•Conoscenze•

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                             Capitolo 2

Ci eravamo seduti su una piccola panchina di legno chiaro visibilmente consumato dal sole. Si trovava lì da molto tempo, a dimostrarlo erano proprio le piccole incisioni che vi erano sulla spalliera.
Proprio dietro di noi vi era  grande albero dalle foglie verdi che ci riparava dai raggi solari.
-Mi chiamo Leopold Zachs- disse porgendomi la mano
-Ma puoi chiamarmi Leo.-  accennò un sorriso.
-Piacere,io sono..-
-Ariel Rosen, lo so-Leo mi interruppe infilandosi le mani dentro le tasche del jeans.
-Come fai a saperlo?- rimasi visibilmente sorpresa.
-Beh..so molte più cose di quanto credi.-
-L'unica cosa che mi piacerebbe sapere è se ti diverti a spaventare tutte le ragazze in questo modo solo per presentarti.-gli dissi.
-Mi piace stupire,a mio parere è attraente.-
aprii la bocca come per dire qualcosa ma lui non mi diede spazio continuando il suo discorso.

-Stavo tornando a casa e mi sono accorto di essere stato un gran maleducato prima, non ho nemmeno ricambiato il tuo saluto.-
-Tranquillo,avrei dormito comunque questa notte.- scrollai le spalle.
-Con questa misera provocazione non raggiungi il tuo scopo;non mi interessi. Devo solo farti un paio di domande- affermò con un tono seccato.
-Pensi di potermi trattare come credi? Va al diavolo tu e le tue domande.- risposi furiosa alzandomi frettolosamente dalla panchina.
-Il tuo nome in ebraico ha un significato molto importante significa Leone di Dio,lo sapevi?- mi afferrò per il braccio impedendomi la fuga.

-No e non mi interessa.- Mi squillò il cellulare ed io risposi.
-Ariel! Ma dove sei finita?!Ti ho chiamata ben 5 volte e senza aver ricevuto una tua risposta.-gridò mia madre al cellulare.
-Mamma!- mi misi una mano sulla fronte sapendo della ramanzina che avrei ricevuto una volta tornata a casa.
-Non ho sentito le chiamate,arrivo tra poco- chiusi di scatto la chiamata senza lasciarle tempo di interrogarmi.
-Io devo andare,mia madre è preoccupata.-dissi riprendendo il mio zaino da terra accorgendomi che vi erano della macchie verdi causate dall'erba.

Leo mi afferrò,ancora una volta,per il braccio.
-Devo accompagnarti.-
-Non mi interessa la tua compagnia.- risposi fredda, avevo ormai imparato che con le persone come lui non c'era altro modo di comportarmi.
-Mi dispiace, non avrei dovuto trattarti in quel modo.Sono un gentiluomo,in realtà, e non lascio che una ragazza cammini da sola per strada.- disse ironicamente.
Le sue scuse mi fecero addolcire, forse mi sbagliavo.
Forse non era come credevo,era diverso.

[. . .]

- Ti ringrazio di avermi accompagnata.- dissi mentre giungevamo davanti alla mia porta di casa.
- Ho guadagnato punti?- mi chiese sorridendo.
Quando lo faceva, mi imbarazzava.
Non riuscii a rispondere poiché mia madre aprì di scatto la porta.
- Buona giornata signora.- esclamò Leo allontanandosi velocemente.
-Chi è quel ragazzo?- mi chiese mia madre mentre metteva a tavola quello che sarebbe stato il nostro pranzo.
-È un mio nuovo compagno di scuola si chiama Leopold Zachs.- il volto di mia madre assunse un'aria pensierosa.
-Strano sai? Ogni nuovo studente ha diritto ad una visita medica ed io non l'ho mai visto presentarsi in infermeria. Quest'anno gli iscritti non sono stati numerosi,l'avrei ricordato se fosse passato da me.-

Mia madre era l'infermiera della scuola e questa era la cosa più svantaggiosa al mondo per me; neanche il minimo sbaglio mi era consentito perché lei ne sarebbe venuta immediatamente al corrente.
-Mamma,non credo sia tuo compito immischiarti nella sua vita privata.- affermai portando alla bocca uno squisito boccone di pasta al sugo.
Mia madre non mi rispose quasi acconsentendo a ciò che affermavo.

[...]

Erano le dieci in punto ed io ero seduta sul mio letto quando mi squillò il cellulare. La luna piena illuminava tutta la mia stanza ed entrava un leggero vento fresco dalla finestra che si trovava al lato destro del mio letto.
Guardai lo schermo del cellulare: era Omer.
- Omer scusami,ho completamente dimenticato di raggiungerti al negozio!-
Non avevo intenzione di raccontargli del mio incontro con Leo, non volevo farlo preoccupare.
Da quando avevamo passato l'estate insieme ed avevo conosciuto nuovi amici mi aveva confidato di avere paura che io potessi sostituirlo con qualcuno.

- Non è per questo che ti chiamo,in realtà devo dirti una cosa,ma non prendermi per un pazzo.-
-Sputa il rospo.-
-Credo che esistano i vampiri.- all'udire questa sua affermazione sbuffai. Era dall'estate che aveva iniziato ad ossessionarmi con storie su alieni, fantasmi.
- Io invece credo che Rafael ti abbia fatto il lavaggio del cervello.-
-Non sto scherzando! Ascoltami,io ricordo di averne visto uno..ma non ricordo dove. I miei ricordi sono sfocati e appena cerco di sforzarmi a ricordare mi viene un gran mal di testa.-
-Omer non può essere che tu l'abbia sognato?- ipotizzai.
-Ho fatto una ricerca con Rafael ed ho scoperto che sono capaci di cancellare la memoria!
Ho paura..e se qualcuno di loro venisse e mi mordesse mentre sto dormendo?-
-Potrebbe...tanto tu sei vergine!- dissi ridendo,sentii che anche a lui scappò una piccola risata.

-Sono riuscita a strapparti un sorriso,vedi?-
-Si..grazie..ti voglio bene.-
Sentivo dal suo tono di voce che ero riuscita a tranquillizzarlo.
-Anche io..anche se sei uno psicopatico che crede nell'esistenza dei vampiri.-
-Forse hai ragione, sono davvero un malato di mente- esclamò ridendo.-Buonanotte Ari.-
-Buonanotte.- chiusi il cellulare e mi lasciai cadere sul letto.
Mi addormentai in un batter d'occhio;ero esausta.

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