le mie labbra e una volta scovate le coprì con le sue, in un bacio che sapeva di disperazione carnale, trasmettendomi ancora di più tutta la paura che aveva di perdermi. Staccandomi con un ghigno dissi: -Hai dimenticato quel bastardo di Horus...- ma non feci in tempo nemmeno a finire che ricominciò a divorarmi la faccia dopo una piccola risata repressa. Sentii un fuoco divampare dentro di me, tutta la mia energia mi scorreva incessante nelle vene, ma sta volta era totalmente diverso, non avevo più controllo di me stessa ma non sentivo più il desiderio di fargli del male, era lui ad alimentare il mio fuoco, la mia passione, e la mia perversione.
-Ehm ehm...- chi cazzo era adesso che voleva essere castrato?? Riluttanti ci staccammo, e potei leggere nei suoi occhi la stessa tempesta di emozioni che albergava in me; quello sguardo focoso spazzò via ogni cenno di paura infondendomi la determinazione di cui avevo bisogno, e rivolsi la mia attenzione verso il povero sacerdote che ci aveva interrotto, probabilmente mandato dal Sommo Babbuino per sollecitare la mia cattura. Stampandomi un ghigno in faccia sfiorai per l'ultima volta le labbra di Nar, sussurrandogli: -sta notte vienimi a trovare ti prego, non credo che sopporterei la vista di nessun altro- con un cenno annuì, così mi allontanai soddisfatta dirigendomi verso il sacerdote. -Conosco la strada- gli dissi sprezzante mollandogli un pugno che lo sbatté al muro.
Raggiunsi velocemente le segrete liberando la mente di qualsiasi tipo di pensiero, concentrandomi solo su quel colore cristallino del mare che di recente era diventato il mio preferito; per ironia della sorte Babbuino & co. mi stavano aspettando nella stessa cella dove avevo passato la notte precedente: la Somma Testa di Minkia faceva scoccare una frusta insanguinata cercando di trattenere la rabbia e spaventarmi, ma sinceramente rivelava solo la sua incapacità. Sforzandomi con fatica per non scoppiare a ridergli in faccia lasciai docilmente che due perplessi carcerieri mi ammanettassero alle catene che pendevano dai muri e mi stracciassero le vesti scoprendo le ferite che stavano guarendo. Il mio aguzzino prese parola: -Bene bene... Sei una splendida visione, peccato solo che quando avrò finito con te del tuo bel faccino non rimarrà niente...- E con ciò partì il primo colpo di frusta.
No vi prego ditemi che è uno scherzo, pensai mentre reprimevo le risate che rischiavano di uscirmi, e questo dovrebbe farmi soffrire come un cane? In confronto alle frustate di Nar queste erano come carezze! Mi facevano addirittura il sollettico! Dopo cinque misere frustate si fermò: aveva già il fiatone quel pallemosce, -Tale padre tale figlio- commentai ad alta voce -Sai, vista l'inettitudine di tuo figlio mi chiedevo da chi l'avesse presa, ma hai appena risolto i miei dubbi- lo schernii. -Come osi?!? Sei solo una stupida schiava ribelle che nessuno vuole!- e ricominciò a frustarmi arrogantemente, sempre più furioso quando mi misi pure a sbadigliare: -Sai che al posto della carriera da sacerdote dovevi fare il massaggiatore? Ecco così, sulla scapola destra, ancora più in su, lì perfetto, quella cicatrice mi prude da sta mattina sai? Dovevi proprio arrivare tu per farla smettere-. Era arrivato alla ventesima frustata quando si accasciò a terra ansimante e ancora più rosso di rabbia. -Sei ridicolo sai?- lo aizzai ancora -L'unica cosa che sei riuscito a fare è stato riaprire le ferite delle frustate del principe, non oso immaginare come fai a tenere testa agli dèi durante le cerimonie hahaha...- -Ora basta, non tollero un simile affronto!- gridò -Portatemi i ferri roventi!- Oh no questa non ci voleva... Quelli mi voleva trasformare in una bistecca ai ferri! Pregai Bastet che le bruciature andassero via in fretta, non volevo rimanere marchiata a vita.
Quando portarono il braciere nella stanza questa si colorò di bagliori rossastri e ombre allungate, facendomi balenare in testa l'immagine della stanza con la piscina di Nar. Scacciai velocemente l'immagine di noi due coperti solo dall'acqua che mi si era infiltrata nel cuore, dovevo restare concentrara e svuotarmi di ogni emozione, soprattutto adesso che due ferri roventi mi stavano accarezzando le gambe bruciando la leggera peluria che le copriva e sprigionando un forte odore di pollo bruciato. Avevano bloccato la loro risalita all'altezza del ginocchio, poi il putrido verme le aveva spostate per sussurrarmi: -Hai paura?- -Mai!- gridai in risposta, e subito una stoccata forte si abbatté sulla schiena facendomi gemere dal dolore. Ad essa se ne aggiunsero altre e le mie grida si sommavano rimbombando nella cella spoglia. La forza e la brutalità che ci metteva nel colpirmi era la stessa da pappamolla che aveva utilizzato con la frusta, ma un conto era una misera corda, un conto era un ferro dove la parte rovente intonava le sue sfumature rossastre a quelle del mio sangue, che strappava la mia pelle con forza, colpiva le mie ossa e lasciava marchi indelebili sulla mia carne viva. E io non potevo fare altro che gridare disperata, quando premette pesantemente i ferri anche sulle mie braccia, sulle mie gambe e sul ventre, arrivando a marchiarmi anche le clavicole. -La pagherai! La pagherai per ogni singolo istante di tortura che mi stai infliggendo! Sei un bastardo abbandonato dagli dei!- lo insultai pesantemente, ma subito rispose: -Tu invece sei stata abbandonata da tutti! Dal tuo stupido principe che non ha nemmeno provato a difenderti, dalla tua cara puttana di una principessa che ti ha addossato tutta la colpa, da tutti quanti! Sei sola! Sei nata sola e morirai da sola!- Basta, non ce la facevo più, le sue ultime parole mi avevano corroso l'anima nel profondo, ed ero decisa a ribellarmi. Ora o mai più, pensai, e con un grido più forte degli altri esplosi sfogando tutto l'odio e il dolore che quell'essere aveva risvegliato in me. In un impeto di rabbia distrussi le catene staccandole dal muro e lanciandogliele contro imprigionandolo, ero furiosa a livelli estremi e lui si era messo contro la ragazza sbagliata.
Avvicinandomi a lui con uno sguardo di fuoco strinsi sempre più le catene attorno al suo collo facendolo strillare come una femminuccia. Più si dimenava più rischiava di strozzarsi, e stava lentamente perdendo conoscenza quando afferrai l'attizzatoio rovente dalle braci ancora pulsanti per poi sfregiargli entrambe le guance. Ululò di dolore mentre io mi aprivo in una macabra risata. Era incredibile l'eccitazione che mi invadeva nel provocare dolore, nel sentire la paura delle mie vittime quando si contorcevano come creta tra le mie mani, sentire il loro sanguere scorrere nelle vene pompato dal cuore che batteva a velocità inaudita. Rabbiosamente riservai alla Somma Merda d'Uomo lo stesso trattamento riservato al figlio, con la sola differenza che perdere i gioiellini con un ferro rovente era mille volte più doloroso che con un normale pugnale. Non contenta gli sputai in faccia e con un grido rabbioso tramite lo stesso ferro gli accecai un occhio. Ululò di dolore sempre più forte, mentre una pioggia di sangue mi imbrattava e accentuava ancora di più i miei sensi. Incurante delle guardie che avevano invaso la cella velocemente recuperai le palle mozzate per poi, approfittando della sua bocca ancora spalancata per le urla, ficcargliele in gola soffocando i gemiti.
Una volta persi i sensi il verme si accasciò a terra, ed ebbi appena il tempo di scorgere un paio di pozze acquamarina spalancate che qualcuno mi diede un colpo in testa, e di lì in poi intorno a me solo il buio.

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